Quando ero un cucciolo d’uomo e arrivava l’estate mi tornava spesso alla mente quella favola strafamosa della cicala e della formica nella versione classica di Esopo e Lafontaine e non quella, pur ottima e recente, rielaborata da Rodari che ne ribalta il senso. Appena partivano i gorgheggi cicaleggianti l’educazione ricevuta in quei rigorosi, perduti, tempi, mi invitavano non tanto a bearmi del sound proveniente dagli alberi quanto a pensare con ammirazione all’oscuro e tenace lavoro delle laboriose formichine che correvano die ac nocte senza sosta, a volte anche a sproposito, intente non a godersi il presente favorevole ma a preparare il futuro difficile. Ogni estate, il cicaleccio pomeridiano che accompagna meravigliosi pisolini sul divano mi ripropone il dilemma: divertirmi o prepararmi per i tempi peggiori?

Al Teatro Verdi di Pisa non hanno avuto dubbi in tal senso e nonostante la calura imperante si sono già messi al lavoro come solerti formichine per gettare le basi per la prossima stagione, anche se sono certo che non mancheranno, a tutti gli operatori, momenti di necessario svago e ricreazione dopo la lunga e laboriosa stagione appena conclusasi con tanti favorevoli riscontri da parte di pubblico e critica. Nei giorni scorsi, così, si è svolta, nell’atrio del teatro, l’attesa conferenza stampa di presentazione delle stagioni di lirica, prosa e danza  per il biennio 2023-24 di fronte ad un folto uditorio interessato e partecipe. Erano presenti la presidente del Teatro Patrizia Paoletti Tangheroni, l’assessore alla Cultura del Comune di Pisa Filippo Bedini, il direttore artistico della Fondazione Teatro Pisa Cristian Carrara, il direttore generale del Teatro Michele Galli, il coordinatore di Fare Teatro Luca Biagiotti, Stefano Del Corso, presidente della Fondazione Pisa, e la direttrice della Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Patrizia Coletta.

Il direttore Carrara ha presentato gli spettacoli della 155ª stagione di lirica che vedrà in scena “Il Barbiere di Siviglia” rossiniano (27-29/10), cui seguiranno altri quattro titoli: “La Rondine” di G. Puccini (1-3/12); ”L’Incoronazione di Poppea” di C. Monteverdi (12-14/1); la classica “Boheme” del sommo maestro lucchese (2-4/2), per chiudersi  col “Così fan tutte” del divino Mozart (15-17/3). Tutte produzioni e coproduzioni di ampio respiro nazionale e internazionale.

La stagione di prosa, realizzata insieme con Fondazione Toscana Spettacolo onlus, prenderà il via con la classica scespiriana “Giulietta e Romeo” (4-5/11) con la regia del compianto Gigi Proietti, e a seguire “Scusa sono in riunione, ti posso richiamare?” con Vanessa Incontrada (9-10/12); “I ragazzi irresistibili” con Umberto Orsini (16-17/12); “Le nostre anime di notte” con Lella Costa (21/1); “Boomers” di e con Marco Paolini (27/1); “La mia vita raccontata male” con Claudio Bisio (10-11/2); “Il tango delle capinere” con la regia di Emma Dante (18/2); “Così è se vi pare” con Milena Vukotic e Pino Micol (23-24/3); “L’altro Giacomo” di e con il pisano Renato Raimo, di cui, su questa testata, si è già parlato in tempi non sospetti e finalmente approdato a casa (7/4), e infine, il 13-14/4, “Moby Dick alla Prova”, di O. Welles con la regia di Elio De Capitani.

La stagione di Danza inizierà l’antivigilia del prossimo Natale con “Alles Walzer”, ovvero i valzer di Strauss messi in scena dalla compagnia di Daniele Cipriani, e poi vedrà gli estrosi  Kataclò con “Back to dance” (1/3) e si concluderà il 6 aprile con la “Carmen” della compagnia internazionale di Amedeo Amodio.

Interessante e più corposa rispetto all’anno precedente la Stagione “Family and kids”, con quattro spettacoli rivolti ai più piccoli e alle loro famiglie, che inizierà il 20 gennaio con il musical, appunto per bambini, “Malèfici” scritto da Dario Vergassola (20/1), e vedrà successivamente il creativo “La testa del chiodo” di G.Rodari (27/1), l’altro musical “Cenerentola” (2/3), per concludersi il 29 aprile con l’interessante “Il baule di Verdi” che condurrà gli spettatori nel mondo del segreti dell’autore a cui il teatro è dedicato.

Insomma, proposte diverse, interessanti, e indirizzate, come sempre, verso tutti i generi di pubblico, e tutte di alto livello, come si confà a un Teatro che da 156 anni rappresenta un patrimonio culturale inestimabile per la cittadinanza pisana. Io sono rimasto favorevolmente impressionato dalla presentazione al punto di confermare l’abbonamento per la prosa, come avviene in famiglia da tempo immemorabile, e certamente mi lancerò anche verso altre sezioni. Chi fosse interessato a saperne di più sulle modalità di adesione agli spettacoli potrà trovare agevolmente tutte le informazioni al riguardo in rete, dove già circolano informazioni  precise e dettagliate.

Certo, non posso non pensare, a conclusione di tutte queste riflessioni partite addirittura dal mondo fiabesco così prossemico a quello teatrale, che se non ci fosse il teatro saremmo tutti più poveri perché, come disse l’ottimo regista Pietro Delbono, “il teatro è un atto d’amore, una relazione amorosa, un atto di comunione, un rito sacro”.

Perché privarsene?

Guido Martinelli

 

 

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