“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”. L’affermazione amletica figlia dell’ingegno di sua maestà Shakespeare è sempre attuale dato che ci muoviamo quotidianamente in mezzo ad una realtà ricca di misteri e fatti che la ragione, cui ci siamo affidati da secoli, non sempre riesce a dare una risposta convincente. Basti pensare ai quesiti che ci assillano da sempre su chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo arrivare che continuano a non avere responsi netti e indiscutibili. Non è, poi, forse vero che molte volte c’imbattiamo in fatti inspiegabili cui la risposta logica non soddisfa?

Che si voglia o meno il mistero è in mezzo a noi, e anche nella nostra regione ce ne sono a bizzeffe in tanti luoghi che ogni tanto destano l’attenzione di coloro che vi vivono accanto. Per questo la nostra testata ha creato un piccolo manipolo di cacciatori del mistero definitosi “MISTERY BUSTERS TUSCANY”, che ha deciso di girare per i luoghi della nostra regione in cui si sono verificati dei fatti inspiegabili saliti all’onore delle cronache.

Il primo percorso affrontato dai cacciatori dei misteri ha preso le mosse dalla provincia lucchese, ovvero dalla Garfagnana, terra dove l’ignoto s’incontra sovente, e per la precisione dal Monte Palodina (foto in alto di Daniele Saisi), 1172 metri di altezza, distante circa 40 chilometri dal capoluogo di provincia, definito l’Area 51 italiana.

Ce ne eravamo già occupati tempo fa con uno dei bellissimi podcast di Luca Bocci, ma stavolta abbiamo voluto esagerare. Infatti, grazie ai potenti mezzi della testata, due dei nostri Busters, GM e PB, (l’anonimato pare d’obbligo in simili contesti misteriosi), hanno parlato cn una signora residente proprio alle pendici del monte, andandola a trovare in loco. Ci accoglie proprio alle pendici del monte, in località San Luigi, poco distante dalla sua abitazione, davanti ad una cappella sconsacrata dedicata anch’essa al Santo di nobili origini morto per assistere gli appestati. Entrando troviamo delle opere in legno in mostra. Ci sediamo e parte la nostra chiacchierata.

La chiesina sconsacrata di San Luigi

Signora, si presenti…
“Mi chiamo Marcella Bertoli Barsotti. La mia professione è quella di operaia artistica  addetta alla colorazione di statue votive in gesso, e per hobby mi diverto con la pirografia, la ceramica e la pittura. Molte delle opere presenti in questo spazio sono mie”.

E lei vive qui dove credo sia anche nata.
“Sì, proprio qui a San Luigi, ai piedi del monte Palodina”.

Quanti abitanti siete?
”Censiti una decina. Praticamente alcune famiglie sparse”.

Marcella Bertoli Barsotti

Alcuni prodotti artistici di Marcella Bartola Barsotti

Quindi potrebbe essere la persona giusta per parlare dei misteri di questo monte, definito da alcuni l’area 51 italiana.
“L’ho sempre sentito dire, soprattutto dall’87, ero molto piccola, quando venne fuori la storia del mostro. Però già negli anni 80 c’erano delle cose strane”.

Lei ha mai visto nulla di strano?
“Non ho mai visto niente”

Però le avranno raccontato qualcosa…
“Mi hanno raccontato di aver visto, negli anni 80, apparire e sparire una piramide sul monte Palodina”.

 Chi glielo aveva detto?
“L’ho sentivo raccontare dagli adulti, quando ero ancora piccola, forse anche quando andavo a scuola in autobus”.

Ha mai parlato con qualcuno che aveva visto qualcosa da queste parti?
“Conoscevo la persona che raccontava di aver incontrato il mostro nel 1987. Gli chiedevo di  raccontarmi qualcosa sull’incontro ma non ha mai voluto dirmi niente”.

È sempre vivo?
”No, è morto proprio quest’anno”.

Almeno il nome di battesimo possiamo dirlo?
“No, perché non è mai apparso anche se la sua storia è stata raccontata persino alla Rai. Se uno la va a cercare in rete la trova”.

Allora, ritorniamo sulla vicenda. Questo signore stava cacciando nel bosco del monte quando gli sarebbe apparso di fronte un essere squamoso alto più di due metri e fuggì terrorizzato, come dissero quelli che lo incontrarono subito dopo. Se non erro, lessi pure che venne rinvenuto il suo fucile piegato in due.
“Lui, ripeto, non ha mai voluto dir niente, e quando gli chiedevi qualcosa cominciava a fantasticare raccontando cose impossibili. In quei momenti sembrava quasi che volesse prenderti in giro”.

La prova di quell’incontro sarebbe il fucile, rotto no?
“Mai visto”.

Qualcuno l’ha visto perché l’ha descritto.
“Non sono riuscita a farmi raccontare niente di quell’episodio, ma altre persone mi hanno raccontato di eventi molto particolari”.

Ovvero?
”Ogni tanto capita che vengano fuori racconti del mostro della Palodina e di altri fatti strani”.

Riguardo a queste figure strane la leggenda narra che agli inizi degli anni ottanta, a Bolognana, non tanto distante dal monte, alcuni escursionisti abbiano visto dei piccoli, strani esserini, tipo gnomi, che alla loro vista si riunirono in circolo per svanire all’improvviso alla loro vista. Episodio replicato un’altra volta all’inizio del Duemila…

“Di questo non so nulla ma mi hanno raccontato una cosa, non gli abitanti del paese, ma gente che abita nel monte di fronte, zona Coreglia, Barga, che vedono molto bene la sommità del monte. Io che abito alle pendici non posso vedere quel che accade sulla,vetta del monte. Praticamente esiste un racconto dei tempi della seconda guerra mondiale, che parla di uno scienziato, non si sa se tedesco o americano, che avrebbe aperto un portale di un’altra dimensione in qualche parte delle pendici del monte Palodina. Da questo portale sarebbero uscite tutte queste figure strane avvistate”.

Qui, durante la guerra, saranno passati tedeschi e americani?
“Sì, entrambi. Addirittura un aereo americano bombardò il paese mentre c’erano i loro commilitoni qui sbagliandosi con Vagli di Sopra. Ogni sette Febbraio si ricorda quest’eccidio”.

Il cosiddetto “fuoco amico”. Morirono tante persone?
“Sì, tanti, sia civili che soldati, e tanti furono i feriti”.

Proprio nei giorni scorsi ho visto in rete diversi video girati qui, nei boschi del monte, soprattutto di notte, da ricercatori del mistero, come noi, ma ben più organizzati e provvisti di attrezzature tecnologiche. Uno di questi raccontava del sentiero 136, che sarebbe?
“Dovrebbe essere quello che scende verso la Palodina bassa”.

In questo video, girato nello scorso agosto, si vedono questi ricercatori notturni rinvenire la carcassa di un daino ucciso e privo di testa. Il corpo era integro come se gli avessero succhiato il sangue.
“Qui ci sono i lupi. L’avranno mangiato loro”.

La carcassa non era sbranata come fanno i lupi ma integra e solo priva di sangue proprio come se gli fosse stato succhiato. L’immagine è chiara e visibile su Youtube da tutti…
“Se è per quello hanno trovato lo scheletro di uno strano animale attaccato ad una pianta”.

Visto anche quello in un altro video…
“Io non l’ho visto. Devo dire che sin da piccola ho camminato tra questi monti, non di notte, e non ho mai avuto sensazioni strane, ma di pace, di tranquillità, avvertivo pure un senso di protezione più che di paura”.

Tornando al daino “succhiato”, i cacciatori di misteri, vedendone la carcassa priva di sangue, hanno pensato alla presenza in monte di un chupacabra, ovvero quella creatura leggendaria, scoperta per caso la prima volta in Messico, dove lo hanno battezzato, che attacca e uccide gli animali bevendone il sangue e lasciandoli dissanguati.
“Anni fa venne avvistato in zona uno stranissimo animale che inizialmente correva a quattro zampe e poi si è rialzato e si è mosso con due”.

Chi lo avrebbe visto?
“Persone esterne, non del luogo”.

In quale zona?
“Sempre nella Palodina bassa, perché fin dall’antichità si divide le Palodina in due parti: una alta  questa di fronte a noi, l’altra bassa, che arriva fino al comune di Gallicano. Queste due zone sono molto belle e ricche di castagneti e altri alberi grandi con prati e un sottobosco ben conservati, anche se nessuno le cura”.

Sempre nel video del daino si dice che alcuni cacciatori riferiscono l’esistenza di altre carcasse smilze, succhiate come quelle del daino, e pure che avrebbero visto anche delle aperture per poter entrare dentro il monte.
“Praticamente quelle specie di portali cui mi riferivo io”.

Esatto. Che si aprono verso chissà cosa. Proprio come l’Area 51, dove si favoleggia che vengano conservati persino vestigia di civiltà aliene. Sempre nel video si parlava anche di allevatori lamentanti la perdita di bestiame ritrovato nella stessa condizione del daino.
“Saranno stati i lupi, perché qui ci sono i lupi. Io ne ho visto uno, solitario. Non è posto di lupi ma ora ci sono”.

Il lupo, quando l’ha scorta, è fuggito?
“No. Loro stanno ben nascosti nel bosco e ovviamente non si avvicinano agli umani. Ma era l’alba e stava rientrando nel bosco forse dopo una battuta di caccia. Mi ha guardato e poi se n’è andato per la sua strada”.

Qui vicino?
“Abbastanza”.

Conosce questi ricercatori tecnologici di misteri che girano video notturni?
“Conosco il signore del Museo dell’Impossibile di Bagni di Lucca, con cui ho parlato e che ho pure spaventato una sera, mentre era con altri 2 o 3, perché mi sono presentata a loro al buio, dato che sono abituata a camminare nell’oscurità. Lui è in collegamento con altri gruppi di ricercatori. Mi sembra una persona seria”.

In uno di questi video notturni, girati sul monte in alto, si notano delle luci che si muovono in maniera indiscriminata e scomposta.
“Non so niente di queste luci ma una cosa che so è che c’è una zona del monte, che non conosco, in cui le bussole impazziscono. Ed è un fatto dimostrato, accaduto tante volte”.

I video riportano anche questo.
“Quindi, capisco pure che un attrezzo elettronico, come quelli in dotazione a questi ricercatori, passando da quelle  parti possa essere disturbato”.

Le luci non sono frutto del disturbo, erano in lontananza. Le bussole potrebbero essere danneggiate dalle onde magnetiche provenienti da questa presunta base nascosta dentro il monte.
“In quest’ottica potremmo pure dire che l’essere umano è l’alieno in questo mondo”.

Interessante prospettiva. Nonostante queste voci lei, qui, non ha mai avuto paura?
“Mai, mi sono sempre sentita tranquilla. Io e i miei familiari giriamo di notte senza lampadina. Una volta ho avuto paura sentendomi seguita, ma per fortuna, girandomi, ho scoperto che era il cane di mia zia. Io e mio padre cerchiamo di dare una spiegazione ai fatti. come le storie del foco foresto”.

Cosa sarebbe?
“Foco foresto o ‘fuoco fatuo’, non è altro che la decomposizione di una carcassa di animale che marcisce e lascia uscire del gas, credo sia metano, con un colore che di notte, magari grazie alla luce della luna, fa brillare facendo notare una fluorescenza. In tempi passati era più evidente perché era più facile che si verificasse questa decomposizione magari perché forse, prima, c’era una composizione chimica diversa del terreno. Così capitava che durante una passeggiata notturna questo foco fatuo o foresto o gas si notasse, e con lo spostamento d’aria sembrava che questa ‘cosa’ seguisse una persona spaventandola. Quando avevo 4-5 anni vidi questa fluorescenza e me la ricordo ancora”.

Suppongo che ora non si veda più.
“No, forse anche perché l’inquinamento e/o il cambiamento climatico hanno leggermente mutato la composizione degli elementi naturali impedendo il formarsi di questi fenomeni. A volte certe foto di questi fuochi naturali possono spaventare”.

Avete mai sentito rumori strani metallici, perché raccontano di elicotteri che per un certo periodo hanno girato intorno al monte.
“Per conto mio questa zona è piena di echi. Chi mi dice che certi rumori metallici non siano l’eco di fabbriche poco distanti di Fornaci di Barga? Bisognava venire qui nel 2020, durante il lockdown, perché c’era la pace assoluta”.

I lupi si sentono la notte?
“No. Loro viaggiano durante la notte e sono furbi, non si fanno sentire. Però mi hanno mangiato le gatte. Loro sono stati portati per tenere d’occhio la crescita dei cinghiali che non fanno più 4-5 cuccioli l’uno come un tempo, bensì anche una quindicina. Però i cinghiali sono grossi e difficili da assalire e allora i lupi distruggono la fauna piccola e gli animali domestici. Per esempio, da queste parti sono spariti i ricci per colpa delle volpi e soprattutto dei lupi”.

I lupi sono stati portati dalla forestale?
“Qui non ci sono mai stati. O sono stati portati o sono arrivati da altre parti dove erano stati collocati, possono compiere lunghi tragitti”.

Altri animali quasi estinti della zona?
“Le donnole, le faine. Solo una volta mi è capitato di trovarmi una donnola tra i piedi. Ritengo importante parlare non solo dei misteri del Palodina ma anche del suo ambiente sia fisico che storico che ritengo molto interessante”.

Partiamo allora da questa chiesina che vedo essere dedicata a San Luigi da Gonzaga, il santo morto per curare gli appestati. In quale periodo fu eretta?
“Dicono nel 1700 ma ho prove che sia presente senza dubbio dal 1000”.

Magari è aliena….
“Può darsi. Qui ho trovato una croce maltese di quelle usate per indicare gli ospitali, ovvero gli ambienti che accoglievano i pellegrini. È una croce di epoca templare, l’esercito religioso che aiutava pellegrini e mercanti a valicare i passi pericolosi e impervi. E probabilmente erano presenti anche qui. Questo è un punto strategico, ci passano sei strade. Chi lo sa cosa c’era nel passato. Mi sto facendo delle idee su questa zona”.

E quali idee s’è fatta?
“Che era una zona molto mistica. Chi viene quassù anche per la prima volta sente che c’è un’atmosfera veramente di pace, di tranquillità, di meditazione, completamente avvolta com’è nella natura”.

Ci racconti qualcosa del passato di questa zona
“Era popolata già prima del mille, forse anche avanti Cristo. Era una zona devota a Venere, infatti vi sono state rinvenute delle statuette votive sia di epoca etrusca che romana presenti ora nel museo di Borgo a Mozzano. Queste statuette ci fanno capire che qui venivano portate le donne che non riuscivano ad avere figli. Forse era una zona magica?”.

Praticamente ci sta dicendo che sin dall’antichità questa era una zona particolare che veniva ricercata, allora, non da cercatori di misteri bensì da coloro che cercavano dei benefici?
“Esatto. Ora vi porterò qui vicino in una strada dove si trova la sorgente di San Luigi da cui sgorga un’acqua buonissima. Faceva parte della via Francigena e vi sono state trovate tracce dei passaggi di pellegrini e di templari. I pellegrini, d’altronde, viaggiavano in alto, in zone più impervie e non vicino ai fiumi che erano più malsane e pericolose per la presenza di ladri e briganti. Però tutti coloro che passavano da queste zone avevano bisogno di protezione e i templari assolvevano a tale funzione.”

La fonte di San Luigi

La signora Marcella ci porta in uno sbalzo poco distante dove ci mostra una roccia sporgente verso il basso sopra la quale è visibile una malcelata croce templare da poco rinvenuta da lei. Continua dichiarando di voler scoprire di più sulla presenza dei templari in questo posto che pare portarsi dietro misteri ancor più longevi di quelli dei nostri tempi. Ci parla, poi, a microfoni spenti, della presenza nella zona anche di reperti testimonianti la realizzazione di messe nere nella boscaglia, tanto per non farci mancare nulla. Aggiunge anche che se vogliamo lei si rende disponibile a portarci, in un’altra occasione, in cima al monte, forte il suo desiderio di presentare un habitat non solo adatto ad ospitare misteri ma anche a giovare allo spirito per l’aria salubre e accogliente. La presenza di due turisti olandesi in una casa vacanze poco distante dalla fonte lo dimostra. Noi chiediamo loro se passeggiando nel monte abbiano visto degli ufo, ma loro rispondono negativamente, dicendoci che guardavano solo dove mettevano i piedi.

Il Monte Palodina ci è piaciuto molto, da tutti i punti di vista, per cui pensiamo di tornare. Alla prossima!

MISTERY BUSTERS TUSCANY

 

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