Giuseppe Capuano

Ultimi istanti di Lucca Comics&Games, un’edizione monstre che è stata raccontata in lungo e in largo, anche a causa delle molte polemiche. In primis il boicottaggio di alcuni autori “autorevoli” e in secundis quella relativa alle lunghe code per conquistarsi l’agognato passaletto (pass braccialetto). “Potrebbe andar peggio. Potrebbe piovere”, dice Igor nell’indimenticabile Franckestein junior un attimo prima che si scateni il finimondo con acqua a catinelle, tuoni e lampi. Ebbene sì, ha anche piovuto tanto e il meteo è stato la variabile impazzita che ci ha costretti a fughe repentine, ripari improvvisati, abbandoni di programmi scrupolosamente redatti a tavolino le sere prima. La manifestazione è però andata avanti con poche variazioni, segno inequivocabile che la macchina organizzativa sa ben rispondere alla passione delle decine di migliaia di aficionados che ogni anno invadono festosi la città.

Spesso la fine di un evento e la conseguente nostalgia di qualcosa che ormai resterà solo nel ricordo ci fa modificare le buone intenzioni, pertanto ho messo da parte gli appunti presi e ho deciso di raccontarvi solo tre piccole scoperte fatte girovagando senza una meta precisa, facendomi cullare dall’onda della folla fluttuante.

La prima la trovo uscendo dal padiglione della Nintendo, in Piazza Bernardini, è un negozietto dove convivono le opere di Maria Guida e i così detti “posterini”. Maria è un’artista napoletana trapiantata a Lucca, sono rimasto colpito dalle sue opere coloratissime nelle quali si intravedono borghi e ambienti popolati di personaggi tra il reale e l’onirico. I posterini sono invece dei simpatici “intercalari toscani” che, incorniciati e graficamente ben illustrati, ci ricordano che il linguaggio è arte. Qualche esempio? “Chevvoichessia”, “Un capisci na sega”, “Senza lilleri …un si lallera”, “Oimmena”, “Bada ganzo”, “Boia dè”. Mi sono immaginato allora un openspace newyorchese con l’immancabile vetrata alla cui unica parete fanno bella mostra il quadro delle Mura di Lucca, una delle opere di Maria, e un “Bada lavori” gigante. Insomma, un po’ di calore toscano nella fredda NY.

La seconda cosa “ganza” la trovo nel padiglione dei giochi. È un artista al lavoro che intinge il suo pennello in un contenitore di vetro con accanto un calice di vino e una bottiglia. Non c’è dubbio, il colore del contenitore e del calice è lo stesso, rossovino. Il tipo sta disegnando con il vino. Scopro che si chiama Martin Rodriguez, vive in una cittadina vicino a Barcellona e la costante ricerca di un’espressione artistica di qualità lo ha portato ad avventurarsi nella pittura con il prodotto nobile, il vino. Ottenendo risultati eccezionali e le sue opere girano il mondo, come il vino che fa girare la testa. Temendo che per motivi economici usasse un vino poco nobile, del resto Tavernello fa rima con acquerello, gli chiedo che vino usasse. Mi dice che non usa quasi mai la nobile bevanda direttamente ma usa le sue forme essiccate che diventano una pasta priva di acqua e alcoli; questa pasta viene poi usata come un vero e proprio acquerello riducendola con acqua o vino fresco. Utilizza una vasta gamma di vini, me lo immagino come una specie di sommelier della pittura.

Come da abitudine mi tuffo nell’area self dell’Agorà dove la Fondazione Tuono Pettinato ci introduce a questa vetrina per talenti emergenti, autoproduzioni, sperimentazioni artistiche, fumetto underground. È da sempre una delle mie mete preferite, quasi un’enclave, dove gli autori dialogano con tutti, si scambiano esperienze, si mettono gli abiti migliori per attrarre un pubblico giovane e competente. Questa volta mi lascio conquistare dalla storia “C’era la neve lassù”, della Spaghetti Comics, testi di Francesco Pelosi e disegni di Elisa Castellano. La storia di un eccidio, uno dei tanti, che colpì tre paesi dell’Appennino modenese, là, poco più avanti del vicino Abetone. Centotrentasei vittime civili, case, stalle, fienili depredati e bruciati. Il brusco ritorno alla realtà di questi giorni e il pensiero che non si impara nulla dagli errori del passato.

“Ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio, il giorno è sempre un po’ più oscuro, sarà forse perché è storia, sarà forse perché invecchio”, così dice Guccini nell’Avvelenata, torno a casa con questo sentimento aspettando LC&G 2024. Arrivederci all’anno prossimo.

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