Si chiamava Calcolatrice Elettronica Pisana (Cep) e vide la luce il 13 novembre 1961. Oggi, dopo sessant’anni, viene considerata la pietra miliare dell’informatica italiana. Il primo computer costruito nel nostro Paese venne inaugurato in pompa magna alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.

Occupava una stanza intera, con più di tremila valvole e duemila transistor. La sua capacità di calcolo era notevole per i tempi: la Cep era in grado di risolvere, in pochi minuti, un sistema di 100 equazioni lineari con 100 incognite. Oggi, con le prestazioni raggiunte dai microprocessori moderni, un dato del genere può far sorridere. Dal punto di vista del software la Cep utilizzava un’applicazione basata sul linguaggio Fortran (Traduttore di formule), sviluppato a partire dal 1954 (il compilatore fu pubblicato nel 1957).

Per ricordare la nascita del computer italiano sabato prossimo 13 novembre, a Pisa, si svolgerà il convegno “1961: l’anno che cambiò l’informatica italiana“, organizzato dall’Università di Pisa in collaborazione con l’Istituto di Informatica e Telematica (Cnr-Iit), l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” (Cnr-Iti) e l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “M. Picone” (Cnr-Iac) del Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’iniziativa rientra nell’ambito degli appuntamenti di Internet Festival 2021. L’evento si terrà al Polo Congressuale Le Benedettine (Piazza San Paolo a Ripa d’Arno, 16) a partire dalle ore 10.15 e sarà trasmesso in streaming sui canali social di Università di Pisa e di Internet Festival.

Quei pionieri dell’informatica

La Cep nacque grazie agli scienziati, indubbiamente, ma anche grazie allo sforzo visionario di alcuni politici, imprenditori e ricercatori che seppero immaginare il futuro e comprendere l’enorme portata che l’innovazione informatica avrebbe potuto avere. Alla nascita del super calcolatore, infatti, contribuirono oltre a Università e Olivetti, anche le Province e i Comuni di Pisa, Livorno e Lucca, che investirono nel progetto 150 milioni di lire (oggi sarebbero circa due milioni di euro), dando linfa alla ricerca.

Storicamente l’esperimento nacque grazie anche all’interessamento di Enrico Fermi (che caldeggiò fortemente al rettore dell’università l’investimento sul calcolatore) e di Adriano Olivetti, che all’ombra della torre pendente avrebbe aperto un laboratorio di ricerche avanzate nel campo dell’elettronica. Il progetto fu guidato da Marcello Conversi della facoltà di Fisica, Alessandro Faedo (Matematica) e Ugo Tiberio (Ingegneria). Fondamentale, dal punto di vista scientifico, fu l’apporto di Giovan Battista Gerace, con la sua tecnica di micro programmazione, usata ancora oggi dai computer moderni. Da molti Gerace è considerato il vero pioniere dell’informatica italiana.

Nel convegno verrà ricordato anche l’ingegnere italo-cinese Mario Tchou, artefice dei calcolatori Elea della Olivetti, scomparso in un incidente pochi giorni prima dell’inaugurazione della Cep. Il convegno si articolerà in due parti. La mattina saranno approfonditi la figura di Tchou e la storia della Cep, con l’intervento di Walter Veltroni, la presentazione del graphic novel di Ciaj Rocchi e Matteo Demonte ”La macchina zero”, e l’anteprima del progetto ”Pionieri dell’informatica. Uomini e donne all’alba della rivoluzione digitale” promosso dal Museo degli Strumenti per il Calcolo (parte del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pisa) e realizzato da Nanof e Acquario della Memoria, con preziose testimonianze audio e video di molti protagonisti dell’epoca. A seguire, nel pomeriggio, gli interventi di diversi studiosi che ripercorreranno gli avvenimenti e i personaggi dei primi anni dell’informatica italiana.

La Cep oggi è conservata nel Museo degli Strumenti per il Calcolo (Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pisa).

 

Foto: Unipi.it

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