La città di Firenze si prepara a celebrare la Festa della Liberazione attraverso la lettura scenica di “Toscana libera” di Renzo Ricchi presentato al teatro della Compagnia dalla Compagnia delle Seggiole per la regia di Claudio Spaggiari mercoledì 24 alle ore 21.

Il testo, di natura corale, ripercorre i momenti salienti della lotta antifascista in Toscana a partire dall’affermazione del movimento che vedrà in Mussolini l’uomo di spicco. Il dramma copre infatti un arco di tempo di 24 anni, dal 1920 fino alla liberazione toscana del 1944. Anni ed episodi sono ricostruiti senza chiamare ad agire nella scena i vertici della società: sul palco parleranno invece contadini e agrari, industriali e cittadini, genericamente indicati con questi appellativi o quelli di tipografo, oratore, carabiniere, sindacalista.

Unico personaggio a entrare con il suo nome e cognome nel testo è Spartaco Lavagnini di cui viene messa in scena con crudezza e rapidità la morte, rendendo dunque iconico questo momento; altri vi entrano con soprannomi che sembrano preludere ad un futuro fatto per i partigiani di nomi da battaglia. Una storia quindi che richiama alla responsabilità dal momento che crudeltà e torture non sono commesse solo dal nazismo e la violenza dei metodi è preannunciata da poche battute che ci raccontano il primo fascismo, quello agrario, attraverso la voce dei proprietari terrieri insofferenti davanti ai continui scioperi (“violenza porta violenza” dicono) e degli industriali che dovevano fare i conti con le proteste operaie (“il governo deve proteggerci, altrimenti lo faremo da noi!”).

È interessante notare come Toscana libera non metta in scena la caduta del regime: proprio in questa assenza, forse, la forza di questo testo, che ci ricorda non solo che la libertà è frutto di una conquista ma anche che non c’è vera libertà senza responsabilità e impegno. Ecco allora che la chiusura è affidata a un coro che ripete “La libertà esiste / solo per chi la conquista / tutti i giorni tutti i giorni”. Il testo, già andato in scena al Metastasio nel 1975, viene ora riproposto necessariamente riadattato ai tempi di una lettura scenica ma arricchito da musiche e filmati d’epoca realizzati dall’Istituto Luce.

L’accuratezza storica si unisce a una scrittura capace di far trapelare il calore delle emozioni e queste due caratteristiche del teatro di Ricchi emergono con forza in questo testo”: così chiosa il regista Claudio Spaggiari, già impegnato nella messa in scena di un altro testo dal titolo “La porta del silenzio”, sulla vita di David Maria Turoldo, scritto dall’autore fiorentino e che andrà in scena il prossimo giugno.

Ilaria Clara Urciuoli

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