Che il nostro Paese abbia bisogno di linfa nuova e idee innovative in ogni campo per uscire dall’attuale situazione d’impasse generale in cui si trova, credo sia un dato scontato. Magari potrebbe essere la cultura a facilitare l’uscita da queste sabbie mobili mostrando come si sviluppano nuove progettualità. A me è venuto il balzano sospetto che uno di questi spunti potrebbe provenire, per esempio, da spettacoli teatrali come quello cui ho assistito pochi giorni fa presso il Teatro Nuovo di Piazza della Stazione. Qui l’associazione “Binario Vivo”, diretta dall’appassionato e competente Carlo Scorrano coadiuvato da artisti e creativi locali al pari suo come Andrea Console e altri, sta proponendo anche quest’anno una stagione teatrale molto interessante con spettacoli e laboratori di alto livello che riscontrano grande favore e partecipazione.

Proprio lì ho assistito alla piéce “In ogni caso nessun rimorso”, della giovane compagnia livornese Borgobonò, tratta da un libro di Pino Cacucci, che da qualche anno sta girando per i teatri del paese.

La storia, narrata in un teatro gremito in ogni ordine di posti, è quella vera di Jules Bonnot, figura poliedrica e multiforme, dapprima operaio, poi soldato, persino autista di Sir Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, prima di diventare addirittura il primo rapinatore di banche con un automobile. Questi viene spinto al crimine dall’ideale anarchico di giustizia ed equità sociale, ormai così poco di moda in questi tempi di preoccupanti revanscismi nazionalistici e futilità egocentrica di derivazione social, con l’intenzione  di abbattere quella società borghese che in nome del profitto non guarda in faccia nessuno. Come Bonnot e i suoi amici disposti anch’essi a compiere gesti estremi pur di cambiare la società in cui vivono mostrando grande ingegno e coraggio, proprio come i loro interpreti, quattro giovani artisti, per metà toscani, dotati di grande preparazione e talento. Mi riferisco ai bravissimi e multiformi attori Mauro Pasqualini (pure ottimo regista dell’opera), Elisa Proietti e Andrea Sorrentino (Premio Ubu 2016), e all’eccellente violoncellista Adele Pardi.

Una vicenda, lunga più di due avvincenti e veloci ore e dai mille risvolti, narrata in modo pirotecnico da interpreti in vena di mostrare le loro indubbie qualità con grande versatilità recitativa e ottimo estro creativo, un gran ritmo e una forte presenza scenica senza dubbio agevolata dai preziosi suggerimenti della curatrice dei movimenti scenici Annalisa Cima. Importante è stato pure l’apporto scenico di semplici materiali di recupero usati con valente maestria, due attaccapanni colmi di vestiti vintage realizzati da Loretta Bertoni ed Elisa Proietti con cui hanno ricoperto i più disparati ruoli previsti dalla trama, e l’azzeccato contrappunto della valente musicista. I quattro artisti hanno raccontato quest’inno alla libertà mettendo in scena la passione dei personaggi per una società più giusta non molto dissimile dalla loro per l’arte protetta dalla musa Talia, che non poteva non raccogliere il favore finale del pubblico disposto a riservare loro ripetuti applausi.

Per saperne di più su questo bel momento teatrale sono andato successivamente a cercare una delle interpreti, l’attrice pisana Elisa Proietti, già incontrata in occasione di sue interpretazioni in produzioni dell’Arca Azzurra di Ugo Chiti passate dalle nostre parti, che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

Com’è nata questa compagnia?
“Proprio intorno a questo progetto quasi dieci anni fa, anche se, tra di noi, ci conoscevamo già: chi era nello stesso corso di teatro da ragazzino, chi ha frequentato la stessa accademia di recitazione; chi si è conosciuto ad uno stage e chi, insieme, ha poi deciso di mettere su famiglia! Seguendo quindi percorsi differenti ci siamo ritrovati intorno ad un tavolo con la voglia di creare qualcosa di nostro con pochi oggetti, molte idee e nessun soldo: intorno a noi qualche pancale, ruote di bicicletta e degli abiti decisamente vintage. Solo dopo abbiamo deciso di chiamarci Borgobonò e questo perché la prima sede della compagnia era appunto in Borgo Cappuccini, a Livorno, mentre bonò è l’italianizzazione del cognome del protagonista Jules Bonnot. Lo so, è buffo, ma giuro che è proprio andata così!”

Com’è nata, invece, l’idea di questo spettacolo?
“A Mauro Pasqualini è stato regalato il romanzo di Pino Cacucci “In ogni caso nessun rimorso”, e leggendolo ha capito il potenziale che stava dietro a questo racconto così ha chiamato a raccolta alcuni amici fidati (noi) e, da lì, è iniziata l’avventura. Abbiamo lavorato in improvvisazione per più di 3 mesi, poi abbiamo selezionato quello che risultava “pieno di vita” e l’abbiamo perfezionato… sì, lo so, avremmo potuto selezionare di più! Lo spettacolo non è breve, ma ogni cosa è fondamentale lì dove sta, a parere nostro.”

Cosa vuole esprimere questo spettacolo?
“Non sono certa di saper riassumere cosa voglia esprimere lo spettacolo, perché non credo si tratti di un concetto unico. Anzi, penso che l’intento sia quello di dare più spunti possibili, di mostrare molteplici punti di vista. Spesso diciamo che lo spettacolo “parla della vita di Jules Bonnot”, ma in realtà la storia di questo personaggio è solo un espediente. I temi trattati sono molti, così come ognuno dei personaggi che interpretiamo porta con sé le sue ragioni. Tutte vittime, tutti carnefici.  Infine, quello che vogliamo certamente donare è il momento magico in cui lo spettatore completa la scena con la propria immaginazione. Parlo del grande lavoro sugli oggetti immaginari, ad esempio. Spesso sta allo spettatore completare quello che manca sul palco. Pensiamo che, in fondo, stia tutta lì l’essenza del teatro.”

Prossimi appuntamenti con questo spettacolo?
“Bella domanda! Quest’anno lo spettacolo compie ben 10 anni e si può dire che… ci siamo cresciuti dentro. O invecchiati, dentro, chissà! Adesso penso che ci prenderemo una pausa per capire in che direzione proseguire.”

Prossimi suoi impegni teatrali?
“Personalmente, da maggio, sarò impegnata in un nuovo progetto con Arca Azzurra. Anche con loro collaboro ormai da quasi dieci anni e sarò presente nell’Otello diretto da Emanuele Gamba su adattamento di Francesco Niccolini che vedrà la luce questo luglio all’interno del Festival Teatrale di Borgio Verezzi”

Concludendo non posso non sottolineare che se ognuno seguisse la propria passione, come quella vista in scena in questa occasione teatrale, e senza fermarsi di fronte ad alcun ostacolo, alla fine del proprio percorso terreno non avrebbe alcun rimorso e tutta la collettività se ne gioverebbe.

Guido Martinelli

Foto di Elena Fontana

Scrivi un commento