Accettare gli altri con le loro diversità culturali, religiose, morali, in teoria sembra facile, persino un processo acquisito da parte di molti. In realtà non è sempre così facile vivere accanto a persone di altre culture in questo squinternato pianetino disperso nel nulla dell’universo. Basta ben poco, a volte perfino un semplice battito di ciglia, per diventare nemici di qualcuno e arrivare, di conseguenza, a trascorrere il nostro tempo a disposizione con il rancore e la rabbia accanto a noi. Ne ha parlato, nel secondo appuntamento dell’attuale stagione di prosa al teatro Verdi di Pisa, “I Separabili” (Romeo e Sabah), la sin troppo breve opera di Fabrice Melquiot, drammaturgo francese contemporaneo oltre che performer, regista e insegnante, autore di una sessantina di lavori teatrali. Quest’opera ha vinto il “Grand Prix de la Littèrature dramatique jeunesse 2018” ed è arrivata a noi grazie alla traduzione di Anna Romano, mentre Sandro Mabellini l’ha ben messa in scena in una produzione Arca Azzurra/Atp Teatri di Pistoia Produzione Teatrale.

Si narra il ritorno, dopo molti anni, di un uomo e una donna, Romeo e Sabah, nel condominio in cui avevano passato la loro infanzia sia pur in due edifici diversi, “al confine tra una metropoli e un bosco, la finestra dell’uno di fronte a quella dell’altra”. Ritrovarsi è un modo per ripercorrere la loro storia di bambini di nove anni solitari e persi nelle loro personali fantasticherie: lui a cavallo di un cavallo di legno, lei una Sioux a caccia di bisonti. Le diversità razziali, alla lunga, porteranno le famiglie a dividerli, non senza contrasti e traumi.

Grandi ma sempre attratti l’uno dall’altra, entrambi ripercorrono la loro vita fino a quel momento con una grande capacità rievocativa che può indurre, per osmosi, il pubblico a riflettere sulle individuali esperienze personali. Anche se cercare in qualche modo sollievo ad un passato doloroso non può certo cancellare gli eventi vissuti con sofferenza.

Grande merito delle efficaci suggestioni drammaturgiche dell’opera va dato ai movimenti scenici creati, sul momento, da Giselda Ranieri utilizzando con grande senso estetico semplicemente della sabbia e una lavagna luminosa

A interpretare con solido mestiere questa storia così conflittuale, sia pur venata da momenti di relativa tranquillità e bonomia, due attori di provata capacità ed esperienza come Chiara Caselli e Alessandro Benvenuti, che sono riusciti ad offrire al pubblico momenti di riflessione di un certo spessore.

Applausi finali.

Guido Martinelli

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