Nel giugno 1925 la prima condanna, otto mesi di carcere. Nel 1926, considerato “un avversario irriducibile dell’attuale Regime”, Sandro Pertini è condannato a cinque anni di confino. Sfugge alla cattura, si rifugia in Francia, dove chiede e ottiene asilo politico. Tornato in Italia nel 1929, viene di nuovo arrestato e processato dal tribunale speciale per la difesa dello Stato e condannato a 11 anni di reclusione. Scontati i primi sette, viene assegnato per otto anni al confino. Rifiuta di chiedere la grazia e si inalbera quando la domanda viene presentata da sua madre. Questa la lettera che scrisse al genitore.

Perché mamma, perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna – quale smarrimento ti ha sorpresa, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente così allontanata da me, da non intendere più l’amore, che io sento per la mia idea?

Tornato libero nell’agosto 1943, entra a far parte del primo esecutivo del Partito socialista. Catturato dalle SS, è condannato a morte. La sentenza non ha luogo. Nel 1944 evade dal carcere assieme a Giuseppe Saragat, raggiunge Milano per assumere la carica di segretario del Partito Socialista nei territori occupati dal Tedeschi e poi dirigere la lotta partigiana. Conclusa la guerra si dedica alla vita politica e al giornalismo.

È stato deputato all’Assemblea Costituente; senatore della Repubblica nel 1948 e presidente del relativo gruppo parlamentare. Deputato al Parlamento nel 1953, 1958, 1963, 1968, 1972, 1976. Presidente della Camera nel 1968 e nel 1972. Presidente della Repubblica, eletto l’8 luglio 1978 (al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995). Terminato l’incarico al Quirinale è divenuto senatore a vita quale, fino alla morte, avvenuta il 24 febbraio 1990.

Alla luce di questi fatti, viene da chiedersi: com’è possibile che in alcune città d’Italia non abbiano ancora dedicato una strada a Sandro Pertini?

A Lucca il Consiglio comunale ha respinto una mozione che chiedeva di intitolargli una via. Ognuno è libero di pensarla come vuole, così come ciascuna assemblea elettiva, in democrazia, è libera di assumere le decisioni che ritiene giuste.

A mio modesto parere una strada per Pertini sarebbe stata poco…

 

 

Foto: Wikipedia

 

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