Paolo Lazzari

C’è chi riapre con il freno a mano inserito e chi, invece, per il momento si rifiuta di farlo. Quello che è certo è che la ripartenza si preannuncia estremamente discrezionale e graduale. Dentro le mura Lucca sfoggia ancora sembianza ectoplasmatiche: in giro non si vede quasi nessuno ed i pochi che incroci mettono più spazio possibile tra te e loro. Un legittimo e primordiale anelito alla sopravvivenza, misto al rispetto delle norme di prevenzione, pervade la città, ancora una volta irradiata da un sole invitante.

Che ne è, tuttavia, degli appelli alla progressiva riapertura giunti dalla presidenza del Consiglio? Lo scenario racconta un lecito autodeterminismo: chi se la sentiva ha dato seguito, gli altri proseguono con le serrande abbassate e le consegne a domicilio.

Prendiamo il caso delle librerie: nel polmone cittadino resta accessibile la “Mondadori”: poco traffico e niente orario continuato. Altre appongono cartelli espliciti alle vetrate: “Torneremo presto, ma non è ancora il momento. Intanto scegliete il servizio di consegna a casa”. Un modo pacato per dire che no, non tutti sono d’accordo con la fine del lockdown per la propria attività.

Un tema è quello dei costi di sanificazione, da accostare alle spese per tenere aperti i negozi a fronte di un pubblico centellinato. Devono averci riflettuto su anche gli store di abbigliamento per bambini, dal momento che – pur rientrando in una delle categorie legittimate a riaprire – in centro non se ne vede nemmeno uno con la porta spalancata. Divisi anche nel settore alimentare: le poche botteghe che hanno riaperto accolgono al massimo due-tre clienti l’ora, mentre molti colleghi hanno deciso di attendere. “Così – osserva la dipendente di un noto riferimento enogastronomico in centro – rischiamo davvero che i costi del personale e delle utenze superino di gran lunga i ricavi”.

Eroici avamposti di un progressivo ritorno alla normalità, le uniche a non fare eccezioni sono cartolerie, edicole e tabacchi. Anche in questo caso, tuttavia, il flusso non è certo quello delle grandi occasioni e molti preferiscono rimanere aperti soltanto metà giornata: “Stamani – commenta un edicolante – avremo venduto sì e no dieci quotidiani”. Discreta l’alternanza nelle farmacie, ma senza che la questione assuma contorni trascendentali.

Una parziale inversione di tendenza si registra per gli shop che vendono prodotti per l’igiene personale e della casa: dentro città sono pochi, ma tutti popolati. Medesimo film – ma stavolta spostandosi appena fuori, a San Concordio – per panifici e poste: qui sì che si registrano code ed attese lungo tutto l’arco della mattinata.

Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, certo: Lucca resta ancora largamente una città sotto chiave, per evitare che la pandemia si alimenti di nuovo, vanificando gli sforzi profusi. Tuttavia l’allarme che giunge dalle categorie – a partire dai pochi che hanno riaperto, deve essere ascoltato: “Se il trend sarà ancora questo per due-tre mesi – l’amara constatazione conclusiva del titolare di una cartoleria – dovremo per forza ridimensionarci. Gli affitti sono alti e prima di fatturare come in passato rischiamo di essere morti”.

Per questo, praticamente all’unisono, viene ribadita la necessità di ottenere un livellamento verso il basso dei canoni di locazione, unitamente alla sospensione delle imposte locali e ad un accesso al credito semplificato, senza condizioni o interessi.

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