Maurizio Ficeli

Finalmente si muove qualcosa per la meravigliosa chiesa pisana di San Francesco, gioiello artistico e monumentale della città della Torre, chiusa dal 2016 per motivi di sicurezza, dopo il crollo delle coperture del tetto, e lasciata al degrado completo, sia nella parte interna che in quella esterna, dove le poche recinzioni laterali sono ricettacolo di rifiuti vari ed erbacce. Ma questo sconcio indecoroso avrà fine, anche se ci vorranno più di due anni per rivedere la chiesa riaperta ai fedeli e ai turisti.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato un bando di gara per affidare i lavori di restauro, la cui cifra è di quasi 5 milioni di euro, il tutto indetto e gestito dalla Soprintendenza ai monumenti di Pisa per conto del segretariato regionale della Toscana. Una bella notizia, motivo di soddisfazione anche per L’Arno che si è battuto molto in questi anni per il restauro della chiesa, come dimostrano i vari articoli pubblicati nel tempo.

Ma torniamo all’appalto, l’importo complessivo è di 4.784.738,84 di euro più Iva, e comprende i costi di sicurezza e mano d’opera, così suddivisi: costi della sicurezza euro 1.178.522,57, non soggetti a ribasso, costi manodopera euro 1.733.261,79, mentre la cifra posta a base di gara (a ribasso) è di euro 3.606.216,27. La durata dei lavori è prevista, come da progetto, in 750 giorni dalla consegna. Le domande per la partecipazione al bando dovranno essere presentate entro il 15 gennaio del 2024. Nello specifico i lavori riguarderanno il consolidamento e il restauro strutturale ed a livello sismico complessivo della navata, del transetto e della zona absidale della chiesa, del campanile pensile e di una porzione della copertura del chiostro, come si può leggere negli atti della Soprintendenza.

Come si suol dire, dopo anni di silenzio “fusse che fusse la volta bona!”.  Perché francamente è uno scandalo tenere in certe condizioni una chiesa stupenda come questa, la seconda della città per grandezza, dopo il Duomo. Chiesa che custodisce, in una cappella, le spoglie del Conte Ugolino e dei suoi nipoti, nominati nella Divina Commedia. Inoltre, nel chiostro, vi è la sala del Capitolo di San Bonaventura da Bagnoregio, dove fu approvato e votato l’Angelus che il Papa recita in piazza San Pietro, questo per far capire il valore inestimabile, anche a livello storico, che ha questo luogo sacro.

Chi scrive nutre un particolare affetto per la chiesa di San Francesco, in quanto per anni ha prestato la propria opera di volontario alla mensa dei poveri “Ludovico Coccapani”, che si trova in un’ala del complesso ecclesiastico. In questa chiesa, inoltre, ha dato l’ultimo saluto ai propri genitori, a babbo Agostino nell’agosto 2010, e a mamma Fiorella nel luglio 2015. Potete capire il valore affettivo per questo luogo, e proprio per tale motivo apprendere la notizia di un restauro dopo anni di abbandono non può che riempire di gioia, oltre il sottoscritto, anche tutti i frequentatori di San Francesco, “emigrati” nella vicina chiesa di Santa Cecilia, e tutti i pisani che hanno a cuore la propria città. Non resta che attendere l’inizio dei lavori!

Leggi gli articoli de L’Arno sulla chiesa di San Francesco

“La chiesa di San Francesco chiusa è una fitta al cuore”

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Mensa dei poveri Ludovico Coccapani: il cibo e non solo per chi ha bisogno

 

Subito una risposta per salvare la chiesa di San Francesco

 

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