Si è spento a 83 anni Sergio Staino, noto vignettista dalla cui matita nacque Bobo, il “comunista disilluso” ma sempre fedele al suo partito.

Ci piace ricordarlo non per quello che ha fatto ma per com’era da bambino, quando per caso gli si aprì davanti un mondo. A partire da una grande delusione, che lo fece piangere.

Partiamo dall’inizio. Sergio nasce a Piancastagnaio, piccolo comune della provincia di Siena vicino al confine con il Lazio, l’8 giugno 1940. La mamma è toscana, il padre, carabiniere, ha origini lucane. “Una famiglia povera dal punto di vista culturale”, raccontò qualche anno fa il vignettista. “Mio padre prese la licenza elementare quando già era arruolato nell’arma dei carabinieri. Da lui ho avuto un unico libro che aveva leggiucchiato forse per gli esami di licenza elementare; era I Promessi Sposi nell’edizione Salani illustrata da Carlo Chiostri. Da piccolo me lo son letto e guardato più volte. Mia madre aveva pure lei qualche libro: racconti, un libro di Delly, una Primula rossa, qualche romanzo rosa, e poi un librettino della “Biblioteca dei miei ragazzi“, Otto giorni in una soffitta. Non so come e da dove mi è venuto, ma ho sempre avuto un grande amore per i libri, che erano a casa mia una cosa rara e preziosa”.

L’innamoramento di Staino per il magico mondo delle vignette arrivò in tenera età per caso e, come dicevamo prima, dopo una profonda delusione. Avrá avuto 7-8 anni quando, malato, chiese per regalo al padre un libro da leggere. Il genitore gli portò un giornalino di Walt Disney. Sergio rimase male per non aver ricevuto l’agognato libro, e si mise a piangere. Il suo babbo si dispiacque: “Mi hanno detto che questi piacciono molto ai bambini”, disse sconsolato al figlio. Messo da parte il capriccio Sergio cominciò a familiarizzare con quel giornalino, a scoprire i tanti disegni che conteneva e a leggere, con gusto, le piccole frasi dei fumetti. In poco tempo nacque un amore, che mai avrebbe abbandonato nella sua vita, e che divenne la sua arte nonché professione.

Sempre da bambino, Sergio frequenta la scuola media Carducci di Firenze, cittá dove il suo babbo è stato trasferito per lavoro. Non è una scuola come tutte le altre. Ce lo racconta lo stesso Staino in un libro:  “Non sapevano che fosse una scuola d’élite, della ‘Firenze bene’, piena di docenti nostalgici del fascismo. «Come ha pensato lei, signora, che questo figlio di contadini potesse stare qui?», disse con disprezzo uno di loro alla madre. Lei scoppiò in lacrime. Lui prese quel ricordo e lo mise là dove le esperienze ti formano e ti temprano”.

Un’altra bella testimonianza di Staino bambino è legata al mare e alle vacanze. Vi proponiamo alcuni stralci di un’intervista a La Nazione dell’agosto 2022. .“La villeggiatura? Poca e di sfuggita. Il mio sogno era il mare: sarà perché sono nato in montagna a Piancastagnaio. E mi parlavano, del mare, del mare, del mare e non sapevo cosa fosse questo mare. Mia mamma Norina era una giovane contadinella cresciuta a Scandicci, vicino alla villa degli Antinori, che c’erano già quando ero piccolino. Buffa la memoria, dove ci illudiamo di essere speciali, e invece siamo normali”.

Il mare raccontato dalla mamma

”Il primo che mi viene in mente – racconta Staino – è questa voglia di vedere e capire il mare. D’estate da Scandicci, gli Antinori prendevano i contadini della zona e li portavano a lavorare a Bolgheri. Sul mare venivano portate anche le donne e così anche la mia mamma assieme alle altre andava sulla spiaggia e al ritorno mi raccontava di quanto fosse bello questo Bolgheri, con tanta acqua”

La prima volta che Sergio vide il mare… ma era l’Arno!

“Nel ’44 quando fu liberata Firenze e si tornò con un camion, stipati sulla cupola di masserizie. Arrivati sopra a quello che oggi è il Ponte alla Vittoria vidi tutta quell’acqua e dissi: ecco il mare mamma! E lei: ma no! Questo è l’Arno, un fiume. Il mare è molto più grande”…

 

Foto: Wikipedia

 

 

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