Il mese di marzo è solitamente dedicato a ricordare la figura della donna e l’unità d’Italia, che per i più smemorati ricordo avvenne il 17 marzo 1861.  L’assessorato alla Cultura del Comune di Cascina, guidato da Bice Del Giudice, ha cercato di unire le due ricorrenze concludendo il “Festival dei libri al Femminile”, partito nel settembre scorso, con due libri dedicati a due donne importanti del periodo risorgimentale e post-unitario: Anita Garibaldi e Michelina di Cesare.

Li hanno presentati alla Biblioteca Comunale “G. Impastato” di Cascina le loro autrici, Marilena Lucente quello incentrato su Anita, Nadia Verdile quello che narra le gesta poco conosciute di Michelina Di Cesare. Ha introdotto l’incontro Francesca Fazzi.

È stato un incontro molto interessante per ribadire ancora una volta quello che la storiografia in questi ultimi anni ha riportato in auge sul ruolo delle donne nel grande movimento risorgimentale, un tempo negato e incentrato, appunto, quasi soltanto sulla figura della moglie brasiliana dell’eroe dei due mondi: Ana Maria de Jesus Riberio da Silva.

La donna, a 18 anni, già sposata da quattro, conobbe il suo Josè, come chiamò sempre il comandante Garibaldi che a sua volta la ribattezzò col nome di Anita e fu il grande amore del grande condottiero ammirato in tutto il mondo nonostante la sua fama non millantata di tombeur de femme. I due, insieme, attraversarono ben tre rivoluzioni – in Brasile, Uruguay, Italia – vivendo tutto il lor tempo con passione e sentimento prima della morte della donna di febbre terzana dieci anni dopo il loro primo incontro, a Mandriole di Ravenna. Una figura leggendaria, quella di Anita, su cui il libro cerca di fare chiarezza con ottimi risultati, ma non dobbiamo dimenticarci tante altre patriote che hanno partecipato attivamente in quella stagione di unificazione nazionale.

Rosalie Montmasson, la moglie ripudiata da Crispi presente tra i Mille e fervente lottatrice per affermare gli ideali indipendentisti; la nobildonna Cristina Trivulzio di Belgioso, editrice di giornali patriottici e grande pasionaria; Giuditta Bellerio Sidoti, che seguì Mazzini nel suo percorso rivoluzionario; Antonia Masanello, l’umile veneta che, travestita da uomo, seguì il marito tra i mille combattendo in prima persona. E ce ne sono tante altre che, per fortuna, gli storici stanno riportando in auge, così diverse da Michelina Di Cesare.

Questa figura, meno conosciuta di tante altre, è stata la protagonista del secondo libro presentato dall’autrice Nadia Verdile, nonché curatrice della collana Italiane della Maria Pacini Fazi Editore, che comprende, oltre a questa, altre biografie di donne illustri, alcune delle quali presentate anch’esse alla biblioteca cascinese nei mesi scorsi.

Michelina è l’altra faccia del glorioso movimento risorgimentale, quella vista dall’ottica meridionale che subì il processo unitario. È infatti risaputo che, dopo l’unificazione, con il servizio militare obbligatorio il nuovo Stato ancora improntato a logiche sabaude portò via per molti anni alle famiglie dei contadini del sud le braccia dei figli maschi così basilari per la coltivazione dei campi. La risposta degli agricoltori di fronte a tale legge fu la diserzione, e quindi al successivo fenomeno del brigantaggio che infestò il sud italico per anni prima di essere represso, in modi spesso arbitrari e legalmente democratici secondo l’attuale accezione,  da parte dell’esercito sabaudo che si macchiò del sangue di tanta gente costretta alla clandestinità.

Come la vedova casertana Michelina Di Cesare, nata a Caspoli, nel 1841, e morta solo 27 anni dopo a Mignano, poverissima come Anita, diventata capo brigante al seguito del compagno Francesco Guerra, ex soldato borbonico e disertore dell‘esercito italiano, a sua volta capo brigante, con cui condivise il comando del suo gruppo fino alla cattura e all’esecuzione da parte delle truppe italiane.

Due libri agili, ben scritti, che si leggono tutti d’un fiato e dove si trovano importanti, precisi e ben documentati scorci storici su personaggi, luoghi e vicende della nostra vita nazionale nel corso del XIX secolo. Letture che ritengo necessarie per non dimenticare chi siamo stati ed essere quindi più coscienti della nostra identità nazionale.

Guido Martinelli

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