Paolo Lazzari

La Fiorentina che si consegna ad un’avversaria non certo irresistibile, complice la sciagurata prova di Dodò, fa un altro passo indietro nella maratona che dovrebbe condurre alla disfida europea. Certo, giocarsela in dieci all’Olimpico, per giunta per il secondo anno di fila, non è una di quelle passeggiate di salute prescritte dal medico curante per diradare dubbi e sciogliere malanni.

La Roma di Mourinho è tutt’altro che una duellante formidabile, ma può attingere da un serbatoio di quasi campioni che, all’occorrenza, sprigionano l’acuto. Così lo scellerato pressappochismo del terzino inasprisce e inclina una sfida altrimenti equilibrata: la viola prova a resistere mettendola pure sul gioco, ma Dybala cava due lampi dalla sua gara e buonanotte.

Italiano tenta di puntare comunque sul coraggio, giocandosela anche con due punte, ma la sfrontatezza – pur encomiabile – non può essere sufficiente quando i mezzi tecnici e il cinismo non vengono in soccorso.

Aldilà dell’inferiorità numerica, ancora una volta la Viola propaga una versione vaporosa di sé, determinata specialmente dalla sfinente inconsistenza del suo reparto offensivo. Domenica sera, ancora una volta, i nomi di Jovic e Ikoné sono stati iscritti sulla lista funerea dei peggiori. Un problema, quello del gioco che poi non si traduce in concreta spietatezza sotto porta, che la dirigenza pare aver derubricato a fastidio temporaneo troppo in fretta. Perché, giunti a questo punto, i Cabral, gli Jovic, gli Ikoné (e non soltanto) di chance ne hanno avute.

Così anche le ambizioni di una squadra senza mordente diventano spuntate. L’Europa pare adesso un miraggio lontanissimo. Forse non era quella di ieri l’occasione più adeguata per strappare tre punti, ma l’intermittenza viola sta diventando un problema intricato da risolvere. Inamidare di maggiore entusiasmo il gruppo e la piazza, facendo ricorso al mercato, parrebbe la decisione più consigliabile. Difficile sperare che si muova davvero qualcosa, comunque, se prima non si libera almeno uno slot in un reparto tiepido sì, ma assai affollato.

Di certo gettare la spugna a metà campionato non è una decisione contemplabile: galleggiare, del resto, significa spegnere i sogni della gente.

 

Foto: Acf Fiorentina (Fb)

 

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