I giocatori di calcio hanno un potere speciale: sono immortali. Ovviamente solo agli occhi dei propri tifosi. Ma è così, ve lo assicuro. L’ho toccato con mano di recente, al Teatro Verdi di Pisa, nel corso di una bellissima serata organizzata per festeggiare i cento anni che avrebbe compiuto Romeo Anconetani, indimenticato presidente del Pisa Sporting Club. Davanti a un pubblico entusiasta si sono esibiti due artisti toscani che non hanno bisogno di presentazioni: Cristiano Militello, storico inviato di Striscia la Notizia, e Ubaldo Pantani, imitatore e comico. I due hanno sapientemente condotto per mano gli spettatori per novanta minuti, facendo loro rivivere gli anni più belli del Pisa, dalla promozione in B dopo la trasferta di Pagani agli splendidi campionati in Serie A. “Caro Romeo” è il titolo del riuscitissimo spettacolo, fortemente voluto da Matteo Anconetani, nipote dell’indimenticato patron nerazzurro, con il patrocinio del Comune di Pisa e la collaborazione della Fondazione Teatro Verdi. A ingresso gratuito, il ricavato è stato devoluto all’Associazione nazionale Cornelia De Lange.

Tanti i volti noti nerazzurri ricordati nei novanta minuti dello show, accompagnati da spezzoni video e foto proiettate sul maxi schermo. Inconfondibile la voce stridula di Romeo, sia quella vera, trasmessa negli spezzoni video, che quella imitata da un Pantani particolarmente ispirato, non solo a livello vocale ma anche nell’arguzia e fulmineità delle battute.

Piene di poesia le pagine di un quadernino scritto a mano da un bambino tifoso del Pisa: quel bimbo vive in modo spasmodico il tifo per la sua squadra, al punto di fare una scheda di ogni gara con le formazioni, le azioni salienti e i pronostici. Un vero giornalista sportivo in erba. Quaderno arricchito da tanti bei ritagli di giornale sapientemente incollati, tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta. Quel bimbo era Cristiano Militello.

Sul palco sono saliti tanti ex giocatori del Pisa, rimasti per sempre legati ai colori nerazzurri e alla città della Torre pendente. Rivederli lì, spettacolo nello spettacolo, è stato emozionante. Non sono invecchiati. Agli occhi dei tifosi sono rimasti tali e quali. Lamberto Piovanelli si tuffa rasoterra all’impazzata, incorna il pallone di testa e infilza la porta difesa da Rampulla, in quel magico pomeriggio del 21 giugno 1987. Quando il gol viene riproposto riesplode il boato dei tifosi nerazzurri accorsi al Verdi. Quelle emozioni non muoiono mai, quei protagonisti restano immortali.

Qualche nome, tra i tanti: l’ex allenatore Luca Giannini, i portieri Alessandro Mannini, Alessandro Nista e Luigi Simoni, il bomber “eroe di Cremona” Lamberto Piovanelli, Leonardo Occhipinti, Mirko Taccola, Alessandro Calori, Piero Bencini, Alessandro Bertoni, Luigi Gozzoli, Enrico Todesco, Stefano Dianda, Giuseppe Argentesi,  l’ex preparatore atletico (poi consulente e personaggio tv) Adriano Bacconi. Ma sono tanti i personaggi rimasti legati in modo indelebile al Pisa Sporting Club, difficile ricordarli tutti. Anche quelli le cui foto scorrono sul maxischermo, illuminando di gioia o di malinconia i volti dei tifosi e dei loro ex compagni. A partire da chi purtroppo non c’è più: Giorgio Barbana, Enrico Cannata, Simone Rotella, Gianluca Signorini e Andrea Fortunato.

Spazio, giustamente, anche per qualche succoso aneddoto sui tifosi: la mitica Rina, “nonna” della Curva Nord, Maurizio “Schiaccia” Ficeli, che per alcuni anni ha anche lavorato nel Pisa di Romeo, e “Bavone“, uno dei capi ultras della fine anni Ottanta primi Novanta. Meriterebbero un libro solo loro.

Viena un po’ di tristezza, è inutile nasconderlo, rivedendo immagini di un tempo passato e la fortuna di aver giocato contro campioni del calibro di Maradona, Platini, Falcao, Rummenigge, Matthaus. Il Pisa era lì, a giocarsela coi grandi, e non sfigurava affatto. Ma non mancavano i “bubbolatori”, quelli che si lamentavano di qualunque cosa. Esistono ancora oggi, sempre pronti a dispensare ricette magiche e consigli ad allenatori e manager.

Il calcio moderno è molto diverso, è cambiato tanto, forse troppo. Non solo per i soldi che girano a fiumi. Militello, con una delle sue battute fulminanti, ci regala però un filo di speranza: “Si dice spesso che quello fosse un calcio che non c’è più, ma non è vero. Forse non ci sono più personaggi come Anconetani, ma noi si siamo e dentro siamo sempre quella roba lì, tifosi”.

Chapeau. Con una frase ha saputo cogliere l’essenza del calcio: la passione dei tifosi, unica e inimitabile, che si amalgama con le gesta dei campioni e diventa qualcosa di magico, quasi immortale. Senza questo elemento il calcio esiste ma è senz’anima. Tutta un’altra cosa. Viva i tifosi. Sempre.

 

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