Paolo Lazzari

L’immagine riflessa nello specchio è di quelle che fanno trasalire. Come essere stati seducenti e felici per poi ritrovarsi, di colpo, mestamente imbranati. La Fiorentina di questo incipit di stagione non riesce proprio a restituirsi a sé stessa. Della squadra a tratti scintillante che solo qualche mese fa piazzava i gomiti in Europa si intravedono solo rimasugli incerti. I gol sono l’assente ingiustificato per eccellenza. Il gioco che langue è sul secondo gradino di questo malinconico podio. Da ultimo – ma a pensarci bene dovremmo ribaltarla, perché nasce tutto da lì – c’è la scarificata tenuta mentale del gruppo.

Anche a Lecce almeno un tempo regalato. Contrasti molli, seconde palle evaporate, pensieri lenti ed esecuzioni loffie. Kouamé, passato in fretta dal grado di reietto a quello di salvatore di barche crivellate, ha già intrapreso le pratiche per la beatificazione. Fosse venuto meno anche il suo sorprendente approccio, il prologo viola in campionato sarebbe stato addirittura cataclismatico.

Oggi Italiano si ritrova con dieci punti in altrettante gare, una roba che procura depressione nemmeno troppo latente. Davanti servirebbe un rito sciamanico o forse una qualche tisana tribale per sputare via a mancanza di confidenza con lo spazio infilato tra i pali e la traversa. Jovic aveva emesso una luce intermittente, ma poi si è fermato ai box. Cabral, dopo nove mesi di gestazione fiorentina, resta un oggetto nebuloso. Ikonè pare affetto da una rara sindrome da bipolarismo pallonaro: sprazzi di classe alternati a prestazioni sconcertanti. Nico Gonzalez, a tratti dirimente con i suoi sprint la stagione scorsa, è un’utilitaria ingolfata.

Qualcuno dice che i soldi di Vlahovic e soci sono stati spesi senza acume. Può darsi, ma il tarlo erosivo della squadra appare prima di tutto psicologico. L’impressione è che non si possano disimparare i movimenti da un anno all’altro. Che questo gruppo abbia comunque tanto calcio dentro. Servirebbe agitare e stappare. Il rischio opposto è una bevanda sciapita che barcolla sul fondale della classifica, a dispetto delle carrellate di milioni spese da Rocco. Ok?

L’Inter che si approssima a calare al Franchi – rinvigorita mentalmente dopo che anche il suo morale era finito in pezzi – non sembra proprio l’analgesico per i problemi viola. Anzi: è probabilmente uno dei peggiori momenti di sempre per affrontarla. L’incontro di due stati d’animo opposti potrebbe però generare conseguenze inedite. Magari la Fiorentina si straccerà quelle vesti sbiadite e getterà tutto l’orgoglio di cui è capace sul rettangolo verde. Magari i nerazzurri ci arriveranno troppo convinti. Una sconfitta, ampiamente preventivabile, affosserebbe ulteriormente un morale già triturato. Una vittoria da sfavoriti inietterebbe ossigeno buono nelle vene gigliate.

Forse a gennaio ci sarà da tornare sul mercato. Per il momento però ci si accontenterebbe di riconoscersi allo specchio.

 

 

Foto: Acf Fiorentina (Facebook)

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