Il QS World University Rankings come ogni anno misura lo stato di salute delle università di tutto il mondo. Il ranking dell’agenzia QS (Quacquarelli Symonds) si basa su indicatori che misurano la reputazione degli Atenei valutati (circa 1500 in tutto il mondo), il rapporto docenti-studenti, la produttività scientifica e il livello di internazionalizzazione. Siamo andati a vedere il giudizio riportato dai tre atenei toscani, Pisa, Firenze e Siena. Quest’anno poi c’è una novità: la Scuola Normale di Pisa e la Scuola universitaria superiore Sant’Anna non sono state incluse nella classifica. Una “sorpresa” che ha destato delusioni e qualche polemica.

L’Università di Pisa è al 383° posto: conquista sei posizioni rispetto allo scorso anno, con un miglioramento costante che è in atto dal 2017. Negli ultimi tre anni ha guadagnato circa 50 posizioni in senso assoluto, con ben 14 punti a livello percentuale. A livello italiano l’Ateneo pisano si mantiene nella top-10. Soddisfatto il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella:”I momenti di verifica sono sempre importanti per capire se la rotta seguita è quella giusta. Le 50 posizioni scalate nel QS Ranking e le 21 guadagnate nella classifica del CWUR ci raccontano di un Ateneo pisano che migliora costantemente il proprio posizionamento nello scenario internazionale. Una notizia già buona in sé, ma oggi ancora più importante, considerato il periodo di grande difficoltà che sta vivendo il nostro Paese”. I punti di forza dell’Università di Pisa rimangono la reputazione accademica (191°) e la qualità della produzione scientifica (369°)

L’Università di Firenze è al 432° posto, con un balzo in avanti di 16 posizioni. Rimane ben salda la reputazione accademica di Unifi, che in tal senso si posiziona al 243° posto complessivamente. L’Ateneo conferma la tendenza positiva degli scorsi anni migliorando in particolare di 53 posizioni la prestazione relativa alla qualità della ricerca e ottiene così il 280° posto globalmente in riferimento all’indicatore che rappresenta il rapporto tra citazioni di output di ricerca negli ultimi cinque anni e numero di docenti; migliora anche, di 7 posizioni, la prestazione relativa all’indicatore riferito alla presenza di studenti internazionali. Unifi inoltre si conferma al sesto posto tra gli atenei italiani per rapporto numerico tra studenti stranieri e studenti totali.

Migliorano le cose anche per l’Università di Siena, che si colloca tra il 651° e il 700° posto. L’Ateneo senese sale di 50 posizioni a livello internazionale e confermando la diciottesima posizione tra i 36 atenei italiani entrati nella classifica. Tra gli indici presi in esame Siena si distingue per l’attività di ricerca dei suoi docenti, testimoniata dall’alto numero di citazioni dei loro lavori (nei primi 300 atenei al mondo), la solida reputazione presso la comunità accademica internazionale e l’elevato numero di studenti internazionali. “Siamo soddisfatti di questo risultato – ha detto il rettore, Francesco Frati – che conferma l’efficacia del lavoro del nostro Ateneo, in particolare negli asset strategici di sviluppo della ricerca e dell’internazionalizzazione. Questo riconoscimento rappresenta un’ottima presentazione per le immatricolazioni al nuovo anno accademico che si apriranno a breve, per ripartire con fiducia in una situazione complessa e particolare come è quella attuale”.

La delusione della Normale e del Sant’Anna

Ma per quale motivo due poli di eccellenza come la Scuola Normale e l’Istituto superiore Sant’Anna sono rimasti fuori dalla classifica? Che è successo? Ufficialmente solo un cambio dei requisiti presi in esame: quest’anno non saranno incluse le università che non rilasciano il titolo di laurea. Gli studenti normalisti e santannini di fatto conseguono il diploma di laurea presso l’Università di Pisa e, nell’ambito delle scienze politiche e sociali della Scuola Normale Superiore, presso l’Università di Firenze. Anche se la Sant’Anna fa sapere che “eroga un titolo congiunto per ben sette percorsi di laurea magistrale con le università di Pisa, Trento e Firenze, contribuendo al 50% di questi stessi percorsi”.

In una dichiarazione congiunta, Luigi Ambrosio, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, e Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa affermano di prendere “atto di una scelta così sorprendente, alla luce del fatto che è arrivata dopo molti anni in cui eravamo conteggiati, auspicando un ripensamento negli anni a venire. Altrettanto sorprendente è quanto si dichiara nel comunicato stampa QS World University Rankings 2021: ‘le Università devono essere pluridisciplinari e attive in almeno due macro aree di studiò, perché Normale e Sant’Anna coprono entrambe più di due macro aree di studio. In generale, continuiamo a ritenere che si debba giudicare il livello di un ateneo dalla preparazione del suo corpo docente, dall’impatto degli studi dei professori e dei ricercatori nella letteratura scientifica, dai risultati della ricerca, dall’internazionalizzazione, dai successi che conseguono gli studenti nelle carriere professionali: tutti criteri che fanno della Scuola Superiore Sant’Anna e della Scuola Normale Superiore due punti di riferimento nella preparazione universitaria del nostro paese – concludono Nuti e Ambrosio -. Ogni anno migliaia di studenti da tutta Italia e qualcuno dall’estero partecipano al concorso di ammissione della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore Sant’Anna per diventarne allievi. Lo fanno perché riconoscono nelle nostre istituzioni le palestre ideali per sviluppare il loro talento, e continueranno a farlo quest’anno e nei prossimi, indipendentemente dalla presenza nel ranking generale QS World University Rankings”.

Foto: Pixabay

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