Ho già accennato in un altro articolo al mese di marzo la celebrazione dell’Unità nazionale del 1861, quindi non potevo ignorare un evento svoltosi alla Domus Mazziniana di Pisa in occasione della festa di San Giuseppe.

Nel periodo risorgimentale, a partire dagli anni successivi del 1848, anno rivoluzionario per eccellenza al punto da far nascere il detto “qui scoppia un quarantotto”, oltre che della successiva esperienza della Repubblica Romana del 1849, si diffuse un culto particolare per la festa di San Giuseppe, notoriamente celebrata il 19 marzo. C’era infatti la coincidenza che i due padri tutelari delle ambizioni unitarie nazionali, Mazzini e Garibaldi, si chiamassero entrambi Giuseppe. Nacque quindi la  “festa dei due Giuseppe”, in modo da rendere omaggio a entrambi. La festa popolare si svolgeva all’aperto intorno a falò accesi fino a notte fonda a suon di canti e lazzi.

Quest’anno la Domus Mazziniana, ovvero la casa-museo restaurata dove morì il Giuseppe mazziniano, diretta dal professor Pietro Finelli, che è ormai il tempio pisano del Risorgimento, ricorrendo tra l’altro il 175° anniversario dei moti del 1848, ha voluto recuperare la tradizione giocosa e popolaresca dei “due Giuseppe”, invitando la corale livornese dei “Garibaldi d’assalto“.

La corale, attiva dal 2013 e battezzata così per ricordare la Brigata omonima di partigiani che, nel corso della Resistenza, partecipò alla liberazione nazifascista della Toscana, è un coro specializzato in canto sociale, della Livorno ribelle, con un repertorio composto da canzoni dal Risorgimento alla Resistenza. L’intento della corale è quello di mantenere acceso l’interesse verso il patrimonio storico-canoro delle classi popolari e la tradizione della musica politica e militante.

La compongono una ventina di persone di varia età, mosse dall’amore per il canto sociale e provenienti anche da altre province toscane. Cantano sempre accompagnati al piano dalla musicista professoressa Stefania Casu, e sotto la guida dell’animatore Pardo Fornaciari, filologo (sua l’unica edizione in 500 anni della Apologia di Pico della Mirandola),cantautore (Brassens in livornese) nonché scrittore presso varie testate compreso il famoso satirico Vernacoliere.

Nela sala della Domus gremita di spettatori, la corale ha presentato un programma classico di  tredici canzoni popolari non molto conosciute ai più ma interessanti e divertenti come La Carmagnola livornese (1794); Or che innalzato è l’albero, l’inno all’albero, canto rivoluzionario molto amato da Mazzini; Metternicche, centone popolare di scherno dall’odiato principe; Stornelli di Francesco Dell’ Ongaro, e altre.

La consueta, ironica vis comica labronica ha ammantato l’esibizione rendendola piacevole oltre che preziosa dal punto di vista umano e storico.

Sicuramente dall’alto il Giuseppe che esalò nella casa dove ha avuto luogo esibizione l’ultimo respiro, avrà apprezzato, dato che ha sempre creduto sull’importanza sociale ed educativa della musica, infatti tra i cimeli custoditi dalla Domus c’è pure l’amata chitarra dell’uomo in nero.

Alla prossima occasione allora, garibaldini di assalto, dove certamente non mancheremo per un altro bel momento di divertimento educativo.

Guido Martinelli

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