Paolo Lazzari

Cinque vittorie consecutive tra campionato e coppa. Il successo è davvero il migliore degli antidoti alla depressione calcistica che rischiava di divampare a Firenze. La mini caterva di risultati positivi instaura invece un nuovo buonumore, regala un affaccio sulla parte nobile della classifica e, soprattutto, ti spedisce dritto all’incasso del migliore dei gruzzoli possibili: una ritrovata identità. Così, bentornata Fiorentina, e non solo per i tre punti. Contro la Salernitana, a tutti gli effetti una pari grado in questa fase della stagione, c’è da mettere in conto una robusta dose di sofferenza. Quelli non sono nemmeno cugini di terzo grado della squadra che veniva presa ovunque a pallonate nella prima tranche dello scorso torneo. La Fiorentina però non è più quella creatura friabile pronta a sfaldarsi alla prima difficoltà. Alle barricate erette da un fato ostile risponde con la qualità trainante di alcuni singoli ed i meccanismi di gruppo ritrovati. Sarà forse merito del nuovo atteggiamento tattico, sarà che sotto le tempie viola pulsa una nuova convinzione: quel motore tossicchiante adesso indovina giri puliti.

I singoli, si diceva. Jack Bonaventura alle spalle della punta è il racconto migliore di questo ultimo spezzone di sfide prima della sosta mondiale. Stappa la partita, diventa collante tra centrocampo e attacco con quell’inafferrabile oscillazione costante, ricama traiettorie che fotografano un lignaggio tecnico superiore. A questo si aggiungano la sostanza di Amrabat – quanti palloni borseggiati lì nel mezzo – la verve di Ikoné, mercoledi sera sfrontato come raramente gli capita, il consueto guizzo di Saponara e lo squillo di Jovic che ridisegna lo sfondo della stagione in corso, tratteggiando un orizzonte più luminoso. Il centravanti si riconcilia con la Fiesole e mette via un altro centro, sintomo di una confidenza con lo specchio che pretendeva di essere gradualmente recuperata.

Con questi presupposti la viola può candidarsi a variabile ineffabile del campionato. Adesso è anche pensabile presentarsi a Milano, contro una squadra che invece appare ingolfata, con l’impudente pensiero di strappare punti. Sarebbe la conclusione più confortante, perché lascerebbe in dote al giro di boa una scossa fondamentale sotto il profilo psicologico.

Perché le partite, si sa, sono per la maggior parte un arnese che si governa con una robusta tenuta mentale. Altro discorso sarà quello legato alle gambe: la sosta mondiale potrebbe appannare altre squadre che doneranno più giocatori alle nazionali, facendo spuntare dai box una Fiorentina più lucida. Si vedrà, certo. Per il momento è già importante essersi riconosciuti allo specchio.

 

Foto e video: Acf Fiorentina (Facebook)

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