Paolo Lazzari

Vi ricordate quando, qualche anno fa, Vincenzo Montella provava a rintuzzare i giornalisti alludendo alla “dimensione” reale in cui era collocata la Fiorentina? Ecco: debitamente spolverato e asciugato da ogni parvenza di negatività, il concetto viene buono anche oggi. La sfida alla Lazio di Sarri, in programma stasera al Franchi, ha già il sapore di uno di quei crocevia solenni che spartiscono le sorti di una stagione. La squadra di Italiano ha viaggiato fino a qui ad intermittenza: il motore viola ha tossicchiato, rullando a pieni giri soltanto a fiammate. Dunque, viene da chiedersi, che creatura è questa Fiorentina? Quell’entità molle, impalpabile e sovente spuntata apparsa troppo spesso quest’anno, o forse un collettivo di giocatori che intridono di determinazione feroce qualità tecniche inoppugnabili? Risposte che sono destinate a fluttuare nell’etere gigliato ancora per poco, visto che tra poche ore se ne potrà capire di più.

La Lazio negli ultimi anni è sempre stato un boccone indigesto da addentare. Anzi: un’autentica compressa di cianuro. Ma la viola, sprofondata al tredicesimo posto in classifica alla luce dell’ultimo giro di boa del campionato, mai come adesso è preparata per ottenere una succosa rivincita. Strappare un successo stasera, banalmente, posizionerebbe la truppa nell’ambito lato sinistro della classifica. Un traguardo mentale, prima ancora che fisico. Da lì si potrebbe iniziare ad impostare una graduale risalita verso quell’orizzonte europeo rievocato da Commisso, il quale è persuaso che la squadra valga più del piazzamento in Conference di un anno fa.
Il successo di Edimburgo, a proposito, ha sicuramente trasfuso fiducia al gruppo: certo la Lazio è almeno di tre spanne superiore rispetto ai friabili scozzesi, ma il punto è che vincere alimenta l’abitudine a vincere. Una sconfitta, al contrario, sarebbe una iattura in grado di incrinare sul nascere la ripartenza viola, avvicinando peraltro la squadra alle più roventi retrovie. Anche l’idea di un pareggio, seppure contro un’avversaria che gioca per issarsi al terzo posto, pare assomigliare ad una pietanza tiepida. Ci vuole una scintilla, per avviare definitivamente il motore.
Per trovarla la Fiorentina si aggrapperà alle ultime certezze acquisite, miste al rientro di qualche big. Dietro ecco Milenkovic, in coppia con Quarta: a loro l’indesiderato compito di disinnescare Immobile e gli svaporanti Zaccagni e Anderson. Tra i pali, nel segno dell’alternanza, torna Terracciano. A destra Venuti dovrebbe strappare il posto a Dodò. In mezzo Amrabat sarà affiancato da Barak e Mandragora, mentre davanti si insiste su Jovic regista offensivo, con il compromesso di Kouamè sull’ala e Ikoné nel verso opposto. Sarri, tanto per rendere l’idea della cifra tecnica biancoceleste, dovrebbe lasciare Luis Alberto inizialmente a scaldare la panca, affidandosi all’ex Vecino ed al quasi ex Milinkovic lì nel mezzo, insieme a Cataldi.
Sarà tutto fuorché una passeggiata di salute, insomma. Serviranno idee, tecnica e intensità: la dimensione viola, del resto, passa anche da qui.
Foto: Vicenzo Italiano (Acf Fiorentina, Facebook)
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