L’amore del sommo Giacomo Puccini, uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, per il gentil sesso è cosa conclamata. Egli amava definirsi “un potente cacciatore di uccelli selvatici, libretti d’opere e belle donne” anche se non era il classico dongiovanni, nonostante le tante conquiste, ma vicino da sempre al mondo femminile dato che era cresciuto con madre e cinque sorelle. Secondo autori come Giampaolo Rugarli tutte le stupende eroine pucciniane prendono spunto ed ispirazione dalla moglie Elvira Bonturi, nonostante le liti e le incomprensioni frutto della gelosia, motivata, della donna che gli dette il figlio Antonio e che per lui era fuggita, con gran scandalo e insieme ai due figli Fosca e Renato, dal commerciante lucchese Narciso Gemignani.

Questo mondo intimo e personale è stato rievocato e riportato alla luce in un tardo pomeriggio di fine settembre presso la Villa Medicea di Coltano (Pisa). Questa villa, realizzata nella seconda metà del settecento dal Buontalenti su incarico di Francesco I de’ Medici, passata successivamente ai Lorena, al regno d’Italia e all’Opera Nazionale Combattenti prima di divenire proprietà del Comune di Pisa, è sede dell’Ente Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, ed è gestita dalla Proloco di Coltano. Contiene anche un’area museale aperta al pubblico dove si organizzano eventi culturali, musicali, teatrali e didattici.

L’evento in cui Puccini è riemerso in tutto il suo splendore in quel di Coltano non poteva non essere uno degli appuntamenti della IV edizione della rassegna “Muse Contemporanee e Note d’Arte” organizzata dall’associazione Fanny Mendelssohn. In questo frangente l’ attiva associazione ha peccato di generosità offrendo al pubblico ben due concerti nella gloriosa villa buontalentana. Il primo, appunto chiamato “Le donne di Puccini”, ha visto protagonista, nel tardo pomeriggio, il pianoforte suonato a quattro mani da Aurelio e Paolo Pollice. Il duo pianistico è di livello internazionale, come d’altronde tutti i musicisti delle rassegne dirette da Sandra Landini e dal suo team.

Questa esibizione ha avuto due novità. Innanzitutto, il pubblico ha sentito solo la musica del divino lucchese senza la voce di alcun cantante e le parole dei suoi illustri librettisti. La seconda è stata che, prima di ogni esecuzione, Paolo Pollice  ha spiegato, con sapiente dovizia di dettagli, i collegamenti tra le eroine figlie dell’estro creativo dell’autore e le presenze muliebri reali  nella vita dell’autore, facendo comprenderne meglio sia l’opera che la vita.

I brani suonati erano tratti da Manon Lescaut, Bohème, Tosca, Madama Butterfly e Turandot. Una esibizione veramente piacevole e istruttiva che il pubblico non poteva non gradire. Dopo un rinfresco offerto dalla Proloco di Coltano è stata la volta, in serata, del Duo Fortecello, composto dalla violoncellista polacca Anna Mikulska e dal pianista franco-spagnolo Philippe Argenty. I due musicisti, con grande sincronia e abilità virtuosistica riconosciuta in tutta Europa e oltre, hanno concentrato in questo appuntamento la loro attenzione su “Flamenco e Suite Spagnola”.

Il programma, infatti, comprendeva brani di rilievo del mondo musicale ispanico come l’Andaluza di E. Granados, La Suite Espagnole di J. Nin, il Flamenco (per cello solo) di R. Huguet y Tagell, la Sonata di Cassadò, l’Estudio Flamenco n.7 (per piano solo) di A. Espinoza, il Requiebros di G. Cassadò. Molto apprezzata, nel contesto tematico generale, l’esecuzione di sette classiche canzoni popolari spagnole (Il panno moresco, Seguidilla Murciana, Asturiana, Jota, Nana, Canzone, Polo) di M. de Falla, esponente di spicco di quell’impressionismo musicale giallorosso conosciuto ovunque.

Si può commentare questa esibizione come un bel momento in cui questi due conducador, così comunicativi e abili, hanno preso per mano gli spettatori, che hanno risposto con richieste di bis e applausi fragorosi, nel rutilante mondo iberico, dando loro l’illusione di ritrovarsi in una di quelle tipiche calle delle ciudad iberiche cosi colorate, vivaci, intense, nonché ricche di passione e volti sorridenti e accoglienti.

Due momenti musicali diversi ma entrambi entusiasmanti che hanno riesumato un vetusto aforisma del famigerato generale vietnamita V.N. Giap degli anni della famosa guerra anti Usa, letta in età verde, e forse rimasta impressa perché insolita in un uomo d’azione come lui: “La musica trasforma in poesia anche la vita più dura”. E di poesia, a Coltano, in quel giorno, ne è scorsa parecchia.

Guido Martinelli

 

Foto: Alessio Alessi.

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