Il Partito democratico torna a parlare toscano. Pisano per l’esattezza, grazie a Enrico Letta, che da domenica guiderà il Pd. Un ritorno in politica da protagonista per l’ex presidente del Consiglio, che nel 2014 fu disarcionato da un altro toscano, Matteo Renzi: fu quest’ultimo, infatti, a farlo cadere dalla guida del Governo, prendendone poi il posto. Storica la frase “Enrico stai sereno”, pronunciata da Renzi, cui seguì dopo poco la sfiducia. L’esecutivo di Letta,  insediatosi dopo il Governo Monti e le elezioni del 2013 da cui non emerse una maggioranza, fu sostenuto inizialmente dalle principali forze politiche, Pd, Pdl (poi uscito), Udc e Scelta Civica: rimase in carica dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014.

Nato a Pisa il 20 agosto 1966 Enrico Letta da Anna banchi e dal matematico Giorgio Letta, Enrico frequenta le scuole dell’obbligo a Strasburgo. Completa gli studi superiori al liceo classico di Pisa, anni in cui inizia a frequentare il movimento giovanile dell’Azione Cattolica. Nel 1994 si laurea a Pisa in Scienze politiche, indirizzo internazionale, e più tardi consegue il dottorato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in Diritto delle Comunità Europee. Nel frattempo è già entrato in politica, militando nelle file della Democrazia Cristiana. Nel 1990 viene eletto al Consiglio comunale di Pisa. Tra il 1991 e il 1995 è presidente dei Giovani democristiani europei. Tra il 1993 e il 1994 collabora con il ministero degli Esteri Beniamino Andreatta (Governo Ciampi) come capo di gabinetto. IN seguito lavora come segretario generale del Comitato Euro, presso il ministero del Tesoro.

La carriera politica di Letta è molto veloce. Nel 1996-97 è vicesegretario del Partito Popolare Italiano, insieme a Dario Franceschini. Il partito, nato dalla scissione della Dc, è guidato da Franco Marini. Nel 1998, a soli 32 anni, diventa ministro nel Governo D’Alema: si occuperà di Politiche comunitarie. Nel 1999 è ministro dell’Industria del commercio e dell’artigianato nel secondo Governo D’Alema. Il successivo governo, guidato da Giuliano Amato, lo vedrà al Commercio Estero. Divenuto responsabile economia della Margherita (nuova formazione politica centrista fondata da Francesco Rutelli), nel 2004 viene candidato ed eletto al Parlamento europeo raccogliendo 176mila preferenze.

Nuovamente eletto in Parlamento nel 2006, viene nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel secondo Governo Prodi. In quel delicato incarico succede a un altro Letta, Gianni, che è suo zio. Nel 2007 è uno dei fondatori del Partito democratico. Si candida alle primarie, per la guida del partito, e arriva terzo con l’11,02% delle preferenze, dietro Walter Veltroni e Rosy Bindi. Finito il Governo Prodi, viene rieletto deputato nel 2008. Nel 2009 sostiene Pier Luigi Bersani, che conquista la segreteria del partito, di cui diviene vice.

Una svolta “drammatica”, per il Pd, è il fallimento nel tentativo di far eleggere Romano Prodi e Franco Marini al Quirinale. Bersani decide di dimettersi e lo stesso fa Letta. Solo una breve pausa, perché il 24 aprile riceve l’incarico di formare il governo da Giorgio Napolitano (nel frattempo rieletto al Quirinale). Guida il governo di “Grande coalizione”, sostenuto dai due più grandi partiti, Pd e Popolo delle Libertà, oltre che dall’Unione di Centro e da Scelta Civica. Il 28 settembre i cinque ministri del Pdl si dimettono e di fatto si apre la crisi. Resta resta in carica con il sostegno del neonato Nuovo Centro Destra, guidato da Angelino Alfano (fuoriuscito dal Pdl). Le difficoltà dell’Italia ad uscire dal ristagno economico accelerano la svolta, architettata da Matteo Renzi. Il politico fiorentino, divenuto nel frattempo segretario del Pd, chiede e ottiene le dimissioni di Letta per un nuovo esecutivo, con cui si propone di ridare slancio al Paese, sul piano economico, e di realizzare le riforme (tra cui quella della Costituzione). Nel 2015 Letta si dimette dalla Camera e lascia la politica attiva, decidendo anche di non rinnovare la tessera del Pd. Si trasferisce a Parigi per insegnare alla Grande école Sciences Po. Dopo pochi mesi dirigerà la École d’affaires internationales dello stesso istituto.

Sei anni dopo Enrico Letta torna alla politica attiva. Accetta di guidare il Partito democratico, in una fase difficile per il Paese (in piena pandemia) e per gli stessi dem, dopo le dimissioni a sorpresa di Zingaretti, stufo di sopportare le profonde divisioni tra correnti. A lui il compito di traghettare il partito verso il nuovo congresso e, soprattutto, di rilanciarlo, in termini di consensi, in caduta libera negli ultimi mesi, dopo “l’abbraccio” con l’ex premier Conte e il Movimento 5 Stelle, che invece è dato in risalita.

 

Foto: da Wikipedia

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