La capogruppo di Italia Viva alla Camera, Maria Elena Boschi, dopo aver ricevuto le attenzioni morbose di uno stalker, lo ha denunciato. In virtù del Codice rosso (stabilito dalla legge 173/2019), in tempi rapidi è stata sentita dagli inquirenti. In un’intervista a La Nazione racconta quanto le è capitato. Ma approfitta dell’occasione per ricordare, a tutte le donne, di “non aver paura di denunciare”, pur ammettendo che per alcune di loro è più difficile di quanto lo sia stato per lei.

Boschi non è nuova a queste brutte esperienze, già nel 2017, infatti, aveva denunciato uno stalker. “Purtroppo negli anni gli episodi sono stati vari e ho sempre denunciato, anche se ho cercato di non parlarne. Anche stavolta avrei evitato se la notizia non fosse uscita sulla stampa”. Ma vediamo come sono andate le cose: “Ha iniziato a settembre con un messaggio cortese e, poi, è stata una escalation. Messaggi quotidiani e in molte occasioni anche vari nello stesso giorno e che mostrano uno scarso equilibrio di chi li scrive: variano molto, dalla preoccupazione ossessiva per la mia sicurezza alla pseudo attrazione fisica nei miei confronti, fino al pensiero della mia morte. Ho aspettato a lungo, ma a un certo punto la situazione si è aggravata. La molla è stata il fatto che si recasse nei luoghi che frequento a Roma e non solo a Roma. In questi casi è bene denunciare per bloccare un ulteriore peggioramento. Non si sa mai fino a che punto possano spingersi'”.

Il timore è sempre forte, anche perché, come spesso le cronache purtroppo hanno mostrato, alcuni molestatori non si fermano alle parole o a farsi vedere. Boschi cita il caso della sfortunata Lucia Annibali (sua collega di partito), aggredita con l’acido dall’ex fidanzato. Il legislatore fortunatamente ha fatto la propria parte ed oggi una legge a tutela delle vittime esiste. Ma è sufficiente? Secondo Boschi bisogna fare di più, a partire dall’educazione e il rispetto, e sui percorsi rieducativi per gli autori dei reati. Poi aggiunge: “Bisogna cambiare prima di tutto una certa cultura maschilista“.

Che tipi sono gli stalker? Ovviamente non sono tutti uguali. “La mia esperienza – racconta Boschi – è con persone che non conoscevo, ma ho poi appreso che avevano profili diversi, da chi era seguito già dai servizi sociali, a “normali” padri di famiglia. Che fare, dunque, per arginare in modo ancora più forte il fenomeno? Serve un “vero coinvolgimento degli uomini“, conclude Boschi, altrimenti “non potremo mai vincere questa battaglia”.

Dalle forze politiche di ogni schieramento è stata espressa piena solidarietà a Maria Elena Boschi.

 

 

Foto: tratta dal web

 

1 Comment

  1. Sicuri si tratti di uno stalker piuttosto che di un correntista della banca Etruria?

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