Idee, recensioni, opinioni, fatti, chiacchiere di Guido Martinelli

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Il giallo è sicuramente il genere narrativo prediletto da tutti. Anch’io divoro decine di libri e vedo una miriade di film e telefilm di questo tipo. Credo che la molla di tale interesse vada ricercata anche nella morbosità, la voglia di sguazzare dentro i nostri recessi più nascosti. Su Sky si trovano canali come Crime+investigation e Fox Crime interamente dedicati al genere. Un afoso pomeriggio estivo, di ritorno dal mare, passai molte ore davanti ad uno di questi. In serata mi sorse una voglia improvvisa di afferrare un coltello, in mancanza di altra arma, e scendere in strada per fare una strage.

Il male ha un potere seduttivo e attrattivo superiore a quello del bene. I nostri istinti non sono mica tanto dissimili da quelli dei cavernicoli. E la realtà ce lo conferma. Basti pensare all’attuale vicenda della coppia dei due giovani di Lecce, il maschio arbitro di calcio, uccisi in maniera efferata da un ventunenne, loro ex-inquilino, in quanto “invidioso” della loro felicità. Un fatto agghiacciante che se l’avessimo visto in uno di quei telefilm accennati o letto in un libro di quei gialli che tanto ci appassionano avremmo pensato ad un colpo d’estro eccessivo degli autori.

Essere felici, insomma, pare essere diventata una colpa da lavare col sangue. Prima è stata attaccata la bontà e i troppo buoni vengono tuttora tacciati della grave colpa di “buonismo”. Ora tocca alla felicità. Quando toccherà ad altre qualità edificanti che rendono l’essere umano meno simile ad una belva assetata di sangue? Intanto, viene il sospetto che la cattiveria e l’infelicità siano i nuovi valori da perseguire. Dovrà essere rivista, allora, anche la costituzione americana che ritiene la ricerca della felicità uno dei diritti dell’uomo.

Di fronte a tali fosche prospettive presumo che occorra organizzarsi e prestare attenzione per evitare randellate da invidiosi frustrati. Per esempio, nei social dove tutti raccontiamo la nostra vita, forse sarebbe più igienico evitare di ostentare i momenti di massima felicità. Anzi, anche quelli medi. Forse, per precauzione, persino pure i minimi. Se poi, imitando un mio amico, ignorassimo proprio questi mezzi di comunicazione di massa e si virasse verso comportamenti meno esibizionisti sarebbe persino meglio. Ma la vedo dura. Così parto: che vita grama, che grama vita. Oh come sono infelice! Chi sta peggio di me? Funzionerà?

 

Foto: Pixabay

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