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Salute in Toscana, lo stop alle visite intramoenia fa arrabbiare medici e centrodestra. Ma anche il Pd

- Cronaca
8 Maggio 2020

Per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha fissato le linee guida per la ripresa dell’attività sanitaria della regione. Nell’ordinanza n. 49 del 3 maggio 2020 dispone che la libera professione dei medici specialisti che lavorano in ospedale (la cosiddetta intramoenia) sarà nuovamente autorizzata quando il tempo di attesa per le prestazioni ambulatoriali istituzionali programmate sarà inferiore a 15 giorni (30 per la diagnostica). Subito esplode la polemica dei medici, raccolta anche dai politici. I deputati toscani di Forza Italia, Stefano Mugnai ed Elisabetta Ripani, affermano che il provvedimento “manda completamente in cortocircuito l’intero sistema dell’intramoenia, una discriminazione umiliante per i medici di libera professione che hanno scelto un rapporto esclusivo con il sistema sanitario pubblico, che non potranno più visitare i loro pazienti. E i pazienti non potranno più scegliere lo specialista di fiducia, dirottati verso il privato accreditato con cui la Regione dispone di incrementare sempre più la collaborazione organizzativa per smaltire le liste d’attesa. I medici si sposteranno verso l’extramoenia o il privato e la sanità pubblica perderà eccellenze e qualità dei servizi”.

Tuona anche la Lega. “La Giunta regionale del presidente Rossi – dichiarano l’europarlamentare Susanna Ceccardi (candidata alla guida della Regione) e Federico Bussolin, capogruppo della Lega a Palazzo Vecchio – compiono un vero e proprio blitz che potrebbe mettere in discussione l’attività ambulatoriale di molti specialisti che operano all’interno delle strutture toscane. Il personale sanitario ha dimostrato, nonostante la scarsità di mezzi forniti dalla Regione, una grande capacità organizzativa ed una profonda abnegazione nell’affrontare l’emergenza coronavirus. Secondo Rossi – proseguono Ceccardi e Bussolin – l’esercizio della libera professione sarà nuovamente autorizzato solo quando i tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali saranno inferiori a 15 giorni. Ma come ribadito dai sindacati medici e veterinari la libera professione dei medici a rapporto esclusivo non ha e non può avere relazione con i tempi di attesa perché questi dipendono dal gap di risorse che mancano all’appello di un sistema che, negli ultimi dieci anni, ha subito tagli di ogni genere, mentre i bisogni e le tecnologie aumentano ogni giorno. Con questa ordinanza – concludono Ceccardi e Bussolin – si privano i pazienti di poter scegliere il proprio specialista di fiducia e si limita la libertà del personale medico di esercitare un diritto riconosciuto dallo stesso sistema sanitario nazionale. La sanità toscana gestita dalla sinistra continua l’opera di distruzione delle professioni sanitarie a discapito di una burocratizzazione del sistema che ha creato solo disagi e difficoltà ai cittadini”.

Ma contro la mossa del presidente Rossi si scaglia anche il Pd. Simona Bonafè, segretaria regionale dem, osserva che bisogna trovare “soluzioni per ridurre le liste salvaguardando anche l’ intramoenia, che garantisce alla sanità pubblica i migliori professionisti”. Dario Nardella, sindaco di Firenze, sottolinea che “se noi vietassimo ai medici di fare questo tipo di attività ci sarebbero due danni: il primo verso i cittadini che hanno il diritto di scegliere, il secondo è il rischio che molti medici vadano via dalle strutture pubbliche ospedaliere”.

Stefano Scaramelli (Italia Viva), presidente della commissione Sanità del consiglio regionale, dice che  “serve tornare ad una graduale normalità, far ripartire visite specialistiche, esami diagnostici e sistema di prenotazione. Per far questo serve che tutti insieme ci si metta intorno a un tavolo per definire nuove modalità e nuove forme organizzative”. Sul tema dell’attività specialista pubblica Scaramelli sottolinea che “deve ripartire e contemporaneamente va riorganizzata e riattivata l’intramoenia. Soprattutto vanno ridefinite piante organiche che tengano conto del diritto alla mobilità di molti lavoratori, medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari e delle professioni. Chi in questi due mesi ha lavorato con turni massacranti e in reparti rischiosi – commenta Scaramelli – magari dovendo gestire affetti e figli nel proprio domicilio ha diritto ad una tutela particolare. Se così non fosse si abbia coraggio di sospendere l’extramoenia”.

Fortissima l’irritazione di Enrico Rossi, che sicuramente si aspettava le critiche del centrodestra ma non quelle della sua maggioranza. Ma, a pochi mesi (non si sa ancora quanti) dal voto per le Regionali, era normale che una materia così spinosa avrebbe avuto degli strascichi polemici.

 

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