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Il contagio della solidarietà: gli esempi agli ospedali di Cisanello e di Lucca

- Cronaca
13 Aprile 2020

Paolo Lazzari

Il contagio della solidarietà: in tempi difficili, una delle medicine più efficaci resta la mano tesa verso chi ha bisogno. Un messaggio biblico, “ama il prossimo tuo come te stesso”, che mai come in questa fase viene tradotto in gesti concreti, per aiutare ad alleviare le sofferenze di chi se la deve vedere con un virus – il Covid19 – che ha ribaltato ogni certezza.

Così, chi può si attiva per fare a modo suo la differenza. Uno dei temi maggiormente dibattuti in questi giorni concerne la possibilità, per i pazienti isolati, di mettersi in contatto con i propri cari. Senza l’ausilio di device ad hoc ed in mancanza dell’appoggio ad una rete wifi funzionante – negli ospedali, si sa, il problema è atavico – sono state tante, troppe, le scene che hanno visto malati non poter salutare i loro cari.

Per porre fine a questo dramma nel dramma, a Pisa, un mix di eccellenze ha unito menti e sforzi.

È stata sufficiente una settimana per concretizzare il progetto “RainboWiFi: a WiFi Rainbow over the hospitals walls”: ideata dalla Fondazione Arpa e dall’Associazione Ex Allievi della Scuola Sant’Anna di Pisa, l’iniziativa consentirà di portare una connessione WiFi ed un tablet in ogni stanza dell’Ospedale Cisanello di Pisa in cui sono isolati i pazienti Covid19.

Grazie al gioco di squadra tra i due Enti promotori, la cittadinanza (60 privati hanno donato in media 150 euro a testa, ndr), Fondazione Pisa (che ha effettuato una donazione di 20mila euro), Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato (che effettuerà a breve una cospicua donazione), Azienda Ospedaliera Pisana, Università di Pisa e Devitalia (fondamentale per il supporto tecnico ed anch’essa donatrice) sono stati raccolti i 48.600 € necessari per attivare il progetto.

L’appello era partito soltanto il 26 marzo scorso, a seguito della dolorosa constatazione delle condizioni di pressoché totale isolamento vissute dai pazienti, impossibilitati a ricevere il conforto dei propri cari in un momento così difficile. Da qui l’idea – nata da un confronto tra il professor Franco Mosca (Presidente di Fondazione Arpa) ed il professor Ugo Faraguna (Presidente Associazione Ex Allievi Scuola Sant’Anna) – di attivare una task force per fare in modo che le persone ricoverate potessero godere di una finestra audiovisiva, un arcobaleno WiFi a tutti gli effetti, per parlare con parenti e amici.

Così, grazie alla rete di supporto che è stata creata in pochi giorni, 30 tablet sono pronti per essere consegnati nei 6 reparti Covid19 dell’Ospedale di Cisanello, parallelamente dotato di un’infrastruttura WiFi dedicata per merito di Devitalia, l’azienda pisana che si è attivata immediatamente per mezzo del suo amministratore delegato, Fabio Calabrese e che grazie al confronto tecnico con l’Azienda Ospedaliera e l’Università di Pisa ha trovato una soluzione di rapida implementazione. Le reti WiFi di Unipi, Azienda Ospedaliera Pisana e Devitalia restano tutte attive e separate, per garantire il massimo della privacy e della sicurezza informatica, evitando al contempo la saturazione della banda.

I tablet verranno sottoposti a procedure di sanificazione e, per il personale addetto ai reparti, è previsto un tutorial per spiegare ai pazienti come utilizzarli in pochi rapidi passaggi.

Che la qualità della degenza ed il conforto dei propri cari fossero fattori fondamentali lo hanno intuito tutti gli attori coinvolti a vario titolo in un progetto che ha coinvolto alcune delle migliori eccellenze territoriali. L’Università di Pisa ha fornito il suo parere positivo tramite il Magnifico Rettore, professor Paolo Mancarella ed il professor Paolo Ferragina, sostenendo il progetto mettendo a disposizione un’infrastruttura essenziale come la fibra. Nel frattempo è giunta l’imponente copertura finanziaria da parte di Fondazione Pisa, presieduta dal dottor Claudio Pugelli ed altre donazioni importanti sono in procinto di arrivare. Merito particolare va attribuito anche al professor Giuseppe Turchetti, consigliere dell’Associazione Ex Allievi, che ha intuito fin da subito la necessità di intervenire, così come al dottor Carlo Milli, che ha fatto la sua parte per l’Azienda Ospedaliera Pisana.

Adesso il progetto è pronto per essere esportato: il primo ospedale a richiedere l’attivazione del servizio, dopo Cisanello, è stato quello di Pontedera. L’arcobaleno, tuttavia, è destinato ad unire tutta l’Italia e si propone di arrivare anche in altre parti d’Europa, per fornire una risposta corale all’emergenza Covid19.

Nel frattempo, lo sguardo si allunga già oltre. Quando sarà tutto finito gli ospedali coinvolti si ritroveranno con annosi problemi infrastrutturali risolti – come quelli relativi alla connessione WiFi – ed i tablet verranno mantenuti per i pazienti dei reparti di Malattie Infettive. Tutti gli altri saranno sanificati e donati alle scuole del territorio: in questo modo nemmeno un euro andrà sprecato e si fronteggerà un’altra emergenza, quella dell’accesso agli strumenti didattici per le famiglie meno abbienti. La marcia però è sempre lunga e, per tagliare il traguardo, c’è ancora bisogno dell’apporto di tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità: per questo è possibile continuare a donare, andando sul sito www.fondazionearpa.it.

A Lucca, invece – siamo all’ospedale San Luca – un gesto simile, con le dovute proporzioni, si è registrato proprio ieri. Un paziente Covid19 non riusciva a mettersi in contatto con la famiglia, poiché il suo cellulare non funzionava più. Constatata la disperazione crescente, uno degli infermieri che lo seguono da vicino nel reparto di malattie infettive ha preso una decisione che in tempi normali sarebbe apparsa semplice, ma che oggi risulta straordinaria. L’operatore sanitario ha estratto il suo smartphone dalla tasca e lo ha dato al paziente, affinché potesse effettuare una videochiamata. Un gesto di un’importanza cruciale per chi vive isolato dal mondo esterno, costretto ad affrontare una battaglia su due fronti: quello fisico, quello psicologico.

Spiragli che riabilitano il nostro ottimismo, inducendoci a pensare che – magari – ne usciremo più umani di prima.

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