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Chi ha paura delle nocciole in Toscana?

- Economia
6 Febbraio 2020

Il gruppo Ferrero decide di investire, in Toscana, per aumentare la produzione italiana di nocciole, al fine di produrre la famosissima Nutella. Una buona notizia, visto che l’iniziativa porta lavoro e ricchezza al territorio compreso tra la Valdichiana e il Valdarno. Cinquecento ettari in tutto, da coltivare a nocciole. Ma se Confagricoltura esulta (“buona notizia”) c’è anche chi protesta. Si tratta, come si legge su Firenze Today, di “Slow Food Valdarno“, secondo cui l’iniziativa di Ferrero metterebbe a rischio la biodiversità e l’ambiente locale. “Invitiamo le lobby interessate – dichiara l’associazione – a desistere dalla volontà di proporre azioni che mettano in pericolo il nostro territorio e favoriscono solo i loro interessi, dichiarando la nostra ferma volontà di manifestare per contrastare le politiche che compromettano uno sviluppo corretto, bello e lungimirante”.

Viene da chiedersi quali danni irreparabili possa creare all’ambiente e al territorio la coltivazione a nocciole di 500 ettari. Non stiamo parlando di tutto il territorio verde convertito a tale produzione ma solo 500 ettari. Che dire, allora, dei vigneti e degli oliveti che dominano nel paesaggio toscano e che sicuramente un tempo non esistevano? Hanno causato danni irreparabili? Hanno devastato il territorio e la biodiversità toscana? Forse sì. Ma quanti vantaggi hanno portato alla stessa campagna e all’uomo che vive e lavora a stretto contatto con essa?

Per Slow Food, come si legge su Firenze Today , la forte domanda di nocciole da parte di grandi aziende dolciarie e multinazionali “conquista migliaia di ettari agricoli in zone dove, per tradizione, trovavano dimora altre coltivazioni. Un’area molto ampia tra Lazio, Umbria e Toscana ha cambiato drasticamente il paesaggio. Il mondo agricolo deve prendere coscienza che la monocoltura intensiva è l’anticamera di una situazione di insostenibilità ambientale e sociale”.

Il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri, non ci sta e sottolinea che “non c’è alcuna evidenza del fatto che l’impianto dei noccioleti nei termini previsti dal nostro accordo con Ferrero possa mettere a rischio l’ambiente. C’è evidenza del contrario, cioè del fatto che i nostri produttori avranno garantito l’acquisto di una elevata percentuale di prodotto ad un prezzo preventivamente concordato”. E aggiunge: “Gli imprenditori agricoli sono i primi a sapere che l’ambiente va rispettato, perché dalla sua tutela traggono il proprio sostentamento. E siamo i primi a riconoscere nella sostenibilità l’arma da usare per far entrare i giovani nelle aziende e per garantire una sufficiente redditività delle nostre attività. La sostenibilità ambientale, economica e sociale è il nostro principale obiettivo. Ci lascia a dir poco perplessi chi pretende di subordinare la libertà di impresa non alla reale tutela dell’ambiente, ma a prese di posizione ideologiche e prive di riscontri oggettivi”.

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