Uno degli obiettivi era quello di far saltare la moschea di Colle Val d’Elsa. Avevano in mente di farlo utilizzando i tubi del gas che alimentano il luogo di culto. Dodici persone sono indagate, in Toscana, per il reato di detenzione abusiva di armi correlata alla costituzione di un’associazione con finalità eversiva. L’inchiesta, della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, ha portato alla perquisizione di abitazioni, uffici e capannoni in diversi comuni della provincia di Siena, con il sequestro di esplosivi, residuati bellici e armi legalmente detenute.

“Al momento – ha spiegato il procuratore Creazzo – non abbiamo riscontri di correlazioni con formazioni politiche di estrema destra già esistenti. La perquisizione è il primo atto di un’inchiesta da sviluppare”. Personaggio chiave dell’operazione un 60enne, dipendente del Monte dei Paschi di Siena, nostalgico del fascismo e del nazismo, che divulgava frasi inneggianti a Hitler, Mussolini e le SS.

Le indagini sono partite da alcuni conversazioni intercettate dagli investigatori della Digos di Firenze e Siena sui social network, proseguendo poi con accertamenti anche di altro tipo. Sul profilo Facebook del 60enne erano state notate alcune foto dell’uomo con una mimetica delle SS a bordo di un sidecar militare. Altre foto lo ritraevano a Dongo, dove venne ucciso Mussolini, impegnato nel saluto romano. Un’altra immagine lo ritrae mentre con le mani fa il gesto di sparare a un cartello dell’Anpi. In altre foto l’uomo impugna un lanciarazzi e un album accompagnato dalla musica dell’inno ufficiale del partito nazionalsocialista tedesco. L’uomo diceva di essere il segretario della federazione di Siena del ‘”Movimento idea sociale”.

L’uomo sapeva di essere tenuto sotto controllo. Ecco cosa dice in una frase intercettata: “Noi come ci si move siamo no guardati a vista… di più!”. Mentre in un’altra diceva: “Se devo tirare una pistolettata non mi faccio problemi… la destra estrema è una filosofia di vita”. Tra loro i membri del gruppo si chiamavano “camerati” e intendevano dare vita ad una “struttura qualificata pronta per ogni evenienza”, una sorta di “guardia nazionale repubblicana” pronta ad agire con le armi per “fare giustizia sommaria”. In una delle più recente intercettazioni  si sente dire che per risolvere i problemi “bisogna sparare… se c’è da andare a sparare noi s’ha tutti l’armi e tante”.

Il capo di questo gruppo, sicuramente poco attento alla riservatezza (vista l’attività sui social) aveva “reclutato” due colleghi bancari. I restanti indagati, tutti residenti nella provincia senese, sono cinquantenni e sessantenni: c’è chi è pensionato, artigiano, contadino o autista di pullman. Tutti detenevano armi legalmente. Nella casa del 60enne e del figlio, però, sono state trovate anche armi illegali, tra cui silenziatori per pistole e fucili, e una grande quantità di esplosivo recuperato da bombe inesplose della seconda guerra mondiale.

A tutti gli indagati la Dda di Firenze contesta il reato previsto dall’articolo 270 bis (associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico). Il 60enne, Andrea Chiesi, è stato arrestato insieme al figlio Yuri, 22 anni: a entrambi viene contestata la detenzione illegale di esplosivo e la fabbricazione di armi illegali. Ecco i nomi di tutti gli indagati: Ercolano Cardinali, Marco Alessandro De Caprio, Alessandro Meniconi, Stefano Landozzi, Stefano Mori, Renato Vanzi, Claudio Stanghellini, Alessandro Antonelli, Giorgio Bartoli, Oltre a loro ci sono anche i due arrestati e la moglie di Chiesi, Sabrina Vannini.

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