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Cristiano Accolla: “Non dimenticherò mai la partita a San Siro con 10mila tifosi del Pisa”

- Interviste, Pisani al nord
1 Dicembre 2017

Dopo la laurea il lavoro vicino a casa. Ma la voglia di fare nuove esperienze e di crescere lo hanno portato nel Nord Italia. Cristiano Accolla, 43 anni, lavora per una multinazionale di informatica. Vive a Cesano Maderno (MB), ha due figli: Beatrice (8anni) e Alessandro (6 anni). A Milano ha ritrovato un pezzo di “pisanità”. Per tifare il Pisa ma non solo…

Cristiano, come sei arrivato a Milano?
Mi sono laureato in Economia aziendale a Pisa, con una tesi scritta grazie ad uno stage in Lussemburgo. Poi ho cominciato a lavorare in un’azienda di distribuzione di informatica a Ponsacco. Gestivo i rapporti con i fornitori, tutti di Milano, e lavorando con loro mi è venuta la voglia di trasferirmi in una “grande metropoli”, pur con il rimpianto di dover lasciare la mia città.  Era il 2000, avevo 26 anni.

Ci puoi spiegare il tuo lavoro?
Sono un responsabile vendite di una nota multinazionale di informatica. Pc e Smartphone sono sempre stati la mia grande passione ed oggi poter lavorare in un settore che ti piace è sicuramente una grande fortuna. Ho passato molti anni a fare il venditore e a girare l’Italia, da un po’ di tempo gestisco il team di vendita, è meno stancante a livello fisico ma molto più stressante per le pressioni a cui sei costantemente sottoposto.

Mi diresti il primo ricordo che hai di Pisa?
In realtà sono ben tre, tutti importanti. Prima di tutto il mare di Tirrenia: ogni occasione era buona per andarci, dicevamo che era “sporco”…. però c’era. Poi la Torre Pendente: a suo tempo piazza del Duomo era sempre aperta e potevi andarci con chitarre, palloni e starci quanto volevi. Infine il Pisa di Anconetani. Quante emozioni per chi a soli otto anni poteva già vedere la serie A.

In che zona di Pisa hai vissuto?
Nella zona delle Piagge, tuttoggi la ritengo una delle più belle. Non ho più parenti a Pisa, mi sono rimasti molti amici di infanzia che purtroppo non riesco a vedere come vorrei. Si dice sempre che le cose basta volerle e poi si fanno, a volte però non è così facile e la distanza sicuramente non aiuta.

Che scuole hai frequentato a Pisa?
Ho fatto tutti gli studi a due passi da casa, vicino alle Piagge. Le medie a Pisanova, il liceo scientifico Buonarroti, l’Università di Economia. Se penso che oggi vivo a 45 km dall’ufficio, minimo 90 minuti per arrivare, sembra proprio un’altra vita.

A tuo avviso qual è il pregio più grande dei pisani?
L’allegria e la costante goliardia con cui si affrontano le difficoltà quotidiane. E più ripenso alla “folle estate del pisano” del 2016, più ne sono convinto. In quel periodo non ero a Pisa e potevo solo aggiornarmi con i social e le ricerche online, passando da Petroni, Filippeschi, Dana, Mian, Gattuso, San Piero e tutto il resto. Un contesto sportivamente tragico, a volte surreale, che però i pisani hanno gestito nel migliore dei modi. Sinceramente non so in quanti ci sarebbero riusciti.

E il difetto?
I pisani sono per certi aspetti molto chiusi, amano tantissimo la loro città ma tendono a custodirla con gelosia e a tenerla solo per loro. Non c’è la volontà e probabilmente anche la capacità di valorizzarne tutto il potenziale. Pisa ha una gloriosa storia alle spalle, la più bella piazza d’Italia, alcune delle migliori università italiane e il mare praticamente a due passi. Tutto questo però non viene sfruttato e infatti il turismo non decolla. La differenza tra Tirrenia e Viareggio è abissale, le nostre manifestazioni storiche non sono conosciute anche se lo meriterebbero: il Gioco del Ponte e la Luminara sono meravigliosi, il problema è che lo sappiamo solo noi. Piazza dei Miracoli e la Torre Pendente non sono sfruttate al meglio. Oggi di fatto chi viene a Pisa sta 1-2 giorni e poi se ne va. E il degrado urbano è sempre più marcato. Per chi come me viene a Pisa costantemente e a distanza di tempo è sempre più evidente. Ma, sia chiaro, nonostante ciò per me resta sempre la città più bella del mondo.

C’è una cosa di Pisa che porteresti al Nord?
Quello che io chiamo “pisanità”, ovvero il modo spensierato e goliardico di vivere la quotidianità; un qualcosa che è molto diverso dalla realtà di una grande città. A Milano mi trovo bene ma non è comunque la mia città. Le espressioni pisane poi mi fanno schiantà: andare allo stadio è un divertimento anche solo per questo, canedelleberve!

Come te la cavi in cucina?
Sono totalmente negato, la scusa è che non ho tempo ma in realtà nemmeno la voglia…

Il piatto preferito?
La bistecca alla fiorentina, rigorosamente al sangue.

Che significa, per te, il gruppo dei “Pisani al Nord”?
È stata una gran bella sorpresa. All’inizio eravamo in sei “estranei” con una grande passione in comune: il Pisa e la città di Pisa. L’entusiasmo è stato subito enorme, oggi siamo tanti e tra molti di noi si è creata una forte amicizia, anche al di fuori dell’ambito calcistico. Le partite sono diventate occasioni per stare insieme, sia al Geko che in trasferta. Ed ogni volta mi schianto dal ridere.

Ricordi la tua prima volta all’Arena Garibaldi?
I miei primi ricordi sono quelli della serie A vista con mio papà, che mi portava regolarmente in Curva Sud, gli piaceva così. Bisognava andare 4-5 ore prima della partita, sennò non trovavi posto in una Arena piena all’inverosimile. E quella domenica nel 1982, quando alla quarta giornata il Pisa finì in testa alla classifica, me la ricordo come se fosse ieri…

Il giocatore del Pisa che ti è rimasto nel cuore?
Sono tre dell’era Anconetani (Piovanelli, Berggreen e Kieft) e tre molto più recenti (Castillo, Cerci e Kutuzov). Ricordi diversi ma in entrambi i casi soddisfazioni enormi… che ogni anno spero sempre di poter rivivere…

La partita che non dimenticherai mai?
Milan-Pisa 2-1 del 1983 visto a San Siro all’età di 9 anni insieme a 10000 pisani quando ancora si facevano i treni speciali con Anconetani che ti veniva a prendere alla stazione. Altri tempi…

C’è un posto, a parte Pisa, dove ti piacerebbe vivere? 
Sono cresciuto sul mare ed uno dei miei sogni è vivere a due passi dalla spiaggia. Mi piace molto Viareggio, sia d’estate che di inverno, sarebbe sicuramente la mia prima scelta.

A Pisa torneresti?
Sì, molto volentieri, ormai manco da tanti anni. Tuttavia per me è praticamente impossibile allontanarmi così tanto da Milano, sia per motivi lavorativi che personali.

Prima dell’inizio del campionato si pensava che il Pisa avrebbe ammazzato il campionato. Poi, però, si è scoperto che l’impresa non è così facile…
Penso che Corrado sia un ottimo imprenditore e personaggi con queste esperienze e capacità, da Anconetani in avanti, a Pisa non li avevamo più visti. I progetti a medio-lungo termine mi sembrano validi e ben strutturati. A volte ho la sensazione che forse si sia un po’ trascurato il breve termine, ovvero la rosa con cui affrontare la stagione in corso: la mancanza di un terzino e di una punta da 15 gol a stagione sono due lacune evidenti. Spero che a gennaio si riesca a rimediare. Non criticherei però troppo il campionato del Pisa fino a questo momento. È vero che il calcio è fatto di episodi ma di fatto con i 4 punti buttati via a Monza e in casa con la Pistoiese saremmo ad un passo dalla vetta. Abbiamo appena vinto il derby col Livorno giocando la partita più bella dell’anno. Adesso loro sanno che non sono invincibili e noi sappiamo ancora di più che non dobbiamo aver paura di nessuno. Il campionato è ancora lungo e come si dice tra i Pisani Al Nord… Gnamo Gnamo Gnamo!

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Giornalista.

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