Quando Renzi le propose la candidatura in Parlamento lei ci pensò un giorno, poi disse “no grazie”. Gina Giani preferì restare al suo posto, occupandosi di voli e aeroporti. Lavoro che aveva iniziato nel 1977, salendo tutti i gradini fino ad arrivare nel 2009 al vertice della Sat (Società Aeroporto Toscano Galileo Galilei Spa) e poi nel 2015 al ruolo di ad in Toscana Aeroporti, la società nata, per volontà politica, dalla fusione dei due scali toscani. Giani ora lascia, per “ragioni strettamente personali”. A sessantacinque anni rassegna le dimissioni da tutti gli incarichi ricoperti nella società e nelle aziende da essa partecipate, con effetto a partire da venerdì 29 maggio 2020.

Laureata in Lettere (Storia dell’Arte), entra giovanissima a lavorare in aeroporto, partendo dal gradino più basso: addetta agli imbarchi-sbarchi. Dopo dieci anni diventa responsabile relazioni esterne e addetta stampa e, più avanti, capo servizio relazioni esterne e marketing. Affina le sue competenze con un Master al Mit di Boston. A partire dal 1995, come direttore commerciale e marketing di Sat, contribuisce allo sviluppo dello scalo pisano. Lo straordinaria crescita, soprattutto grazie alle compagnie low cost, porta l’aeroporto di Pisa a superare stabilmente quota 5 milioni di passeggeri annui.

Toscana Aeroporti in una nota la ringrazia per il lavoro che ha fatto, riconoscendole di essere stata “tra i principali fautori della nascita del sistema aeroportuale toscano, con la fusione dei due scali. Dalla nascita di Toscana Aeroporti, sotto la sua guida la società ha ottenuto risultati record sotto ad ogni punto di vista: ha registrato una crescita media annua dell’Ebitda superiore al 10%, un incremento medio annuo dell’utile netto del 13,6% e un aumento di oltre 1 milione di passeggeri rispetto al 2015”.

Quando le hanno chiesto cosa farà ora Giani ha risposto in questo modo: “Farò la moglie. Credo di essermelo meritato”. Nel tempo libero sicuramente tornerà a esibirsi cantando brani Jazz-Blues, visto che questa sua passione la scriveva pure nel cv.

Ma torniamo al no della manager alla politica. Molto probabilmente decise in quel modo perché non le interessava. Qualcuno però, maliziosamente, azzardò questa ipotesi: la vogliono a Roma affinché liberi il posto che occupa, sperando di mettere su quella poltrona una persona più favorevole allo sviluppo di Peretola.

 

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