Tra le case editrici presenti alla 21ª edizione del Pisa Book Festival appena conclusasi si è notata la new entry di People, che risaltava anche perché il suo stand si trovava proprio sulla sinistra dell’ingresso. Tra i libri esposti si notava il volto noto del suo cofondatore ed editore Giuseppe Civati, laureato in filosofia, deputato dal 2013 al 2018 per il Pd dalle cui file uscì per dar vita a  Possibile, movimento tutt’ora attivo nel territorio nazionale. Approfittando della sua gentilezza e disponibilità sono riuscito ad incontrarlo e a scambiare alcune impressioni con lui.

Iniziamo parlando di “People”, come mai questo nome?
“Perché ci piace raccontare la storia delle persone a cominciare di quelle che non vengono raccontate mai come gli emigranti, l ‘esempio più chiaro di tutti e legato alla cronaca di questi giorni, di cui se ne parla come se fossero merci ma in realtà sono persone. L’idea di unire un nome insieme singolare e plurale, ci piaceva. People, come persone, gente, popolo se vogliamo, era una suggestione che ci attirava molto”.

Quando è stato fondato?
“Nel 2019, ma purtroppo in concomitanza con la pandemia, un momento di grande lettura per chi aveva già un bel catalogo mentre noi avevamo bisogno di farci conoscere e, quindi, abbiamo spostato di un anno o due quella diffusione, estensione del nostro giro purtroppo impedita dall’epidemia. Adesso siamo dappertutto e disponibili a raccogliere tutti gli inviti. Veniamo anche a casa vostra se ci invitate”.

Dove si trova la sede di People?
“La sede è a Busto Arstizio perché l’abbiamo fondata in tre. Gli altri due (Stefano Catone e Francesco Foti, ndr) lavoravano con me quando facevo il parlamentare e poiché avevano perso il lavoro per causa mia mi sembrava giusto condividere con loro, che sono dei grandi professionisti, questa avventura. Uno di loro era varesino e quindi siamo finiti a Busto. Il nostro ambito di azione più vasto è nel nord Italia, tra Varese e Trieste”.

Che tipologia di libri pubblicate?
“Soprattutto saggistica, del tipo che un termine tecnico potrebbe definire ‘calda’,  attuale, e sono spesso racconti in prima persona che descrivono un’esperienza ma con rigore scientifico, attenzione al contenuto ma con un aspetto emotivo. In Italia si usa poco mentre è molto popolare nel mondo anglosassone. Potremmo definirla “narrativa non inventata” cioè racconti di cose vere ma con un tono narrativo”.

Quali sono dei vostri autori degni di nota?
“Non posso non partire da Andrea Pennacchi, il noto attore conosciuto come Poiana, nostro autore molto prolifico e di grande successo come i suoi due testi sulla Resistenza e sulla Prima Guerra Mondiale. Mauro Viani, di cui abbiamo raccolto le vignette nel corso degli anni. Abbiamo quindi un sacco di autori/autrici esordienti che hanno trovato da noi ospitalità in modo degno, e per cui abbiamo fatto e facciamo di tutto per valorizzarli”.

Il suo libro presentato a quest’ultimo festival qual è?
Non siete fascisti ma… con questo ma che ci perseguita da un po’ di tempo e che di solito cancella la parte precedente della proposizione che ora si può anche ascoltare gratuitamente sulle piattaforme principali. Racconta tutti quei riflessi, quei modi di dire, quegli usi  del linguaggio che hanno un retaggio fascista. È un libro scritto prima delle ultime elezioni e dopo ha avuto altre due edizioni perché abbiamo raccolto altro nuovo materiale. Ma non è incentrato tanto sulla politica, né sul momento elettorale, ma è una riflessione sulle strutture che la politica prende dalla cultura, dalla chiacchiera, da un certo modo affrontare certe tematiche. Faccio un esempio: ci sono persone ancora oggi che si stupiscono perché gli extracomunitari non vengono con gli aerei e non capiscono che non lo fanno perché non hanno un visto, un passaporto come noi che può aprire loro le porte come accade a noi all’inverso. Questa domanda è una posizione politica di per sé che alimenta un certo tipo di retorica”

Parlando di fascismo, secondo lei, c’è il rischio, ai nostri giorni, di un ritorno a regimi autoritari?
In Europa ci sono due-tre paesi come Ungheria e Polonia che peraltro sono citati nel libro appena uscito per Mondadori della giornalista Tonia Mastrobuoni, ‘L’erosione: come i sovranisti stanno spazzando via la democrazia in Europa”‘Questi due paesi hanno già preso una deriva autoritaria  e da una democrazia sono scivolati in un’altra cosa. Non è la classica dittatura novecentesca ma, insomma, il controllo dell’informazione, della magistratura, dell’università, un insieme di ritocchi ai sistemi elettorali, un’occupazione sistematica e clientelare del potere non saranno ancora riconducibili al secolo scorso ma vi assomigliano moltissimo. Peraltro sono gli amici di chi governa adesso in Italia. Salvini e Meloni non nascondono di avere una grande passione per Orban e per i partiti nazionalisti polacchi, che sono più di due con diverse gradazioni di nazionalismo. Ci sono nostalgici del Fascismo piuttosto dichiarati in Spagna, in Portogallo, in Francia c’è Marin Le Pen. Ci sono tanti elementi che fanno pensare che alle elezioni dell’anno prossimo questa riflessione  culturale potrebbe diventare molto concreta e  con molte, gravi conseguenze”.

In Italia, da questo punto di vista, come ritiene sia la situazione?
“Ci sono due-tre elementi più significativi di altri. Il primo è quello che moltissimi che ricoprono ruoli istituzionali importanti in questo momento dicono sulla storia repubblicana e sul fascismo un sacco di fesserie, cose volutamente sbagliate per giustificare la loro posizione storica e far si che sia degna di valore.Penso a La Russa che ne ha dette di tutti i colori di cui gli piace soprattutto il nero. La stessa Meloni che, sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, è stata molto ambigua dicendo che ” sono stati uccisi in quanto italiani”. Che non è vero perché sono stati uccisi anche da italiani e perché sono stati rastrellati  in rappresaglia all’azione dei partigiani in Via Rasella. L’antifascismo non c’è mai nella loro storia E questo è il primo dato che secondo me è molto grave perché in altri paesi accadono altre cose. È notizia di pochi giorni fa che in Germania tre ragazzi italiani sono stati incarcerati perché facevano il saluto romano, ma se lo facessero in Italia sarebbero spesso derubricati come atti un po’ goliardici, libertà di espressione, come sentito in tanti casi. Altri elementi, invece, riguardano certe categorie di persone e si tratta di posizioni un po’ pericolose. Penso alle persone omosessuali del mondo LGBTQIA+, ai migranti, alle posizioni di quel generale che ha scritto un libro molto venduto in cui si dicono molte cose che inquadrano le minoranze e quella è una cosa un po’ fascista. Perché le minoranze, soprattutto in una democrazia, una società in trasformazione come la nostra, andrebbero tutelate con grande rispetto e grande attenzione senza essere né spiritosi né sadici, perché si arriva al sadismo sui migranti ma anche sulle famiglie, sulle coppie omogenitoriali, sull’affidamento dei bambini. Insomma, intorno a certe questioni si respira un clima molto, molto pesante. Penso anche alla legge 194 su cui le cose si fanno più nere in una democrazia che dovrebbe essere il contrario del fascismo. Ma la Costituzione su cui si basa la nostra Repubblica è  antifascista e non va dimenticato perché altrimenti si parla del nulla.”

A proposito, lei è anche esponente di un partito che ha contribuito a formare, Possibile, e di cui non è attualmente, il segretario, ce ne può parlare brevemente?
“Certamente, è un partito molto giovane, molto moderno”.

Quando è stato costituito?
“Sono passati ormai tanti anni, sette anni fa, e da quando non sono più io il segretario va tutto bene. La segretaria è Beatrice Brignone e ora andremo a congresso perché ha finito i suoi due mandati e quindi dovrà lasciare il posto ad altre/i. Il partito si è collocato e si colloca in ambito di questa alleanza tra ecologisti e la sinistra che si è presentata l’anno scorso alle elezioni cercando di salvare il salvabile senza riuscire a farcela ma ci riproveremo. Ha un uguale nel simbolo perché la questione delle disuguaglianze la poniamo da tanti anni e che mi pare sia letteralmente esplosa. L’altra questione centrale è quella dei cambiamenti climatici che continuiamo a banalizzare però sono in maglietta il primo di ottobre e l’altro giorno, quando sono venuto a Pisa, mi sembrava di essere venuto per andare al mare e non per andare al book festival. Questa cosa sembra banale dirla  però,  davvero, sta  succedendo qualcosa nell’arco della nostra atmosfera di cui siamo tutti responsabili e dovremmo affrontarla e con la tecnologia che dà segnali positivi e non solo catastrofici. Questa è la nostra opinione”.

E poi ci sono i negazionisti climatici…
“Guardi, noi di quelli abbiamo tutta la biblioteca, se vuole abbiamo un gran lavoro sui negazionisti anche come casa editrice, proprio perché vogliamo  reagire contro chi negando il problema diventa, dal punto di vista politico, un criminale perché fare finta che il problema non esista ci porta a rovinare la vita non solo a noi ma alle future generazioni”.

Prospettive politiche future per il nostro paese?
“Non lo so, spero che si reagisca a questo tipo di cose dette sino ad ora e per questo la sinistra dovrebbe fare la sinistra. La destra lo fa molto chiaramente, anche troppo, cioè fa troppo la destra mentre noi facciamo troppo poco la sinistra”.

A proposito di sinistra, dei da quando è uscito dal Pd?
“Ormai sono otto anni, credo che sia caduto in prescrizione.

E secondo Lei, ora che è guidato da una ex-esponente di Possibile come Elly Schlein, il Pd è più di sinistra di prima o no?
“Sì, l’attuale segretaria era una nostra militante, mentre per il Pd non lo so se è più di sinistra di prima. È un partito che deve stare al governo , all’opposizione fa fatica, lo vediamo anche in Toscana, mi permetto di dire così. Quando gli capita di stare all’opposizione perde i riferimenti perché si  è abituato a stare sempre al governo. La segretaria Elly Schlein è molto più vicina alle nostre posizioni anche perché proviene dalle nostre file ma, nello stesso tempo, ci sono lì delle contraddizioni da risolvere che mi paiono essere sul piatto. Tra l’altro, mentre noi stiamo qui belli rilassati a parlare mi pare che nel Pd stiano volando, come al solito, le coltellate di questo e di quello alle nuove correnti. È uno schema che io purtroppo conosco che non porta a nulla di buono. Si muove l’eterno Franceschini, si muove Bersani dall’altra parte. Sono tutti nomi che ben conosciamo e che forse non dovremmo citare più perché non vorrei essere scortese, ma non dobbiamo pensare che ora, col nuovo segretario, certe dinamiche siano state superate”.

Forse è stato azzardato far nascere un partito in cui integrare due anime così diverse come quella vetero-comunista e quella cattolica?
“Non lo so. Io, all’inizio, pensavo fosse una buona idea ma sinceramente, dopo tanti anni, anche a seguito di certe scelte che ho fatto, non ci credo molto. Questo non vuol dire che non si debba discutere e cercare punti di contatto. L’anno scorso ho trovato assurdo non fare  un coalizione larga perché di fronte ad una destra così estrema che vinceva in tutti i collegi uninominali in questo sistema elettorale purtroppo fatto dal pd, era giusto cercare di allearsi con tutti e fare una grande coalizione pur distinguendosi in alcune questioni. Ho l’impressione che per ora ci sia poco da costruire ma vediamo”.

Tra le problematiche presenti nel panorama internazionale sembra spiccare la questione delle intelligenze artificiali, secondo lei è più un’opportunità che un rischio?
“Per me tutti i cambiamenti tecnologici sono un’opportunità ma il problema è che incrociano con le questioni sociali che sono, invece, sempre rischiose. Esempio semplice. Il proprietario del robot che sostituisce il lavoratore è l’unico che ci guadagna da questo cambiamento o ci sarà un reddito universale e questa ricchezza verrà distribuita? Questa tecnologia sarà privata per carità, ma anche con ricadute positive per la popolazione comune? L’intelligenza artificiale sta già operando moltissimo ma abbiamo notato che dal punto di vista economico  questo ha portato a un concentramento di potere non a una diffusione. Sono pochi i network dell’informazione, sono pochi  i gestori dei nostri dati personali e delle nostre comunicazioni, e siccome sono diventati tutti ricchissimi mi domando quando capiremo che è il caso che questa ricchezza, in buona parte, dia sollievo anche a chi il lavoro lo perde o magari ripensare alle proprie funzioni e mansioni”.

Ma un giorno, i robot, potrebbero avere la meglio sugli uomini come Terminator o il contrario?
“Questo non glielo so dire. Nel corso della mia vita no, ma credo che per il futuro ci sia da vigilare e chiuderei cosi. Spesso ci chiediamo a cosa serve la politica, ecco servirebbe a mettere a posto queste cose. Se si fa finta che non serva a niente è un guaio  che serve ai grandi potenti e tutti quelli come noi vengono fregati”.

Il breve incontro mi è parso interessante e proficuo perché ha sollevato tante curiosità, aperto diverse porte dove viene voglia di mettere il naso per saperne di più. Purtroppo, sia lo spazio che ho a disposizione qui sia gli impegni fieristici del mio interlocutore hanno bloccato qualsiasi slancio. Chissà se un giorno sarà possibile riprendere questa discussione con questo neo editore sempre dentro la vita politica nazionale.

Intanto mi congedo con un aforisma di Liliana Segre, una che le terribili dittature del Novecento le ha conosciute e vissute e sa come arrivano: “Ho paura della perdita della democrazia, perché so che cos’è la democrazia. La democrazia si perde pian piano nell’indifferenza generale perchè fa comodo non schierarsi”. Pensiamoci!

Guido Martinelli

Scrivi un commento