– Maurizio Ficeli –
L’edizione 2023 del Gioco del Ponte si è conclusa con un’altra vittoria da parte di Tramontana, che ha trionfato nella “bella”. La “Nazionale boreale” è stata guidata al successo da un personaggio storico del Gioco. Stiamo parlando di Roberto “Bob” Biagi, pisano doc e capitano del San Michele, che, forte della sua grande esperienza, ha saputo trovare la “carica” giusta per spingere i propri uomini alla vittoria. Lo abbiamo intervistato per chiedergli alcune impressioni sul Gioco e sulla magica serata del 24 giugno sul Ponte di Mezzo.
Grazie Roberto, per la tua disponibilità. Cominciamo, anzitutto, con il tracciare un bilancio di questo Gioco del Ponte passato da poco agli archivi. Che edizione è stata?
“È stato un Gioco del Ponte, a mio avviso, bellissimo. Si sono visti combattimenti ‘grossi ‘ non solo tra San Michele o San Martino, le sfide sono state equilibrate, e questo non può che piacere ed entusiasmare. Poi lo scontro è terminato 3 a 3 con la sfida decisiva tra le due ‘Nazionali’… anche questa cosa è stata avvincente. Tutto è scorso veloce, non ci sono state perdite di tempo”.
C’è stato un momento che hai temuto che per la parte di Tramontana le cose non si mettessero bene, malgrado i pronostici a voi favorevoli?
“Probabilmente Tramontana avrebbe potuto rischiare qualcosina in più, anche se un po’ lo ha fatto perché, se guardi bene, ha avuto la possibilità di poter vincere 4-2 se il San Michele fosse riuscito a sconfiggere il San Martino, invece è venuto fuori il 3 a 3. Quando il San Michele ha perso, però, non ho avuto eccessivo timore. Questo perché noi come liste della “Nazionale” eravamo favoriti. Io ho fatto montare sul ponte elementi più freschi e riposati, mentre Mezzogiorno, con una lista più limitata, aveva combattenti più stanchi, e questo per noi indubbiamente è stato un vantaggio”.
Veniamo ora alla finale che ha dato la vittoria alla parte boreale, come hai vissuto quei momenti?
“Essendo di San Michele, vederlo perdere quest’anno non mi aveva creato un bello stato d’animo nell’affrontare questa finale. Poi io fino al 2019 (tra pandemia e vicissitudini varie), quando poi lasciai, con il San Michele non avevo mai perso, quindi ero un po’ abbattuto per questo. Prima della ‘bella’ dovevo cercare di tranquillizzare i ragazzi per portarli alla vittoria, perché non sarebbe stato ammissibile perdere questo gioco”.
Riguardo alla parte avversaria, che giudizio ti senti di dare?
“Bisogna dare merito a Mezzogiorno che con le poche squadre e con un Comando che si è insediato solo a marzo, hanno saputo fare un bel lavoro, adottando una bella strategia. Più di questo non potevano fare, quindi complimenti al Generale Sergio Mantuano e soprattutto al Comandante Cristiano Scarpellini”.
Hai una dedica particolare da fare riguardo a questa vittoria?
“A tutti i componenti della parte boreale, a cominciare dal Comando, con il Generale Matteo Baldassari, che è una persona fantastica, e ovviamente a tutte le squadre e le Magistrature. E qui, in particolare, vorrei fare una dedica al San Michele, perché, paradossalmente, la sconfitta di questa mia squadra ha dato una ulteriore carica nell’affrontare e vincere la finale. Poi, se permetti, avrei un’altra dedica…”
Prego…
“Ad una persona scomparsa qualche mese fa, Mario Cerrai, che è stato un combattente, un capitano, un luogotenente, una persona fantastica che tutta Pisa ha avuto modo di apprezzare per l’impegno in diversi campi, da vigile del Fuoco ad atleta nel campo della lotta, dando lustro alla nostra città, che amava in maniera viscerale”.
Lasciamo il Gioco e passiamo ad altro. Tu sei anche un noto e grande tifoso del Pisa, cosa mi puoi dire del campionato appena concluso. Hai qualche dare qualche consiglio da dare alla società?
“Nella società ho massima fiducia e non mi sento di dare nessun consiglio perché io mi fido della famiglia Corrado e di Knaster, ed anzi, tutta Pisa dovrebbe ringraziarli per averci tolto da certe situazioni difficili, anche perché in momenti precedenti alla loro gestione, si stava sempre con la paura di non potersi iscrivere al campionato. Riguardo al campionato appena trascorso, io ho avuto invece tanta paura di fare la fine della Spal e del Benevento, perché eravamo partiti molto male, il problema è che noi siamo usciti troppo presto dalla situazione della bassa classifica, ritrovandoci nei playoff e così ci siamo illusi di andare direttamente in serie A, mentre se fossimo rimasti a metà classifica, ci saremmo salvati tranquillamente e non ci sarebbero stati certi malumori per il mancato ingresso nei playoff”.
Come vedi il futuro di questo Pisa?
“La prima volta che siamo ritornati fra i cadetti ho sempre detto che a me basterebbe fare almeno 15 anni di serie B. Chiaramente se fossimo riusciti a fare qualcosa di meglio saremmo stati tutti più contenti. L’importante, comunque, è l’essere riusciti a lasciare l’inferno della serie C. Già la serie B per una città come Pisa è una dimensione importante. È giusto, però, aspirare a qualcosa di più, tentando di riconquistare la serie A. Ovviamente sta alla società lavorare per cercare di raggiungere certi obiettivi. Ricordiamo anche che c’è il problema non tanto del centro sportivo ma dello stadio, perché, se si va in serie A, la ristrutturazione si rende assolutamente necessaria. Ci vuole una struttura che deve essere un valore aggiunto, anche a servizio della nostra citta”.
Maurizio Ficeli