E no, non toccateci anche la Schiacciata di Pasqua. Dolce tipico toscano particolarmente diffuso nelle provincie di Pisa, Livorno fino a Siena, Grosseto e Fucecchio (dove si dice che sia nato e certificato dal Comune), viene preparato nell’imminenza della Pasqua ed è inserita da Pellegrino Artusi nel suo famoso ricettario. Artusi descrive la ricetta della “Stiacciata alla livornese“, ma, alla fine, cita la “leggerezza di quelle del Burchi di Pisa”. Una nota pasticceria della provincia pisana l’ha chiamata “Schiacciata della Zeffira“.

“Zephiro torna, e ’l bel tempo rimena” è il famoso incipit di un sonetto di Francesco Petrarca che ricorda l’arrivo del bel tempo col vento primaverile, ma la “stiacciata” arriva prima della Pasqua e dopo la Pasqua se ne va. Vedere la schiacciata chiamata Zeffira lascia immaginare, ma forse non sarà così, uno scenario da “cancel culture“, quasi a volerla staccare dalla Pasqua cristiana e inserirla in un contesto neutro legato alla primavera che, storicamente, coincide col periodo pasquale e che molte tradizioni, effettivamente, celebrano.

Ma il dolce pasquale è tale perché legato a questa festa e che sia nato a Fucecchio, a Livorno o a Pisa, che sia più o meno “stiacciata” (anche se il termine sembra derivare dalle tante uova schiacciate per prepararla), con variazioni da zona a zona, non importa, viene preparata per Pasqua e va avanti fino alla Pasqua di rose (Pentecoste). Senza la Pasqua non ci sarebbe la Schiacciata.

Andrea Bartelloni

 

 

Foto: Mollica’s Food (Facebook)

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