Guido Martinelli

Shine Pink Floyd Moon. Bello, bello, bello. Una sera d’estate in Piazza dei Cavalieri, a Pisa; la musica live dei Pink Floyd grazie agli italianissimi musicisti della Tribute Band “Pink Floyd Legend”, unica riconosciuta dal grande Roger Waters diretta da Franco Castaldi; le coreografie dell’indimenticato Micha Van Haecke nella sua ultima fatica artistica prima della dipartita di un anno fa. Praticamente un mix vincente messo in scena dalla Compagnia di Daniele Cipriani guidata da Raffaele Paganini nel ruolo di Syd Barret, e coadiuvato dal suo giovane alter-ego Mattia Tortora.

Esaltante. Coinvolgente. Dirompente. Unico. Grazie Teatro Verdi: spettacolo migliore non poteva essere approntato. Tra l’altro è stata pure l’unica data italiana del tour di questo evento irripetibile e unico. E mi spiace descriverlo usando chiavi irrazionali poiché preferirei inseguire ancora quell’emozione forte che giovedì sera ha travolto sia il sottoscritto che l’intero uditorio. Noi, della generazione che inseguiva il giusto e il bello, ci siamo nutriti dei suoni, distorti e ipnotici, dei Pink.

Quei lontani epigoni della psichedelia portata fino al progressive rock che nei loro brani ci hanno parlato di tematiche importanti come la guerra, l’incomunicabilità, la violenza, l’ingiustizia, trasportandoci in mondi lontani e seducenti. Con il lato oscuro della luna che vegliava sulle nostre semplici e banali esistenze che sono tornate a brillare come quella breve dell’indimenticato Syd Barret, il diamante pazzo floydiano che nella sua breve esperienza terrena ha fatto pure comprendere come la percezione delle cose sia soggettiva.

Quei suoni ipnotici che allargano la percezione spaziale uniti a rumori intesi come elementi del contesto ambientale uniti in modo armonico ed equilibrato, ben si sono adattate alle coreografie di quel genio artistico che fu Micha Van Hoecke coreografo, regista teatrale e ballerino russo-belga scomparso, dopo una lunga malattia, a Castiglioncello, lo scorso agosto, e per cui la serata è stato anche un modo per ricordarlo e rendergli omaggio. Hanno rimesso in piedi quest’opera rock, come la definì lo stesso Micha, la sua assistente coreografa nonché moglie Miki Matsuse insieme a Stefania Di Cosmo. Ne è scaturito uno spettacolo armonico perché la danza non è stata solo un semplice accompagnamento ma un connubio artistico perfettamente riuscito con la musica.

Grazie a questi meravigliosi interpreti siamo finiti tutti lassù, sopra quel nostro satellite che influenza i nostri umori di questa nostra esperienza terrena così precaria e instabile, ma che vale la pena di essere vissuta.

E da quell’altezza abbiamo considerato, stimolati dagli artisti, quanto sarebbe preferibile seguire i nostri impulsi interiori, le nostre fantasie più veraci e profonde, invece di andare dietro alle indicazioni univoche e prescrittive di una società che vuole massa informe e non individualità uniche e brillanti. Grazie ancora!

Scrivi un commento