Ogni anno con la primavera e l’estate scompaiono le “Tre buche”, in attesa di riapparire d’autunno. La curva che segue il corso dell’Arno rimane, ma le “cateratte”, le aperture che dovevano servire per far tracimare l’Arno in piena nella colmata d’Arnino spariscono sotto la folta vegetazione che le avvolge completamente.

Nel 2017 la struttura in mattoncini rossi venne ripulita ma poi è tornata nell’incuria più totale. Chi dovrebbe tenerla pulita e lasciare visibile questa storica costruzione? Fu il cardinale Cosimo Corsi, arcivescovo di Pisa dal 1853 al 1870, a volere quella struttura nel 1863. Il fiume Arno aveva subito diversi rimodellamenti ad opera dell’uomo, sempre allo scopo di ridurre i rischi di esondazione che gravavano sulla città di Pisa. Famoso quello “ferdinandeo” di Ferdinando I dei Medici, che volle spostare lo sbocco al mare verso nord con lavori che si conclusero nel 1771 sotto il Granduca Leopoldo di Lorena.

La zona della curva dell’Arno fino a san Piero a Grado era di pertinenza della Diocesi di Pisa come beneficio della Mensa arcivescovile, che comprendeva beni e possedimenti a disposizione della diocesi che garantivano il mantenimento del vescovo e della curia. Tale Mensa si interessava dei lavori nelle zone di sua proprietà, come appunto la tenuta di San Piero, dove il cardinale Corsi volle far edificare nuove case coloniche lungo la via Livornese, nel podere del Sodi e alla Presa (Maleventre).

A San Piero venne costruito, sempre in quegli anni, uno stradone, una nuova stalla e anche un ponte in muratura a tre luci con cateratte, un “trabocco” proprio sulla curva dell’Arno, le Tre Buche. L’opera non riuscì nel suo intento e rimase inutilizzata, testimoniando solo l’attenzione del cardinale per le sorti delle zone di competenza della Mensa Arcivescovile.

Vediamo più volte all’anno curare con attenzione il viale D’Annunzio, ma “le cateratte” restano nel più totale abbandono. Di chi sono? A chi spetta la loro manutenzione?

Andrea Bartelloni

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