Maurizio Ficeli

Continua la nostra carrellata di interviste alla ricerca di personaggi del tifo pisano. Stavolta abbiamo parlato con una persona speciale: si chiama Silvia Regina Tavares, di professione infermiera, brasiliana di Fortaleza, città dove è nata il 21 aprile 1978. Ormai è pisana di adozione e orgogliosa di esserlo, come si nota dal suo accento misto brasiliano-pisano. È facile scorgerla sugli spalti dell’Arena Garibaldi nelle partite casalinghe, in Curva Nord, dove esibisce orgogliosamente la bandiera del Brasile in omaggio al suo connazionale e portiere nerazzurro, Nicolas Andrade. La bandiera verde-oro la porta anche nelle numerose trasferte a cui partecipa al seguito dei nerazzurri di Mister Luca D’Angelo.

Silvia Regina, da quando vivi a Pisa e come è nata questa passione per i colori nerazzurri?

“Sono arrivata a Pisa nel 2003, dopo che avevo conosciuto mio marito, Dario Cerrai. Era venuto in Brasile per le vacanze. Ero già un’appassionata di calcio, lo seguivo già da piccola grazie al mio babbo che in Brasile mi portava allo stadio. Arrivata in Italia ho cominciato a seguire il Pisa con mio marito. Lui è un pisano doc e un tifoso accanito come me, un vecchio tifoso della gradinata”.

È facile notarti in curva Nord con la bandiera del Brasile, che sventoli sempre specie quando il Pisa si spinge all’attacco. Da quant’è che porti questa bandiera allo stadio?

“Dall’inizio di questo campionato, quando ho saputo che al Pisa era arrivato come portiere il mio connazionale Nicolas Andrade. Così ho cominciato a fare il tifo per lui, ci siamo conosciuti subito ed abbiamo cominciato ad avere un rapporto di amicizia. Oltre che tifosa del Pisa sono diventata una sua grande fan. Il Pisa, comunque, lo seguo da molto prima.

Da quanto tempo tifi per i nerazzurri?

“Dal 2007/2008, i tempi di Mister Gianpiero Ventura. Seguo la squadra anche in trasferta. Svolgendo la professione di infermiera con i turni di lavoro prima non potevo, i cambi di orario li facevo solo per andare all’Arena. Con il cambio di ruolo nel mio lavoro, che ora mi permette di avere il weekend libero, posso seguire il Pisa anche fuori casa e nelle trasferta lontane e lo faccio volentieri”.

C’è una trasferta o una partita che ricordi con piacere?

“Bella è stata quella dell’andata al “Rigamonti” di Brescia, dove abbiamo vinto. È stata davvero una giornata favolosa. Quella difficoltosa, più che brutta, è stata la trasferta a Parma, con tutta quell’acqua che abbiamo presa e poi il tempo per arrivare a destinazione, con l’autostrada della Cisa piena di interruzioni che ci ha costretto a deviazioni per le campagne. Tra l’altro ero rimasta un po’ fuori dal settore ospiti perché avevo acquistato il biglietto dopo la prima tranche di biglietti per i pisani che erano terminati, optando per un settore accanto a quello dei nostri, ma nonostante tutta quell’acqua anche lì la mia bandiera sventolava per il mio Pisa e per il mio grande portiere e connazionale Nicolas”.

Riguardo a Nicolas, incontrarvi fra connazionali è stato sicuramente un modo per ritrovarvi lontano dalla vostra terra. Vi capita di parlare delle cose del vostro paese anche per sconfiggere un po’ di saudade?

“Siamo di regioni diverse del Brasile. La mia città, Fortaleza, è sul mare, siamo un po’ più festaioli ed agitati, lui invece viene da una zona del Brasile più tranquilla. Parliamo un po’ di tutto, delle cose di casa, di suo figlio Theodoro, che è nato qui a Pisa da pochi mesi, della moglie Eliza. Mi dice che si trovano bene in città e sono contenti di essere qui. Parliamo del suo lavoro, delle prestazioni in campo, della forza del gruppo e di tante altre cose”.

Che differenza di mentalità hai trovato fra il Brasile e l’Italia?

“Per me all’inizio è stata un po’ dura, un po’ il cambio della moneta fra la lira e l’euro, purtroppo anche un po’ di razzismo che esiste ancora perché l’ignoranza regna sovrana: ero un po’ più scura di carnagione perché vengo da una zona di mare, ed ho trovato un po’ di mentalità chiusa verso lo straniero, ma mi sono data da fare fin da subito e mi sono relazionata con le altre persone. Ho un carattere che mi aiuta, mi sta bene tutto e dove mi trovo cerco di adeguarmi. Direi che tutto sommato alla fine è andata bene”.

Però, dai, ti sei inserita benissimo, parli bene anche il vernacolo pisano… Ti è mai capitato di usare qualche parola prettamente pisana quando sei ritornata nel tuo paese?

“Sì, sì, a volte mi sbaglio, mi confondo, parlo in portoghese, poi ad un certo punto parlo il pisano e mi dicono ‘ma che dici? Sei di fuori?’. L’accento pisano ormai mi è entrato nelle vene e non ci posso fare niente”.

Parliamo della tua famiglia, oltre al marito se non sbaglio hai anche un figlio?

“Sì, si chiama Luis Cerrai, ha 14 anni, anche lui tifoso del Pisa. Gioca a pallone nello Zambra Navacchio ed ha un grande sogno nel cassetto, come tutti i bimbi che giocano a pallone: fare carriera”.

Che giudizio ti sei fatta sul campionato del Pisa?

“A mio avviso, pur con alti e bassi, abbiamo fatto un grandioso campionato. È un Pisa formato da grandi guerrieri. Se siamo arrivati dove siamo significa che ce lo siamo meritati, che siamo fra le migliori squadre, io ci credo nella promozione, noi pisani ci crediamo”.

Come hai vissuto la gara vittoriosa di Frosinone?

“Premesso che purtroppo per impegni familiari non sono potuta andare, comunque anche da casa la partita si vede bene anche se mi sarebbe piaciuto essere presente allo stadio. La squadra ha disputato una bella partita, da undici leoni”.

Oltre a Nicolas, tuo connazionale e tuo idolo, quali altri giocatori ti piacciono di questa squadra nerazzurra?

“Tutti sono bravi, però c’è qualcuno che è più disponibile e si ferma volentieri a parlare coi tifosi, come, ad esempio, il
“Comandante Caracciolo, persona molto umana, a cui colgo l’occasione di fare gli auguri per l’operazione a cui si è sottoposto in questi giorni, affinché ritorni presto più forte di prima, da leone qual è. Noi tifosi lo aspettiamo in gloria”.

Quando sei arrivata in Italia, qual è la città che ti è piaciuta di più?

“Ho visitato diverse città: Venezia, Rimini, Sanremo, Firenze, Roma, la nostra grande capitale d’Italia e ti devo dire che Roma è Roma. A parte Pisa, dove non potevo cascare meglio e sono orgogliosa di essere pisana di adozione”.

Qual è invece la città italiana che vedi più vicina al carattere brasiliano?

“È quella da cui proviene il nostro numero 17 e che per me è una persona favolosa. Napoli, la città del nostro Giuseppe Sibilli. Nel napoletano io vedo il cugino del brasiliano”.

Per finire, uno sguardo alla situazione contemporanea che stiamo vivendo in Italia e nel mondo fra pandemia e guerra. Qual è il tuo pensiero?

“L’Italia ha vissuto anni migliori, purtroppo con il passare degli anni siamo diventati sempre più poveri, la guerra come la pandemia è negativa, ovunque ha avuto il suo impatto, speriamo che finisca tutto. Dopo una pandemia che ci ha devastati e la guerra che ci sta buttando giù, bisogna sperare nel ritorno alla pace. Anche in Brasile certe cose hanno avuto impatto negativo. I poveri, da ogni parte, sono sempre più poveri”.

Vorresti aggiungere qualcosa per incitare la tua squadra del cuore?

“Forza ragazzi, forza mio grande Pisa, che adoro anche quando perde, avanti così!”

Maurizio Ficeli

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