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Un uomo senza casa e senza affetti

- Cultura
17 Aprile 2022

In una fredda sera invernale, sibila il vento, mentre nel cielo si addensano nuvole scure. Forse nella notte pioverà. Un uomo dal passo stanco si avvicina alla chiesa di Casciavola (Pisa), è solo e senza affetti. Arrivato sulla porta della canonica preme il pulsante del campanello. Al parroco che gli apre l’uscio il poveretto chiede implorante: “Padre, mi aiuti, non so dove andare a dormire, mi faccia entrare, la prego, soltanto per questa notte ch’è molto fredda…”

Che deve fare il sacerdote? Lo sa bene che non ha una struttura idonea per dare alloggio ai senza casa, ai “barboni”, agli extracomunitari e a tutti quelli che hanno bisogno di assistenza per sopravvivere. “Io sono un modesto prete – pensa dentro di sé – so che non posso chiudergli la porta in faccia. Nelle mie omelie parlo sempre di amore fra gli uomini, accoglienza, carità…. In nome del Cristo redentore non posso dirgli di no, altrimenti che prete sarei?”.

Così, d’istinto, apre la porta e lo fa entrare, mettendogli subito a disposizione un angolo del palcoscenico del teatrino parrocchiale, dove colloca una rete con sopra un materasso e due coperte, negli altri giorni lo sposta in un locale al piano terra della canonica.

È una scena realmente triste, che si svolge fra un uomo solo e un prete. Sopra di loro il Creatore del Cielo e della Terra, Iddio dell’Universo. Il sacerdote sale nella cucina della parrocchia, riscalda una tazza di latte e la porta al barbone con due fette di pane imburrato e zuccherato. “Per stanotte riposa tranquillo – gli dice con affetto – ma domani vedi di trovare un’altra sistemazione. La parrocchia non è in grado di offrire questo tipo di accoglienza ai bisognosi”.

Un nodo gli serra la gola, non riesce più a parlare, si limita ad augurargli la buonanotte. Ma il giorno dopo il senza tetto non si allontana. Rimane lì per altri giorni.

Non si fa più vivo. Un giorno il prete, preoccupato, forza la porta della stanza, e così trova l’uomo disteso senza vita nel lettino. Il parroco si occupa di tutte le pratiche per far riportare il corpo del defunto nel suo luogo di nascita. Ha fatto tanto il sacerdote per quel poveretto. E per molte altre persone in difficoltà, così come per i giovani, gli anziani e gli ammalati.

Il prete si chiamava don Nino Guidi, un grande uomo nato in Versilia, a Pruno, nel comune di Stazzema.

Renato Sacchelli

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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