Luca Bocci

Se vi è mai capitato di guidare sulle stradine di campagna della Toscana in una giornata di sole, probabile che abbiate incrociato uno o più gruppi di cicloamatori. La storia d’amore tra le due ruote e questa terra risale all’era eroica dello sport della fatica, quando era molto più popolare del calcio. Se avete sentito parlare dei grandi campioni del passato, non tutti sanno che forse il più grande di tutti, Gino Bartali, è stato parte di un’operazione che ha salvato 800 italiani di religione ebraica dalle camere a gas. ASCOLTA LA STORIA

In bicicletta, spesso da solo, tra Assisi, Firenze e Roma, sapendo bene che ogni posto di blocco poteva costargli la vita, il campione fece la sua parte, trasportando foto e materiali necessari per produrre documenti falsi per l’espatrio degli ebrei nascosti nei monasteri dell’Umbria. La cosa incredibile è che nessuno, ben oltre la sua morte nel 2000, disse mai una parola di questa storia straordinaria. Perché non disse niente? Come diceva lui, “il bene si fa ma non si dice”. Per lui il ciclismo era un modo per rimanere in contatto con Dio ed esprimere la sua profonda fede.

Bartali rimase fedele ai suoi valori fino alla fine, il che spiega perché un vescovo abbia iniziato tre anni fa la causa per la sua beatificazione. San Gino Bartali, patrono degli sportivi? Sicuramente avrebbe da brontolare anche per questo. Ancora meno, però, parlano dei tanti oscuri Schindler che furono fondamentali in questa operazione. Anche loro, dai tanti sacerdoti al ragioniere pisano Giorgio Nissim, non parlarono mai di quel che avevano fatto in tempo di guerra. Gente d’altri tempi, per la quale purtroppo si è perso lo stampo. La loro storia e molto altro nella puntata di oggi.

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