Dieci persone sono finite in manette mentre un’altra è ricercata nell’ambito di un’operazione contro il caporalato nel settore edile. Gli arresti sono avvenuti a Vaiano (Prato), Montemurlo (Prato), Prato, Quarrata (Pistoia), Pistoia, Agliana (Pistoia) e Firenze. Gli indagati sono accusati dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, impiego di lavoratori non in regola e falsità ideologica in certificati.

Le indagini, condotte anche mediante intercettazioni telefoniche, hanno scoperto che gli indagati, oltre a favorire gli stranieri irregolari con fittizie richieste di lavoro, utilizzavano alcune società di comodo per “regolarizzare”, solo formalmente, una parte degli oltre 100 lavoratori effettivi, sia italiani che stranieri. Ogni giorno gli stranieri venivano reclutati in un punto di ritrovo di Prato ed erano trasportati sul luogo di lavoro con auto e minibus. Venivano adibiti alla costruzione di case e negozi in oltre 30 cantieri sparsi in varie parti d’Italia tra cui anche le province toscane di Firenze, Prato e Pistoia.

Ai vertici dell’organizzazione vi sarebbe, secondo gli inquirenti, Said Ahned Eid, egiziano di 41 anni, con altri due uomini: il fratello Sabri Ahned Eid Mohammed (39 anni) ed un italiano di 45 anni di Crotone, Vincenzo Marchio. Alcuni collaboratori magrebini, di età tra i 26 e i 43 anni, si occupavano della gestione, del trasporto e del controllo degli operai. A fare da intermediari, a cui era demandato il compito di reclutatore la forza lavoro, c’erano altri cinque cittadini stranieri, a loro volta operai. Tra gli indagati in stato di libertà anche due fratelli di Prato di 39 e 68 anni, che tramite la loro società avrebbero attestato falsamente la frequentazione degli operai di corsi sulla sicurezza, per fare in modo che i lavoratori ottenessero anche questa qualifica.

Secondo gli inquirenti il reclutamento si basava sullo sfruttamento. Uno dei manovali racconta che i lavoratori erano “trattati come schiavi e zerbini”. Molti erano senza contratto e dovevano restituire una parte di quanto ricevevano come paga per continuare a lavorare. La paga sarebbe stata di cinque euro l’ora. L’indagine era partita due anni fa, dopo la denuncia alla Cgil di un lavoratore  che reclamava soldi arretrati.

Foto e video: Questura di Firenze

 

 

Tra gli altri arrestati ci sono 8 stranieri, per  lo più egiziani, tutti accusati di essere caporali, reclutatori di forza lavoro per le due imprese. Nell’inchiesta, denominata ‘Cemento nero’, i lavoratori venivano reclutati in una piazza di Prato e portati nei cantieri, non solo in città ma anche a Firenze, Vaiano, Montemurlo, Quarrata, Pistoia e Agliana. Il lavoro non conosceva pause, ferie o orari: “Si lavora anche di notte se c’è bisogno”, dice al telefono uno degli indagati.

I lavoratori venivano reclutati la mattina presto e portati in pullmino sui cantieri: dai negozi da ristrutturare alle case. Una parte dei manovali e muratori veniva assunta in nero, altri con contratti regolari. Ai vertici dell’associazione figurerebbe un cittadino egiziano di 41 anni con altri due uomini: il fratello di 39 anni, anch’egli egiziano (titolare di una delle due ditte) ed un 45enne originario di Crotone (titolare dell’altra ditta coinvolta nell’inchiesta). I loro stretti collaboratori, incaricati principalmente della gestione, del trasporto e del controllo degli operai, sarebbero stati invece tre cittadini magrebini di età compresa tra i 26 e 43 anni.

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