L’emergenza coronavirus ci ha costretti a casa per settimane, con profonde ripercussioni non solo dal punto di vista economico. Ne abbiamo parlato con il dottor Ciro Conversano, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e dottore in neurobiologia.

Cosa può dirci rispetto agli effetti psicologici che questa pandemia ha sulle persone?
Le persone vivono una situazione di stress, in parte legata alla paura del contagio proprio o dei propri cari, in parte legata alle restrizioni alla propria liberà imposte legittimamente dalle autorità, che se da una parte tutelano la salute pubblica, dall’altra danno origine ad una serie di sintomi quali: ansia, panico, insonnia, irritabilità, senso di affaticamento, difficoltà di concentrazione, depressione, indecisione, labilità dell’umore etc..

Ci sono fasce di popolazione più a rischio da un punto di vista psicologico?
Sì. Alcune persone con pregressi disturbi mentali, altre fragilità possono risentire maggiormente della situazione. Gli anziani, soprattutto se affetti da declino cognitivo o demenza, potrebbero allarmarsi molto. Le persone con un sistema immunitario compromesso o con patologie pregresse potrebbero sentirsi più vulnerabili e avere molta ansia rispetto al rischio di contagio.

Pensa che una volta terminata la quarantena, le persone continueranno ad avere sintomi da
stress?
Di sicuro quello che sembra emergere è il rischio che la sintomatologia da stress possa strutturarsi nel lungo periodo portando, in alcuni casi, allo sviluppo di una serie di disturbi, quali disturbi d’ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress, aumento dei suicidi, abuso di sostanze ecc.

I bambini, possono risentire più degli adulti di questa situazione di emergenza?
I bambini potrebbero reagire in modi diversi a questa situazione e molto dipende dalle reazioni dei loro genitori. Anche per loro non è semplice dover rinunciare allo sport, alla scuola, alla socialità con i compagni, quindi è possibile che possano avere delle reazioni di insofferenza verso tutte queste limitazioni. I bambini captano gli stati d’animo dei genitori come fossero “radar”, pertanto è fondamentale che siano loro i primi a controllare le reazioni di ansia e mantengano il più possibile la calma. Poi è importante farli esprimere attraverso il gioco, il disegno, l’attività motoria nei limiti di ciò che le norme sanitarie consentono.

Ha dei suggerimenti rispetto alla vita di quarantena per ridurre il rischio di complicazioni psicologiche?
In queste ultime settimane sono state pubblicate dal nostro Ordine Nazionale linee guida ed indicazioni per affrontare questo cambiamento nel migliore dei modi. Le capacità adattive dell’essere umano sono una grande risorsa, dobbiamo pensare che questa fase, come tutte le cose nella vita, passerà. Inoltre, questa è una grande opportunità per le famiglie e gli individui di prestare attenzione alle cose per le quali non c’è mai tempo e magari, di sperimentare un cambiamento nei comportamenti, provare una comunicazione diversa in famiglia.

d.g.

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