A Siena ci sono diciassette contradaioli indagati per rissa e resistenza a pubblico ufficiale. I fatti risalgono al luglio 2018. Si tratta, in particolare, di uno scontro (che in gergo viene chiamato “fronteggiamento”) avvenuto tra la contrada del Nicchio e quella di Valdimontone. Ovviamente rivali. Perché il Palio di Siena vive soprattutto di rivalità: accanto alla gioia per le vittorie (e la memoria storica) c’è quella per le sconfitte dei rivali. Dopo ogni Palio, infatti, c’è chi intona cori e fa festa per la vittoria e chi, invece, lo fa perché i rivali sono andati male. Una sorta di derby che si vive 365 giorni all’anno.
Ma torniamo ai fatti. Sentiti dal pm che indaga, i contradaioli si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. “Ognuno deve fare il proprio lavoro – dice a La Nazione l’avvocato Luigi De Mossi, che oltre a difendere alcuni contradaioli è anche sindaco di Siena -, la procura ha il codice da applicare. Al contempo vorrei che venisse affermato un principio molto chiaro, che i fronteggiamenti non si possono equiparare ad una rissa da stadio. Non sono le stesse persone. Quella senese è una popolazione mite che si anima solo per difendere i propri colori”.
Ma in questa difesa dei propri colori ci dovrà pure essere un limite? Ovviamente sì, ma secondo alcuni non si possono seguire le leggi che valgono per tutti. Non è la prima volta che le violenze scoppiate dopo il Palio finiscono nelle aule della Giustizia. E forse non sarà neanche l’ultima. Non esiste, infatti, una legge parallela, che vale solo per il Palio e i contradaioli. Le leggi valgono per tutti, in ogni occasione.
All’avvocato De Mossi, nella doppia veste di legale e sindaco, il compito di dimostrare che esiste una differenza, sia pure sottile, tra la rissa e il fronteggiamento. Il secondo, anche se può sembrare strano (a chi non è di Siena o non conosce il Palio) fa parte della tradizione. Ovviamente un conto sono le chiacchiere da bar, altra cosa le argomentazioni giuridiche, che devono fare breccia e diventare giurisprudenza. Bisogna tenere conto anche di un altro aspetto, non secondario. Il Palio ha delle regole, una vera e propria “giustizia paliesca“, con sanzioni più o meno gravi fino alla squalifica (non si può disputare il Palio).
Una parte importante di Siena, quello che ruota intorno al Palio, per certi versi si sente incompreso: la procura rivendica il diritto-dovere di applicare la legge. Dall’altra parte ci sono i contradaioli che, dopo alcune recenti condanne (33 contradaioli di Onda, Nicchio e Valdimontone) protestarono in questo modo: “Allora devono indagarci tutto”. Lo scontro va avanti. Non è solo una battaglia legale ma anche culturale.
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