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Pisa è Tuttomondo! Un libro celebra i trent’anni del murale di Keith Haring

- Cultura, Interviste
20 Settembre 2019

Sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio, a Pisa, c’è un murale che, per dimensioni, bellezza e colori, non passa certo inosservato: “Tuttomondo”. Lo realizzò Keith Haring nel 1989. Fu il suo ultimo grande lavoro (l’artista morì nel febbraio 1990). Il trentennale del murale viene celebrato con un libro, scritto da Francesca Bianchi ed Elisa Bani (“Pisa è Tuttomondo!”, Marchetti Editore, 78 pag., 13 euro).

Scritto per raccontare l’opera d’arte alle nuove generazioni, il libro approfondisce la vita del pittore e writer americano e ripercorre i giorni in cui realizzò l’opera, con alcuni dettagli poco noti, analizzando le principali figure del murale. All’interno c’è un murale in bianco e nero che si può colorare a piacimento, dando libero sfogo alla fantasia dei più piccoli (ma anche dei grandi), e una mappa con i locali vicini al murale. Vi proponiamo ora un’intervista doppia che L’Arno.it ha fatto alle due autrici.

Ricordi la prima volta che vedesti il murale?
Elisa: “Come racconto nel libro mi ricordo benissimo come e quando: tornavo dall’esame di 5^ elementare e il murale era appena stato cominciato, c’erano solo le linee nere, senza i colori. Lo trovai subito simpatico, con quei disegni semplici ma allo stesso tempo dal tratto così preciso: l’ammirazione incontrastata di chi non sa nemmeno unire due punti con una linea retta”.
Francesca: “Non lo ricordo. Ma ricordo quando, da piccola, varcando la soglia del museo di Bruxelles mio padre si trovò di fronte una parete bianca e al centro un piccolo pannello di Keith Haring. Solo quello. Dominava una intera parete. E rimase stupito pensando al nostro immenso murale. Ci rendemmo conto, lui ed io, che a Pisa era stata regalata una vera opera d’arte”

Il trentennale forse non è stato celebrato come avrebbe meritato, o sbaglio?
Francesca: “Il trentennale sì, è sfuggito, E stato dimenticato. Ma c’è ancora tempo. E il nostro piccolo contributo vogliamo darlo con questo libro che parla ai piccoli. E’ da lì che dobbiamo ricominciare!”.
Elisa: “Direi proprio di no.Sono molto dispiaciuta del fatto che non si riesca a valorizzare una risorsa che è incommensurabile. Ci sarebbero stati molti modi per farlo a mio avviso, ma invece di lamentarmi preferisco fare qualcosa in prima persona”.

Sembrerà strano ma molti vengono a Pisa per vedere Tuttomondo. Perché? Potenza del marketing, curiosità o c’è altro?
Francesca: “Vengono in molti, soprattutto stranieri. Qualcuno scende alla stazione , ammira e fotografa il murale e riparte. Succede anche questo. Tutta la produzione di Keith Haring è stata da sempre associata a un grande fiuto per il marketing. Lui stesso lo aveva intuito fin dalle prime uscite pubbliche. Pisa, invece, nicchia. Ha come un pudore, una ritrosia che io definirei snob”.
Elisa: “Credo che sia solo nostra la percezione che il murale non sia conosciuto nel mondo. Certo è che in città è tutt’altro che valorizzato: non c’è neanche una segnaletica opportuna”.

C’è un posto a Pisa dove vedresti bene un altro grande murale?
Elisa: “Il Murale di Haring è la dimostrazione che murales artistici possono stare ovunque: nessuno avrebbe pensato in partenza alla parete di una chiesa davanti a una stazione di autobus”.
Francesca: “Non saprei. Sicuramente sarebbe bello avere delle pareti dove i giovanissimi potessero a rotazione cimentarsi nelle loro creazioni senza diventare vandali. Uno spazio libero, bianco, lasciato a disposizione di vuole realizzare la propria opera. In quel caso sarebbe provvisoria e non definitiva come invece Haring ha voluto che fosse il suo Tuttomondo”.

Il libro lo avete scritto a quattro mani. Come avete diviso il lavoro? C’è qualche aneddoto curioso sulla preparazione?
Francesca: “Siamo una coppia rodata. E poi Elisa aveva il vantaggio di essere stata testimone della genesi di quel fantastico murale, delle telefonate per trovare la famosa parete, dell’arrivo a Pisa di quello strano artista capace di coinvolgere tutti. Ha raccontato quel che ha vissuto. Io ho ricondotto quel racconto nel contesto dell’epoca e ho cercato di spiegare con parole semplici chi era Haring. Poi ci sono le illustrazioni di Matteo Simili, studente delle medie. Un vero talento”.
Elisa: “Ormai io e Francesca ci capiamo al volo e possiamo dire di essere diverse e complementari. La divisione è venuta da sé: ognuna ha scritto quello che più le piaceva descrivere del murale e anche stavolta non ci siamo sovrapposte in niente. È un po’ il motivo per cui ci piacciono uomini diversi” (sorride). 

Alla festa di presentazione del libro, in programma sabato 21 settembre (ore 12), parte del ricavato sarà devoluto ad Avis Pisa, che ha la propria sede nell’edificio del murale.

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Giornalista.

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