Matteo Leoni

“Il Cuneo ha sbagliato a segnare 20 gol a dei ragazzini”. No. Il Cuneo ha fatto bene, anzi doveva segnarne 30, 40, 60, tutti quelli che poteva. Se il Cuneo si fosse fermato a 5 la vergogna di questa partita non sarebbe venuta fuori. La serie C, un tempo casa per squadre di cittadine e paesi che richiamavano pubblico e ricche di tradizione, è diventata una barzelletta. Sono cresciuto vedendo, ahimè, la squadra della mia città annaspare in questa categoria, ma ricordo bene le partite dei primi anni 2000 contro Avellino, Ascoli, Livorno, Taranto, Torres, Sambenedettese, Catania, Cremonese, Pescara e altre. Squadre di provincia che rappresentavano una comunità e una tradizione, stadi pieni, coreografie… quasi tutte squadre fallite almeno una volta negli ultimi 15 anni. Alcune nemmeno più tornate, cancellando decenni di storia. La C è un’ecatombe, la B quasi, i bambini di oggi non vengono più portati allo stadio, Milan, Juventus, Inter, Cr7, Wanda Nara, coprono tutti gli spazi. Una patina lucida che copre la desolazione che si nasconde dietro.

C’è chi ha dimenticato in che categoria gioca la squadra della propria città, chi di fronte ad un Pisa-Milan tiferebbe Milan e chi, come me, rimane sempre più indifferente a risultati sportivi falsati, campionati che cambiano regole in corso, squadre nate dal nulla per chissà quali giochi strani che muoiono subito dopo, fallimenti, punti di penalizzazione (oltre 100 negli ultimi 24 mesi), stadi vuoti, brutti, campi di patate, playoff a 28 squadre, trasferte vietate, biglietti carissimi, giocatori che pagano per giocare e, appunto, partite che si giocano in 11 contro 7 e finiscono 20-0. Se il massaggiatore della Pro Piacenza fosso stato io, avrei giocato pure io in un campionato professionistico, io che c’ho due piedi sinistri. Una barzelletta che non fa ridere.

Matteo Leoni

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