C’è una buona notizia accanto a una pessima. Partiamo da quella negativa: sabato scorso, durante la partita Fiorentina-Inter, allo stadio Artemio Franchi di Firenze è andato in scena un vergognoso episodio di violenza, verbale e non solo, che fa pensare quanta strada ancora sia da compiere per far sì che agli stadi siano “luoghi normali”, dove ci si reca per godersi una partita, tifare la propria squadra, lasciarsi andare a qualche sfottò ma senza mai perdere di vista una cosa essenziale, si tratta solo e soltanto di una partita di pallone, non di una guerra. Invece, ancora una volta, è stata confermata la massima che… la mamma dei cretini è sempre incinta.

Cosa è successo

Al termine della gara, finita 4-3 per i nerazzurri, un tifoso interista che indossava la maglia con il numero 32, quella dell’interista Di Marco, mentre lasciava il proprio posto per uscire dallo stadio è stato raggiunto da un tifoso viola che l’ha spintonato, insieme ad altri sostenitori della Fiorentina. Le immagini, riprese e pubblicate sui social, sono diventate virali. Si sente molto bene una voce che dice: “Buttalo di sotto Di Marco, buttalo di sotto”. Acquisito dalla Digos della questura di Firenze il video è stato analizzato per risalire ai responsabili.

La buona notizia: violento identificato

L’autore dei vergognosi spintoni fortunatamente è stato identificato, come ha fatto sapere il questore di Firenze Maurizio Auriemma: “Verrà denunciato e colpito da provvedimenti”. Sarebbe un uomo di 56 anni. In merito ai gravi fatti dopo la partita il questione ha affermato: “Una partita di calcio non può essere il pretesto per scaricare quelle che sono le tensioni proprie all’interno dell’impianto sportivo. Non sempre i provvedimenti repressivi o amministrativi aiutano a risolvere il problema. È un problema di coscienza, di partecipazione”.

Che fare?

Il questore ha ragione da vendere, è un problema prima di tutto culturale. Però sapere che certe persone vengono messe al bando e che potranno vedere la partita solo in tv, un minimo sollievo lo dà. Purtroppo il problema è più grave di quanto si possa immaginare. Non siamo liberi, in Italia, di andare allo stadio indossando una maglietta “scomoda”, quella della squadra avversaria rispetto alla città in cui si gioca. E il bello è che molti tifosi difendono questa violenza implicita. Il ragionamento che il 99% degli ultras dice: la maglia o la sciarpa in trasferta la puoi indossare solo nel tuo settore. Assurdo, perché fino a prova contraria non è vietato da alcuna legge e la partita è uno spettacolo a pagamento, con regole ben precise. I facinorosi e i violenti andrebbero messi al bando non per un anno o sei anni, ma per sempre. Solo così si può iniziare una indispensabile ma difficile opera di pulizia nel mondo del calcio.

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