Un Pisa contratto, impaurito, a lungo senza idee, un allenatore duramente contestato al fischio finale, un’Arena ormai sempre più simile ad un teatro e consegnatasi rassegnata alle tifoserie avversarie, un ostinato, incomprensibile e sfidante silenzio stampa della Società, uno stadio fatiscente che cade a pezzi: benvenuti a Pisa, dove non è impossibile che l’oro si trasformi in carta straccia, dove per “oro” si deve intendere che avremmo tutto per essere felici e vincenti e dove per “carta straccia” si legga lo squallore attuale. Sì. perché questo sta avvenendo, non c’è una componente una, dico una, che generi positività, tutto è assurdamente negativo, al punto che non si fa peccato a chiedersi a chi interessi veramente rimanere in serie B.

Evidentemente quel meteorite caduto su Pisa con la fine della gloriosa era Anconetani (Romeo ancora oggi dovrebbe ispirare i comportamenti di chi guida il Pisa) ci ha scelto non a caso, come dice un caro amico, tanta è l’inconscia capacità di essere autolesionisti.

Però il giorno dopo voglio trovare uno spiraglio di luce: un pareggio che forse, oltre a siglare ufficialmente l’ingresso nella drammatica lotta per evitare la C, può rappresentare la raggiunta consapevolezza dei nostri enormi limiti tecnici, fisici e caratteriali, così da calarsi in pieno nella sfida che ci aspetta le prossime undici partite.

Certo, non se ne può più delle ripartenze dal basso e delle puntuali amnesie difensive, ma questa è la rosa e questi sono i giocatori che dovranno “sputare sangue” per far rimanere questi colori in serie B.

Domenica affronteremo un Cittadella in crisi che non fa altro che perdere, ed in modo continuativo: vediamo di non regalare l’ennesima soddisfazione alla “legge dei grandi numeri” perché, oltre a peggiorare una classifica già precaria, ci copriremmo di ridicolo.

A Cittadella si va a fare battaglia, se lo mettano in testa giocatori e Mister.

Foto: Gabriele Masotti
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