Ciao Popolone. Di tutte le trasferte che si incastonano nella nostra storia e scandiscono la nostra esistenza di tifosi al seguito del Luna Park nerazzurro ricordiamo sempre un particolare. Sia il viaggio, il ritardo, un piatto particolare, un intoppo logistico, le persone con cui eravamo, chi abbiamo conosciuto. Ieri di Lecco tatuerò nella mia corteccia celebrale due indelebili fotogrammi. Uno è un ricordo da deficienti e mi vergogno quasi a scriverlo. L’altro no, l’altro è tanto importante. Ad accoglierci al ristorante è un robottino (giuro) che ha portato i piatti al nostro tavolo aiutando i camerieri e creando smisurata ilarità nell’allegra compagnia, giunta tra le via dell’algida citta tra due catene ininterrotte di monti.

Polenta con cervo per i cacciatori e riso burro e salvia con coperta di pesce persico per i pescatori. Loro bevono amari definiti del direttore galattico, io mai. Devo restare sobrio per gestire tutte le macchine, chi arriva dopo chi non mangia, i nuovi arrivati, i biglietti.

Allo stesso ristorante ci avvicina il rappresentante appassionato ed unico dei Pisani a Roma, Francesco, che aggreghiamo con diverse botte sulle spalle, non richieste ma dovute, che lo proclamano “dei nostri”. Stadio perfetto per la categoria, senza fronzoli o inutili lounge da fighetti e squallide insalate di polpo indopacifico.

Siamo belli a Lecco, ordinati e spietati come mai. Rientra Otello e fa la differenza quando si sale di intensità. Cervo uscito da foresta (Mlakar) segna e si dà morale. Veloso ricorda a tutti che le categorie vanno rispettate e i purosangue non sono ronzini.

Il secondo ricordo, quello di cui parlavo prima, quello che rimarrà – e ne parleremo tra qualche anno – è la faccia di Arturo commosso ed emozionato. La faccia di chi ci tiene e non vorrebbe essere da nessun altra parte, in nessuna altra squadra. Forse nemmeno alla sua Roma. La faccia dell’estasi che solo le persone calde possono avere, mica i robottini.

La faccia di una squadra che esulta con tutti abbracciati alla curva. appiccicati a quei tifosi che spesso sono appiccicosi e che finalmente hai reso parte di qualcosa che sta crescendo e che… forse “è la volta bona”.

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