Estate 1988, l’olandese Mario Been, centrocampista con il vizietto del gol, sbarca all’aeroporto di Pisa e nel giro di poco tempo, conquista i tifosi nerazzurri. Ha due piedi fantastici, ottima tecnica e una buona dote di fantasia. Inoltre, cosa sempre gradita nel calcio, spesso riesce a bucare le reti. Nel 1984 è stato premiato come giocatore dell’anno in Olanda. A volerlo all’ombra della Torre è stato Romeo Anconetani, che di giocatori di qualità ne ha scovati parecchi nella sua carriera. Il suo primo anno in Italia si conclude male, con la retrocessione, addolcita in parte dalla vittoria della prima Mitropa Cup della squadra nerazzurra e da un altro importante risultato, essere arrivato in semifinale di Coppa Italia, uscendo dopo la doppia sfida contro il Napoli di Maradona.

L’anno successivo il riscatto, in Serie B, con Been che contribuisce alla grande cavalcata nerazzurra nel campionato cadetto per l’immediato ritorno nella massima serie. Incredibili alcuni suoi gol dalla grande distanza (ad esempio quello contro il Messina, quasi da metà campo, o di esterno contro la Fiorentina, in Coppa Italia), ovviamente rimasti scolpiti nella memoria dei tifosi nerazzurri meno giovani che, in quegli anni, sedevano sui gradoni dell’Arena.

Oggi, sessantenne, Been torna a Pisa, in occasione di Pisa-Reggiana di sabato 13 gennaio. Sarà infatti ospite del Pisa SC e riceverà, dal presidente Giuseppe Corrado, una maglia celebrativa subito dopo il riscaldamento prepartita delle due squadre. Alla breve cerimonia in campo prenderanno parte anche i rappresentanti dell’Associazione Cento, che da alcuni anni lodevolmente custodisce la memoria storica del calcio pisano. Been è tonato a Pisa perché sta girando un documentario sulla sua carriera con l’emittente Espn.

Ricordi ed emozioni. Da ragazzino con un amico preparai un mini striscione nerazzurro con la scritta (dipinta con la vernice bianca) “Uragano Been“. Lo portammo qualche volta all’Arena, subendo nostro malgrado la legge del più forte: nel senso che, gli aficionados della Curva Nord, non perdonavano che degli sconosciuti, per giunta poco più che bimbetti, occupassero un posto, sugli spalti, per esporre un loro vessillo. Semplicemente non era ammissibile e, quindi, veniva coperto, o nella migliore delle ipotesi, spostato. Niente è cambiato da allora. Ma non c’è rabbia in questo ricordo, solo tanta nostalgia di quelle bellissime domeniche pomeriggio trascorse all’Arena, godendosi il grande calcio, tra Serie A e B.

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