Vincenzo Passarelli, classe 1947, è scomparso il 2 luglio scorso. Medico, ricercatore presso il CNR di Pisa nell’Istituto di Biofisica, si è dedicato allo studio delle cellule che si trovano nella retina e che permettono di distinguere i colori. Ha pubblicato 80 articoli su riviste scientifiche internazionali.

Dal 1980, senza interrompere le sue ricerche da scienziato, nel suo tempo libero si è interessato alle problematiche dei trapianti e per le sue capacità comunicative e scientifiche è divenuto presidente provinciale dell’Aido della provincia di Pisa, della Regione Toscana ed infine assumerne la responsabilità a livello nazionale.

L’Associazione italiana donatori di organi (AIDO) chiede a chi vuole aderirvi di sottoscrivere un testamento nel quale si dichiara che post-mortem si possano prelevare gli organi che consentono di salvare la vita ad una persona che, senza un trapianto, non potrebbe sopravvivere.

Da scienziato Passarelli non si è dedicato solo agli aspetti comunicativi dell’associazione in quanto, nella sua qualità di medico, ha fatto parte del Comitato per lo sviluppo delle attività di prelievo e trapianto di organi e tessuti. E su questo aspetto preciso che la Regione Toscana, nel campo dei trapianti, è la prima in Italia per gli interventi eseguiti. E non si è fermato qui. È stato uno dei fondatori del SISQT (Società Italiana per la Sicurezza e la qualità dei trapianti), nata a Pisa nel 2008, che annualmente chiama ad un Congresso scientifico le più alte personalità mondiali in tema di trapianti per dibattere sui progressi compiuti e per analizzare i problemi ancora da risolvere.

Ha sempre cercato di coniugare il volontariato con le strutture sanitarie nazionali, perché riteneva che fuori dal welfare l’associazionismo in genere, e l’Aido in particolare, non può sopravvivere anche se era convinto che il processo di collaborazione fra Stato e Aido avrebbe richiesto tempi lunghi. E proprio in base alle sue convinzioni che era riuscito a convincere gli organi direttivi dell’associazione e le autorità del Paese a legiferare su quella che comunemente è definita “unasceltaincomune”, ovvero quella norma che autorizza le anagrafi dei nostri Comuni a chiedere a coloro che fanno per la prima volta la carta di identità, o a coloro che la rinnovano, se intendono prestare il consenso al prelievo dei propri organi post-mortem, dando corso ad una prima collaborazione fra lo Stato e l’Aido.

Attualmente in Italia vi sono circa 8 mila pazienti in lista di attesa, molti dei quali non vedranno soddisfatta la loro speranza di vita perché ogni anno si fanno circa 2 mila trapianti. Tema triste perché l’Aido, con le sue campagne di sensibilizzazione, è l’anello di congiunzione fra un dramma affettivo e la possibilità di salvare una vita. Temi contraddittori, pieni di pathos e di non semplice soluzione.

Coerente alle proprie idee in tema di donazione organi Vincenzo aveva redatto un testamento che ne autorizzava il prelievo. Così è avvenuto.

Giuseppe Di Colo

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