Renato Sacchelli

Un giorno, verso la fine degli anni 30, mentre noi alunni delle Elementari attendevamo di entrare a scuola, vidi che alcuni maestri parlavano con un giovane il cui volto è sempre rimasto impresso nei miei occhi. Era il maestro Bruno Guerrini, come seppi dalla voce che si sparse fra noi ragazzi. Ricordo che portava i pantaloni alla “zuava”. Da allora non lo rividi più.

Ero chierichetto, quando nel duomo di Seravezza, alla presenza di tutta la scolaresca, del direttore Giuseppe Masini, dei maestri e di tantissime persone, fu celebrata una Messa a suffragio del maestro Guerrini, sottotenente della 10^ Compagnia anticarro della Divisione Bologna, caduto a Mages Belamedt (Tobruk) il 26 novembre 1941, durante una battaglia combattuta contro le forze neozelandesi, facenti parte dell’impero britannico, che disponevano di potenti carri armati.

In quella sanguinosa battaglia perirono 45 ufficiali e un migliaio tra sottufficiali e soldati italiani. Stando alla testimonianza di un soldato dell’Alta Versilia rimasto ignoto, Mauro Barghetti (amico d’infanzia di Guerrini) apprese da costui che Bruno era morto eroicamente: con gli uomini del suo caposaldo rimasti uccisi, da solo continuò a sparare con il suo cannoncino, centrò un carro blindato ma il mezzo non subì alcun danno. Quando Guerrini si accingeva a esplodere l’ultimo colpo fu centrato in pieno da una cannonata che lo uccise sul colpo. Il suo corpo, ridotto in brandelli, finì sopra il mucchio dei soldati italiani uccisi durante quello spaventoso scontro.

Ricordo ancora la profonda commozione di tutta la comunità seravezzina, che si strinse intorno alla famiglia del maestro, con i genitori Antonio Guerrini e Agostina Falconi e le sorelle Brunetta e Vilma. Rividi il volto di quel giovane in divisa militare a metà degli anni 50, in una grande foto incorniciata e appesa alle pareti della cameretta che i nonni materni della mia fidanzata Angela, figlia di Bruna Guerrini (sorella di Bruno), tenevano come se il loro amato figlio fosse sempre vivo fra loro. Questa visione mi commosse. La camera era arredata con gli stessi mobili, la scrivania e i libri, che Bruno aveva nella sua stanza della casa della Fucina, a Seravezza. I suoi familiari erano riusciti a salvarli dalla distruzione, dato che quella, come molte altre case della zona era stata fatta saltare in aria dai tedeschi nell’estate 1944.

Molti anni più tardi la figura del giovane Guerrini è riapparsa in alcune pubblicazioni: nei libri storici sulla Versilia scritti da Giorgio Giannelli e a corredo di alcuni articoli di Mauro Barghetti pubblicati sul periodico Versilia Oggi.

Barghetti aveva studiato con Guerrini presso l’Istituto Magistrale di Pisa, fino a conseguire il diploma di maestri elementari. Nell’istituto scolastico pisano pochi anni dopo la guerra era stata dedicata un’aula alla memoria di Guerrini. Perché dunque, pensò Barghetti, non farlo anche a Seravezza, seppure con notevole ritardo? Mentre Barghetti mi esponeva questi fatti, davvero non riuscivo a comprendere le ragioni della profonda insensibilità dimostrata dalle autorità scolastiche di Seravezza. Perché il paese natale del maestro non aveva mai pensato di ricordarlo?

Barghetti invitò mia moglie Angela e sua sorella Anna, figlie di una sorella di Bruno, ad indirizzare un’istanza al sindaco di Seravezza, per chiedere di poter apporre una lapide nella scuola elementare a ricordo del loro zio Bruno. Nella lettera che fu inviata dichiararono di volersi far carico di tutte le spese relative all’acquisto della lapide, alla realizzazione della scritta sul marmo e al pagamento del muratore.

Dopo qualche mese mi recai a parlare con il sindaco di Seravezza, Lorenzo Alessandrini, e con l’assessore alla Cultura Ezio Marcucci. Mi dissero che la pratica sarebbe stata esaminata nel più breve tempo possibile, rassicurandomi che non vi erano motivi per i quali la lapide non dovesse essere murata.

Con il parere favorevole degli organi scolastici il Comune finalmente autorizzò la muratura della lapide in ricordo del giovane maestro Guerrini che, dopo alcune supplenze nella scuola del suo paese, e in quella distaccata della Cappella, insegnò anche in una scuola di Rodi, allora colonia italiana con tutte le isole del Dodecaneso, prima di essere richiamato alle armi.

La cerimonia dello scoprimento della lapide avvenne il 17 marzo 2000 in un clima commovente. Erano presenti monsignor Guido Corallini, che aveva studiato a Pisa insieme a Bruno, parroco della chiesa pisana di Santa Caterina. Fu lui a benedire la lapide, mentre un trombettiere suonava le note del silenzio. Presente anche il dottor Renato Bastianelli, cugino del maestro Bruno, è una rappresentanza dell’Associazione nazionale finanzieri d’Italia della sezione di Seravezza, con in testa il presidente Renzo Maggi. Con tristezza notai l’assenza degli alunni e del personale della scuola elementare: neppure un maestro fu presente, per pochi minuti, a rappresentare la scuola in quel momento.

Non ho mai capito il motivo di quell’affronto al defunto maestro Guerrini che, prima di morire in guerra, aveva dedicato la propria vita all’insegnamento, anche in quella scuola.

Renato Sacchelli

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