Giuseppe Capuano

Si è da poco concluso l’Internet Festival (IF), che ha riempito piazze, aule, teatri, locali di Pisa dal 6 al 9 ottobre ed è giunto ormai alla 12^ edizione. Il tema di questa edizione è stato “l’imperfezione”, come risultato di un’innovazione digitale meno idealizzata, più imperfetta appunto. Come recita il contest, un’innovazione democratica che privilegi l’imperfetta armonia della partecipazione per costruire sistemi digitali effettivamente tagliati su esigenze collettive condivise. Imperfezione anche come incompiutezza. In ciò che non è compiuto, e quindi perfetto, – recita ancora il contest- c’è lo spazio per un mutamento ed un’evoluzione che può dare il via a azioni e idee nuove, creative ed inclusive. L’imperfezione è connaturata al processo evolutivo naturale che parte dall’esistente, usa ciò che ha a disposizione ed inventa nuove soluzioni con esiti non perfetti, ma adatti alle contingenze. Ne parliamo con il professor Gianluigi Ferrari, ordinario di Informatica dell’Università di Pisa e coordinatore del comitato scientifico dell’Internet Festival.

Professore, da quanto tempo ricopre questo ruolo?

“Sono stato tra gli ideatori e promotori del Festival e fin dalla prima edizione ricopro questo faticoso ma appagante ruolo”.

Ci può fare un piccolo riassunto delle passate edizioni?

“Il Festival nasce a Pisa nel 2011 come evento annuale progettato per offrire un luogo aperto di dibattito interdisciplinare che aiuti a incentivare l’interazione continua tra reale e digitale, evidenziando anche il ruolo dell’affidabilità e della sicurezza nella fruizione di contenuti digitali. Ogni edizione di IF è stata caratterizzata da una parola chiave che permette di orientarsi, osservare e interpretare tutti gli eventi del palinsesto. Le parole chiave delle ultime cinque edizioni sono state: Intelligenza, Le regole del gioco, Reset, Phygital e, per l’appunto, Imperfezione”.

Ci può dare qualche numero?

“Per restare vicini al presente, nel 2021 i visitatori, sia in presenza che a distanza, sono stati complessivamente 146.228 (il doppio degli abitanti della città). Un sesto circa in presenza, nonostante le limitazioni dovute alle norme anticovid. Ma questi numeri non tengono conto dell’interazione con i cittadini e i visitatori, considerando che per tre giorni il festival occupa angoli e piazze della città in un clima di gioiosa partecipazione. Non è da trascurare quindi l’effetto sull’immagine e sull’economia della città per la quale la manifestazione è diventata un asset la cui importanza strategica, culturale e turistica è stata riconosciuta da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni”.

E per questa edizione?

“I numeri non sono ancora disponibili. Possiamo però già considerare che, laddove erano previste iscrizioni, come ai T-Tour, il numero di queste, intorno alle 20mila, è superiore a quelle avute nell’ultima edizione prima della pandemia (2019)”.

Cosa prevede il Festival?

“Ogni anno, in ottobre e anche successivamente, viene ideata e organizzata una pluralità di eventi sia per un pubblico non specialistico sia per esperti, con spazi appositamente dedicati alle attività di formazione delle nuove generazioni” Il programma è composto da diverse tipologie di eventi. Conferenze e seminari. Spettacoli di cinema, teatro, musica. Incontri con i protagonisti della cultura, dello sport, dell’imprenditoria. Mostre e installazioni multimediali. E poi ci sono i Tutorial-Tour (T-Tour), percorsi educativi che si propongono di fornire gli strumenti per orientarsi nel mondo dell’innovazione digitale, aperti ai giovani e ai nativi digitali, con un feeling diretto con le scuole del territorio”.

Ci può svelare qualche “perla” delle passate edizioni?

“Faccio fatica a scegliere. Ne cito due, particolarmente significative. La prima è l’iniziativa che si occupava di memoria e diritto all’oblio. Due lectio magistralis, una del professor Remo Bodei, l’altra del professor Giulio Giorello che hanno rappresentato il tema con riferimento alla storia della filosofia, anticipando quegli aspetti etici che successivamente sono stati inseriti nei regolamenti riguardanti gli studi e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale. Il secondo è la conferenza che tenne, non ricordo ora precisamente in quale edizione, il responsabile dei prodotti di Google. Le sue sollecitazioni, all’alba degli studi applicativi dell’Intelligenza Artificiale, ci fecero capire in che modo questa può modificare, migliorare e personalizzare la fruizione dei prodotti informatici moderni. Ma non c’è due senza tre e mi piace ricordare l’intervento di Alessandro Baricco che presentò nel 2018 il suo famoso libro “The game”, in anteprima nazionale in un Teatro Verdi stracolmo”.

E una di quest’anno?

“Mi soffermo su due serie di eventi. La prima ha riguardato Yoshua Bengio, un ricercatore canadese, esperto di reti neurali profonde in relazione all’Intelligenza Artificiale. Per i suoi studi ha ricevuto il Turing Award 2018, l’equivalente in Informatica del Premio Nobel. Il secondo in realtà sono stati più eventi con tema il metaverso, una derivazione tridimensionale e immersiva di Internet, dove l’aspetto immateriale e quello reale si uniscono per ottenere un’esperienza utente particolarmente significativa”.

In soldoni?

“Nei prossimi anni vivremo sempre più in una realtà virtuale con spazi in cui incontrarsi, lavorare, divertirsi con persone che si trovano altrove. Grazie ai dispositivi indossabili, potremo immergerci in nuove dimensioni, interagire con gli altri in modi inediti e viaggiare senza limiti nel tempo e nello spazio. L’impiego di queste tecnologie immersive sta riguardando tutti i settori, dal business all’apprendimento, passando per il benessere e l’intrattenimento. Mai provato Oculus, per esempio?”.

Il sottotitolo di IF è “Forme di futuro”, dunque il futuro è già oggi. Per il 2023 ci sono già idee?

“Già dalla prossima settimana ci riuniremo per fare un primo bilancio di IF 2022 e iniziare a pensare al 2023, a partire dalla scelta della parola chiave. Per noi team di IF il tempo non ha soluzione di continuità”.

Giuseppe Capuano

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