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Un museo per scoprire la storia della lingua italiana

- Cultura
8 Luglio 2022

Ilaria Clara Urciuoli

Anno Domini 960: davanti al giudice Arechisi l’abate di Montecassino e tale Rodelgrimo si contendono alcune terre che appartengono, a detta del primo, al monastero, e che per il secondo sono invece parte di un’eredità ricevuta. Il giudice chiede prove, cerca testimoni ed ecco che l’abate, ad udienza aggiornata, ne porta tre. Sono Mari, Teomondo e Gariperto che giurano sul Vangelo e ripetono una formula che così viene verbalizzata: “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”.

Inizia così l’avventura della lingua italiana, un’avventura che arriva fino a noi, alle sigle usate per fare prima, ai neologismi e a quei “che polivalenti” che nei compiti in classe dei ragazzi sono accompagnati dalla nostalgica carezza rossa, presenza dell’insegnante che prova a ristabilire una logica nell’analisi di un discorso talvolta non proprio semplice da cogliere.

Da oggi di quest’avventura possiamo ripercorrere i momenti cruciali, essenziali tappe da focalizzare per comprendere l’evoluzione non semplice della nostra lingua. Una linea del tempo viaggia infatti sul muro dell’ex monastero della Santissima Concezione, all’interno del complesso di Santa Maria Novella dove il ministro della Cultura Dario Franceschini ha inaugurato Mundi, il Museo nazionale dell’Italiano, di cui sono state presentate le prime due sale che fino al 6 ottobre ospiteranno una mostra temporanea che porta nella città toscana proprio quel primo documento da cui nasce l’italiano, o meglio che attesta la presenza di un italiano scritto: il Placito capuano.

La mostra espone anche altri oggetti protagonisti di questa narrazione: un graffito pompeiano indicante la lista della spesa (che per leggere dobbiamo curiosamente circumnavigare fino a osservarlo dal lato opposto) e alcune iscrizioni, in cui è riconoscibile il latino parlato che ha dato i natali alla nostra lingua e ai tanti volgari italiani; un codice nel quale possiamo trovare la grafia di Boccaccio che ricopiò, pochi anni dopo la morte di Dante, la Commedia e quindici canzoni del poeta; l’edizione definitiva dei Promessi sposi che tanto ha contribuito (con la sua lingua ripulita in Arno) allo sviluppo dell’italiano contemporaneo.

A coordinare il progetto Luca Serianni che mette insieme le massime istituzioni in campo linguistico: l’Accademia della Crusca, Accademia dei Lincei, Società Dante Alighieri, Associazione per la Storia della Lingua Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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